Matteo Vanzan, soldato morto a soli 22 anni a Nassiriya, in Iraq, il 17 maggio 2004, “era soltanto un volontario” e in quanto tale, non ha diritto al trattamento di fine servizio riservato ai familiari di un militare vittima del terrorismo. Questa è la motivazione addotta dal Tar nell’ambito della controversia tra i parenti del giovane, primo caporal maggiore dell’Esercito, e l’INPS. Come ricostruito dal quotidiano “La Verità”, il ragazzo, originario del Veneto era operativo nell’ambito dell’operazione Antica Babilonia ed è stato ucciso mentre difendeva la base italiana “Libeccio” dall’attacco di un gruppo terroristico sciita legato a Muqtada al-Sadr.



In particolare, “una granata di mortaio gli aveva reciso gravemente un’arteria femorale e Vanzan poche ore dopo, presso l’ospedale militare italiano di Tallil, è spirato”. Nell’aprile 2006 fu insignito della Croce d’onore alla memoria, decretata dall’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. “Con il suo sacrificio ha contribuito in misura rilevante ad accrescere il prestigio dell’Italia e delle sue Forze Armate in ambito internazionale, tenendo alto l’ideale di pace e solidarietà fra i popoli”, recitavano le motivazioni solenni.



SOLDATO MORTO A NASSIRIYA, INPS NEGA TRATTAMENTO DI FINE SERVIZIO

Il padre del soldato morto a Nassiriya, Enzo Vanzan, e la moglie Lucia sono pertanto in causa con lo Stato, precisamente con l’INPS per ottenere il trattamento di fine servizio del figlio, collegato ai due anni di stipendio e che, secondo la legge 206 del 3 agosto 2004, spettano ai familiari delle vittime di terrorismo. Questo perché, riporta “La Verità”, “il militare, volontario in ferma breve all’epoca del decesso, non può essere considerato titolare di un rapporto di impiego e perciò non ha titolo all’erogazione del tfs”.



I parenti di Matteo Vanzan si sono pertanto rivolti al tribunale amministrativo regionale per chiedere la condanna dell’ente, però i giudici hanno rilevato che “il ricorso potrebbe risultare inammissibile per difetto di giurisdizione, in quanto la competenza sarebbe del Tribunale ordinario”. Una beffa nella beffa, insomma, perpetrata nei confronti di un eroe pluridecorato.