Un numero crescente di soldatesse danesi stanno denunciando episodi di stupro e molestie nell’esercito. A rivelarlo è un’inchiesta condotta dal quotidiano “Le Figaro”, che riporta le parole di Marie Sihm, portavoce di Kvindelige Veteraner, associazione che si occupa del benessere delle donne in servizio e degli ex soldati del Ministero della Difesa: “Quando le soldatesse dormono con un coltello sotto il cuscino in caserma, è segno che temono di essere aggredite s*ssualmente… Una situazione intollerabile“.



Sono state circa duecento le segnalazioni di sessismo, abusi s*ssuali e molestie che il sodalizio ha ricevuto da quando è stato fondato nel giugno 2017. Ne consegue che un certo numero di soldatesse danesi abbandona l’esercito prima della fine del servizio militare: una su sei, arruolatasi nel 2020, ha finito per dimettersi in anticipo. Il Ministero della Difesa, allertato dall’aumento dei casi, ha lanciato nel 2019 una campagna denominata “Tolleranza zero ai comportamenti offensivi”, ma “non sono stati dati avvertimenti, né sono state effettuate retrocessioni o licenziamenti di comandanti delle forze armate per non aver reagito alle violazioni”, secondo l’ex ministro della Difesa socialdemocratico Morten Bodskov.



SOLDATESSE DANESI MOLESTATE E ABUSATE: LE DENUNCE

In un documentario realizzato da “TV 2” e denominato “Operazione X”, alcune soldatesse danesi hanno raccontato gli abusi vissuti. Come Anna (nome di fantasia), 22 anni, violentata da un commilitone nei bagni della caserma e la cui denuncia al suo superiore è stata fatta passare sotto silenzio: “Mi aspettavo che il mio capitano indagasse. Questo non è accaduto. Nessuno si è assunto la responsabilità di gestire il mio reclamo. Era come se volessero mettere a tacere il caso il più rapidamente possibile”. O come Frederikke Hordum, che ha dichiarato: “Se un sergente mi elogiava per il mio lavoro, i miei compagni pensavano che fossi stata a letto con lui. Se un giorno ero fuori forma, mi dicevano: tu non sei dei nostri!”.



Il numero crescente di denunce, ha detto Sihm a “Le Figaro”, è solo la punta dell’iceberg, perché molte soldatesse danesi non osano parlare per paura di essere denigrate o messe alla gogna dai colleghi e perché i casi trattati dalla procura militare raramente sfociano in condanne. Secondo l’ufficio del procuratore militare, l’Auditorkorpset, responsabile di indagare sui casi di reato, il numero di denunce trattate e indagate è passato da 1 nel 2014 a 14 nel 2019, 29 nel 2020 e 36 nel 2021. Inoltre, entro il 2025, circa 15mila membri militari e civili delle forze armate saranno formati su come identificare, prevenire e gestire comportamenti offensivi, sessisti e discriminatori.