Cosa sono e a cosa servono le soft skill? E ancora: si possono allenare, affinare, migliorare? Strategiche in ambito professionale e nella vita di tutti i giorni, le soft skill sono «l’insieme di tutte le caratteristiche della persona che favoriscono la sua relazione con gli altri». Questa è la definizione – la prima davvero pratica ed esauriente – proposta nel nuovo libro di Luca Brambilla dal titolo Soft Skill. Cosa sono, a cosa servono (Edizioni Fag). Brambilla, che è fondatore dell’Accademia di Comunicazione Strategica e adjunct professor presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Università Iulm e l’Università Vita-Salute San Raffaele, osserva che nelle aziende «si sente sempre più spesso parlare di soft skill a proposito di quelle competenze sottili, difficilmente definibili ma legate a doppio filo al talento, che caratterizzano il dipendente intraprendente ed empatico, il manager che sa coinvolgere il suo gruppo e, a maggior ragione, l’imprenditore lungimirante». Quelle competenze sono l’empatia, la capacità di comunicare in maniera efficace, l’ascolto, l’osservazione, l’assertività, la leadership, la capacità di lavorare in team, l’uso efficace del tempo, la gestione dello stress, la dimestichezza con le tecnologie dell’informazione, la creatività, l’attitudine al problem solving, il senso del giudizio e il senso comune, oltre alla competenza nell’interagire e nel sapersi mettere “nei panni degli altri”. Tutte caratteristiche che accompagnano e agevolano una carriera.



Il volume si legge con agilità grazie all’impostazione dei “Sette Passi” individuata dall’autore. Ogni passo attiva e richiede differenti skill. Si parte con il Primo, la formazione (università, master, stesura del curriculum, colloquio), per passare al Secondo, l’ingresso nel mondo del lavoro, attraverso un valido uso della comunicazione (Terzo Passo). Seguono il time management (Quarto Passo) per una corretta gestione del tempo anche sotto stress, la conduzione perfetta di una riunione (Quinto Passo), la negoziazione (Sesto Passo) e, giunti al vertice della vita d’ufficio, la leadership (Settimo e ultimo Passo).



Ricco di spunti pratici, esempi e case history, «il libro è nato grazie a un’analisi dei più recenti studi accademici e alla progettazione condivisa sviluppata con le docenze nelle università e negli incontri one to one nelle aziende», spiega l’autore. Che però avverte: le soft skill prese singolarmente non bastano. Meglio, non bastano più. «Gli imprenditori e i manager ci chiedono come formarle e farle crescere», aggiunge Brambilla, «per questo il nostro percorso converge in un metodo, il Metodo O.D.I.® – oggetto di un manuale dedicato – in grado di sistematizzare e valorizzare le soft skill attraverso la comunicazione strategica». 



Questo perché, come chiarisce nella prefazione Giorgio Vittadini, professore ordinario di Statistica Metodologica all’Università degli Studi Milano Bicocca, la digitalizzazione delle attività operative, il controllo remoto della produzione e del flusso dei materiali rende necessario un totale cambiamento di paradigma nelle caratteristiche richieste alla persona. «Le soft skill non sono quindi un capriccio accademico, ma le qualità richieste al lavoratore dalle nuove istanze del mondo produttivo», sottolinea Vittadini.

Un libro da leggere, insomma, «facendo tesoro degli innumerevoli spunti e sforzandosi di metterli in pratica, un po’ alla volta, testandoli su se stessi», suggerisce il Ceo di Whirlpool Paolo Lioy nelle conclusioni. Tenendo a mente che sono pochissimi i manager per cui questi atteggiamenti sono innati.