Un ex sposa bambina è stata impiccata in Iran. Soheila Abad, che era stata data in moglie all’età di 10 anni, è stata condannata a morte e giustiziata per aver ucciso il marito, molto più grande di lei. Si allunga così la scia di sangue in Iran, dove la macchina delle esecuzioni procede senza sosta. Le condanne a morte in carcere hanno registrato nuovi picchi, con una media di oltre una al giorno dall’inizio dell’anno. Nell’ultima settimana, ad esempio, ci sono state 32 esecuzioni, tra cui le impiccagioni, tutte lo stesso giorno, di tre donne condannate per aver ucciso il marito. Tra loro appunto Soheila Abad.



Ciò conferma che la piaga delle spose bambine non è riconosciuta dal sistema giudiziario iraniano come attenuante. Stesso discorso per quanto riguarda le violenze domestiche. Si può parlare, infatti, di stillicidio di vite annientate su decisione del tribunale iraniano. Nel primo semestre, ci sono state 251 esecuzioni nelle carceri, tra cui almeno 10 casi di donne, secondo quanto riportato dall’Ong “Iran Human Rights“.



IRAN, ALMENO 162 DONNE GIUSTIZIATE IN 21 ANNI

C’è anche la stima di almeno 162 donne giustiziate tra il 2010 e il 2021. Inoltre, quest’anno potrebbe essere superato il drammatico totale di 314 dell’anno scorso. Diverse Ong associano questa tendenza alla salita al potere dell’ex capo del sistema giudiziario Ebrahim Raisi. Tra le donne giustiziate in carcere con l’impiccagione sono frequenti i casi di donne condannate per l’omicidio del marito dopo matrimoni forzati, ma anche di reiterate violenze domestiche. Ma i tribunali in Iran tendono ad occultare tutto ciò dietro formule generiche ed edulcorate, infatti parlano di «litigi familiari».



Le Ong denunciano inoltre discriminazioni di ogni tipo e additano casi frequenti di processi non regolari e di esecuzioni in carcere opache. Non mancano testimonianze di altri prigionieri, di familiari di condannati e di fonti non ufficiali. In virtù di tutto ciò, per Amnesty International e un’ong iraniana partner, il Centro Abdorrahman Boroumand, i numeri a disposizione sono quasi sicuramente sottostimati. In almeno 86 casi le esecuzioni quest’anno hanno riguardato reati di droga, secondo criteri di proporzionalità della pena che hanno suscitato indignazione da parte della comunità giuridica internazionale. Amnesty International accusa apertamente l’Iran di esser responsabile di un’ondata «orribile e folle» di esecuzioni negli ultimi mesi. Diana Eltahawy, vicedirettrice regionale dell’Ong, ha aggiunto: «La macchina statale sta compiendo omicidi su vasta scala in tutto il paese in un aberrante assalto al diritto alla vita».