Solange Marchignoli è l’avvocato di Alessia Pifferi, la donna accusata dell’omicidio della figlia Diana, abbandonata da sola a casa a soli 18 mesi e morta di stenti. Il caso ha avuto un immenso clamore mediatico ed a farne le spese in questa settimana è stata anche la legale. “La rete mi ha trasformata nel capro espiatorio perché la difendo. Sono soprattutto le mamme a prendersela con me. Mi scrivono insulti con particolare riferimento alla mia dignità di madre e alle mie capacità genitoriali. In partica: “Se difendi quell’assassina sei una madre indegna”. Non è piacevole. Ho trovato anche le gomme della mia auto tagliate”, ha raccontato in una intervista a Libero Quotidiano.



L’avvocato ha deciso di non ardire vie legali nei confronti di queste donne. Anzi, ha cercato di spiegare loro che il lavoro va distinto dalla vita privata. “Ho parlato con ognuna di loro. E non per cinque minuti. All’inizio i toni nei miei confronti e all’indirizzo di Alessia erano aggressivi. Mettevano in dubbio l’idea che la mia assistita avesse diritto ad essere difesa. A poco a poco le conversazioni rientravano in binari “civili”. Anche perché io ho scelto la linea di spiegare come funziona il diritto. Credo di aver convinto tutti i miei interlocutori”.



Solange Marchignoli, avvocato Alessia Pifferi, racconta delle minacce ricevute

Solange Marchignoli, avvocato di Alessia Pifferi, non è l’unica ad essere stata perseguitata. Anche il suo collega Luca D’Auria è stato vittima del medesimo trattamento, arrivando addirittura a ricevere minacce di morte. La legale, come spiegato a Libero Quotidiano, ha le idee chiare sul motivo per cui si è scatenato questo fenomeno. “Alla base c’è la diffusione da parte dei media di notizie prive di fondamento che hanno dipinto Alessia come un mostro che avrebbe ucciso in modo premeditato la figlia Diana”, ha detto.



In particolare, fa riferimento alla boccetta di ansiolitici rinvenuta in casa. “Non è vero che era vicino al biberon. Nell’ordinanza non è riportata questa circostanza”, ha chiarito. La Procura, però, ha intanto disposto che vengano fatte delle analisi proprio sul biberon per chiarire la questione.