Dopo che già ieri l’Abi aveva chiesto al Governo un uso più integrato ed esteso dell’autocertificazione da parte delle imprese per consentire una più rapida operazione sui prestiti da erogare, oggi l’allarme arriva in maniera ancora più netta da Bankitalia: «serve uno scudo legale» come evidenziato già dai banchieri negli scorsi giorni davanti alle oggettive difficoltà riscontrate per i prestiti alle imprese dopo il Dl Liquidità di metà aprile. La proposta di Visco, ribadita oggi sul Messaggero, è quella da un lato di incentivare gli imprenditori all’uso dell’autocertificazione, ma contemporaneamente anche di congelare in maniera momentanea le norme penali sul concorso in bancarotta e l’esercizio abusivo del credito, che «rischiano di pregiudicare lo spirito di questa terapia d’urto». Già l’Abi aveva evidenziato in un’audizione in commission al Senato con il direttore generale Sabatini la necessità immediata di «normative per chiedere tutela sotto il profilo penale nel caso le imprese beneficiarie dei finanziamenti finissero poi in procedura fallimentare». Ora il messaggio di Bankitalia è molto più netto e giunge in vista del prossimo Decreto Aprile che dovrà normare ancora meglio la liquidità e i prestiti delle banche:



«Qualora il legislatore volesse privilegiare al massimo la rapidità di erogazione» dei prestiti bancari alle imprese con garanzia pubblica «si dovrebbe stabilire esplicitamente che la valutazione del merito di credito è assolta con la sola verifica formale della sussistenza dei requisiti previsti dal decreto (ed eventualmente anche disapplicando temporaneamente le norme penali rilevanti attualmente in vigore)», si legge nel documento presentato alla Camera. Secondo Banca d’Italia bisogna trovare al più presto un punto di equilibrio tra le esigenze opposte ma entrambe presenti «quella di far affluire le risorse con rapidità alle imprese che ne hanno bisogno, e quella di tutelare lo Stato, evitando che le garanzie vadano a coprire prestiti a elevatissimo rischio di non essere onorati». (agg. di Niccolò Magnani)



IL NODO PRESTITI

La pandemia di Coronavirus a livello internazionale ha causato non soltanto una grave crisi sotto il profilo sanitario, ma anche da un punto di vista meramente finanziario, con gli Stati chiamati a mettere in campo una serie di misure volte a tutelare e sostenere il benessere economico della popolazione e delle imprese. A tal proposito, per ciò che concerne la situazione in Italia, si fa ogni giorno più pressante la richiesta da parte delle banche al Governo di semplificare le procedure per l’erogazione di soldi alle imprese, che necessitano di iniezioni di liquidità quanto prima. Peraltro, come si legge sull’edizione di ieri de “Il Messaggero”, il decreto Liquidità approvato a inizio aprile dal premier Conte e dal suo team amministrativo con le misure straordinarie a favore delle imprese deve ancora essere convertito in legge ed è possibile che, a questo punto, vi si metta nuovamente mano per sveltire le procedure. Da Palazzo Chigi, tuttavia, fanno notare che un ulteriore snellimento è difficile da ipotizzare: ad oggi, le società devono unicamente presentare alle banche un’autocertificazione sui danni subiti dalla propria attività a causa del Covid-19 per ricevere sostegno.



SOLDI ALLE IMPRESE, BANCHE IN DIFFICOLTÀ: I NUMERI DELLE RICHIESTE

Se le banche insistono su quest’aspetto, tuttavia, un motivo c’è e si palesa nei numeri, nei dati statistici collegati alle richieste di aiuto presentate sino ad oggi da parte delle aziende: come spiega “Il Messaggero”, quelle più piccole faticano ad accedere ai finanziamenti straordinari fino a 25mila euro e i dati diffusi nei giorni scorsi dalla task force economica segnalano la presenza di 1,3 milioni di domande di moratoria sui prestiti, per un valore complessivo di 140 miliardi di euro. “Per quanto riguarda le richieste di sospensione delle rate sui prestiti – si legge sul quotidiano –, poco più della metà delle domande proviene dalle imprese (a fronte di prestiti per 101 miliardi). Oltre 600mila sono invece arrivate dalle famiglie e riguardano una esposizione di 36 miliardi. Circa 42.500, inoltre, sono richieste di stop alle rate del mutuo sulla prima casa, per un importo medio di circa 99mila euro”. Le richieste pervenute al Fondo di garanzia sono invece più di 20mila (5.200 negli ultimi sette giorni).