Ho contribuito a costruire la legione straniera di Vladimir Putin”. Inizia così Thomas Kasza in un lungo pezzo pubblicato dal New York Times: un soldato delle forze speciali americane che in passato ha addestrato i militari che hanno combattuto in Afghanistan, e che ora sono tra le fila dell’esercito russo. Thomas Kasza spiega di essere stato parte dei Berretti Verdi, i ‘soldati a cavallo’ che nel 2001 rovesciarono i talebani. “Dopo la precipitosa partenza dall’Afghanistan nel 2021, e in assenza di un significativo sostegno governativo alle organizzazioni non profit che hanno lavorato per aiutare i nostri ex alleati, molti di quei commando altamente addestrati hanno accettato offerte di reclutamento per combattere con l’esercito russo in Ucraina” racconta.



Il documento prosegue spiegando che “per i 20.000-30.000 uomini che abbiamo addestrato, uno stipendio fisso e la promessa di un riparo dai talebani sono spesso un’offerta troppo vantaggiosa per rinunciarvi, anche se il prezzo da pagare è il ritorno in combattimento”. Thomas Kasza prosegue illustrando che tra questi soldati “coloro che sono stati lasciati indietro stanno soffrendo la miseria, la carestia e la persecuzione da parte dei Talebani” e che “Putin, per quanto sospette possano essere le sue promesse, offre una speranza. Se combattono per la Russia, le loro famiglie potrebbero vivere in condizioni migliori, potrebbero guadagnare i 1.500 dollari di incentivo al reclutamento e potrebbero ottenere la cittadinanza russa”. E afferma che “non posso biasimare i commando afghani che combattono per la Russia; farlo significherebbe negare loro la possibilità di sopravvivere”.



Soldati che combatterono in Afghanistan ora tra le linee russe: “dobbiamo offrire loro una speranza”

Thomas Kasza, tra le pagine del New York Times, in merito alla presenza di soldati che combatterono in Afghanistan e che ora lottano per Mosca, scrive che “si è trattato di una mossa abile e astuta da parte di Putin, che ha aumentato la letalità dei suoi soldati in prima linea senza mettere a rischio le vite russe”. Infatti “questi soldati non sono dilettanti, coscritti o detenuti. Si tratta di una forza di operazioni speciali collaudata in battaglia, addestrata dai migliori americani. Forse non faranno pendere l’ago della bilancia della guerra russa, ma sono competenti. Gli ucraini moriranno per mano loro”. E in questa circostanza “anche i Talebani devono gioire. Il nucleo più pericoloso per un movimento di resistenza è in fuga dal Paese”.



Thomas Kasza auspica che il Congresso degli Stati Uniti possa onorare “le promesse fatte a coloro che sono andati a combattere per nostro conto. È il minimo che possiamo fare, perché se non offriamo ai nostri alleati una speranza e un’azione significativa, qualcuno come Vladimir Putin lo farà al posto nostro”.