La campionessa di sci Sofia Goggia, in vista dell’inizio della stagione sulle nevi a Soelden, ha rilasciato una bella intervista ai microfoni del Corriere della Sera, «La pelle da iena l’ho sempre. Anzi, da puma, perché la iena approfitta, mentre il puma attacca. E io attaccherò», esordisce la campionessa che poi ha parlato della sua trasformazione interiore: «Parlerei di un’evoluzione. Il carattere resta per la vita, ma nel tempo hai visioni più ampie su vari fronti. Ciò non vuol dire che sia venuta meno la belva che è in me». Sofia Goggia si dice molto razionale e per certi versi molto “prevedibile”: «Di sorprese non me ne sono mai fatte tante. Per spiegare: il giorno in cui mi rompo la mano e già al traguardo preparo il programma delle successive 24 ore, finalizzato a tornare subito in pista, la gente si stupisce, ma io no».
Sul fatto che qualche anno fa sembrava quasi sul punto di mollare, Sofia Goggia spiega: «Da un po’ i ritmi che vivo mi portano a rimuovere le cose. Non rammento quelle frasi, però il punto critico era capitato molto prima. Nel dicembre 2013, dopo l’incidente di Lake Louise a pochi giorni dal debutto nella Coppa del mondo, sono entrata in un vortice nero. In quel periodo ho fatto tanta fatica». Ma ha sofferto di depressione? «Magari ciò che è depressione per me è cosa lieve per alcuni e gravissima per altri. Però un po’ depressa lo ero: non riuscivo a uscirne». Sul suo presunto flirt con Massimo Giletti, bocca cucita: «Tengo la mia vita privata». Ma quando presenterà il suo fidanzato? «Quando sarò certa dell’uomo che ho a fianco».
SOFIA GOGGIA: DALLA BRIGNONE ALLE CICATRICI
Sulla collega Federica Brignone: «Ormai siamo donne e non più ragazzine. È giusto avere reciproco rispetto, senza ostilità e senza sterili polemiche. Però tra me e Federica, salvo qualche battibecco — cosa comune in una squadra —, non c’è mai stato nulla d’altro». Sofia Goggia parla poi delle cicatrici dovute alle operazioni, descrivendole come: «Segni di guerra. Sono “sbreghi”, ma io fatico soprattutto a rimarginare le cicatrici dell’anima. Ci sono poi infortuni e infortuni: posso rompermi una mano e vincere il giorno dopo; ma se mi rompo una gamba, soffro “dentro” in modo terribile».
Chiusura sul suo futuro, che potrebbe essere nella politica: «Non lo escludo, ma non penso. Vivo in un sistema meritocratico — il giudice è il cronometro —, mentre in altri ambiti servono compromessi che non saprei accettare. Peraltro dopo lo sport mi attende la vita: sono consapevole che funziona con schemi non sempre delineati dal merito».