Non c’è dubbio che l’impatto più forte il lockdown l’ha avuto e continua ad averlo anche in questa seconda fase sul settore dei ristoranti, bar e hotel (cosiddetto “Horeca”). Preoccupazioni percorrono adesso anche il settore agroalimentare, in uno dei periodi dell’anno solitamente più performanti, caratterizzato di norma da un incremento produttivo e dei consumi. «Gli sforzi di tutti devono essere convogliati nella stessa direzione», ha detto in proposito Marcello Veronesi, Presidente di ASSALZOO (l’Associazione nazionale dei produttori di alimenti zootecnici), «ovvero evitare di precipitare verso un secondo lockdown generalizzato che avrebbe un impatto pesantissimo sui consumi nel periodo delle festività natalizie, con gravi ricadute sulle filiere dei prodotti agroalimentari e zootecnici».
Mangimi alle stelle e rischio lockdown: l’urgenza di difendere il Made in Italy
Nel quarto trimestre le quotazioni delle materie prime per l’industria mangimistica italiana (soia e cereali) hanno fatto osservare un aumento costante dei prezzi, dopo le oscillazioni già registrate fra marzo e aprile. Aumentato del 30% il prezzo della soia in poche settimane. Aumenti dovuti più a dinamiche speculative, spinte anche dall’ipotesi di un rilancio del rapporto commerciale tra Stati Uniti e Cina, che non a effettive carenze di prodotto sui mercati internazionali.
Preoccupazione nell’industria mangimistica italiana per gli effetti a cascata che il rialzo dei prezzi rischia di produrre sulla filiera agricola, zootecnica e alimentare: «Queste oscillazioni – osserva Veronesi – sono una minaccia per la catena di valore perché impediscono la corretta gestione dei flussi produttivi». Dubbi e incognite che si estendono all’intero ambito dei consumi interni, messi a rischio dalle ulteriori strette previste dall’ultimo Dpcm: «Solo rafforzando la produzione e l’inclinazione dei consumi nel segno del Made in Italy – conclude il Presidente di ASSALZOO – è possibile garantire la tenuta del sistema agroalimentare nazionale gravato dalla crisi di liquidità, dalla pressione dei prezzi e dal sensibile calo dei fatturati».