I soldi del Recovery Fund potrebbero trasformarsi in debito immediato per il nostro Paese? Anche se sull’argomento si registrano da mesi opinioni diametralmente opposte tra di loro e capaci di attraversare (e dividere…) trasversalmente gli schieramenti politici, è questa la tesi sostenuta da Giuseppe Liturri, esperto di economia e firma del quotidiano “La Verità”. Liturri parte dalla presentazione delle linee-guida per utilizzare i suddetti fondi, con la definizione delle sette “macro missioni” e sotto-obbiettivi in cui si andrà a investire, per fare due rilievi: a suo dire si tratta di un libro dei sogni, pur ammettendo che molti di questi obbiettivi sono largamente condivisibili, e si domanda se un piano di così ampio respiro possa essere uno stimolo per ovviare nel 2021 al crollo del PIL registrato nei primi mesi del 2020. “Il piano si fonda su premesse ampiamente contestabili nel merito” scrive Liturri in un lungo pezzo su StartMag, sostenendo che se l’Italia cresce meno dei partner europei e non solo da oltre 20 anni non si tratta di un problema congiunturale ma perché “è venuta meno una componente fondamentale della domanda aggregata e del PIL, i consumi e gli investimenti della Pubblica Amministrazione”, in relazione ai suggerimenti arrivati da Bruxelles e dall’ex presidente della BCE, Mario Draghi.



“RECOVERY FUND POTREBBE CREARE NUOVO DEBITO”: ECCO PERCHE’

La preoccupazione di Liturri è che, a suo dire, saranno in futuro ancora le istituzioni europee a dettare l’agenda della politica economica italiana e a tal proposito cita una delle ultime interviste del Ministro dell’Economia, in cui lo stesso Roberto Gualtieri dice che i soldi saranno anticipati dai singoli Paesi e che non arriveranno se non saranno rispettati gli obbiettivi. “Questo ci conferma che il sostegno finanziario dell’UE arriverà molto tardi (…) ed esporrà il nostro Paese a un ricatto perenne da parte della Commissione” continua l’autore del pezzo, ricordando le tempistiche di discussione in sede europea prima che vengano effettivamente sbloccati i pagamenti. Citando l’ultima slide delle linee-guida di cui sopra, Liturri ricorda come il programma preveda prestiti in arrivo da Bruxelles tra i 127 miliardi del Rrf, il piano Sure da 28 e gli eventuali 36 in ballo col Mes, che hanno tassi bassissimi ma comunque da rimborsare: “Per non parlare dei maggiori contributi o tasse che comunque dovremo versare dopo il 2028 per rimborsare i sussidi” aggiunge Liturri parlando della necessità di trovare un equilibrio tra debiti e deficit che l’Italia potrà fare (e forse finanziato dallo stesso Rrf e non dai Btp emessi sul mercato).

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