Torna al centro delle cronache la vicenda che vuole l’Unione Europea finanziare il famoso istituto di virologia cinese di Wuhan da cui, secondo i complottisti e non solo, sarebbe partito il coronavirus che ha poi infettato il mondo. Nulla di certo vi è su questa ipotesi, mentre è appurato che in quel laboratorio si studiano svariati virus come appunto il covid-19. A porre luce sulla vicenda stamane è il quotidiano IlGiornale, che ricorda che l’UE continui a pagare il laboratorio con 88.433 euro grazie al progetto Eva Global iniziato lo scorso gennaio, quando il virus già dilagava in Cina, in Italia e nel resto del mondo. La Lega, attraverso i suoi europarlamentari, ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea, a cui la stessa ha già risposto seppur senza fornire risposte molto dettagliate. Più dati certi li ha invece scoperti IlGiornale, che ha sottolineato come l’Ue finanzi Wuhan dal 2004, per un totale di 701.196 euro erogati, e nel primo triennio (2004-2007) viene specificato che «Gli studi sulla ricerca del serbatoio animale hanno identificato i pipistrelli come serbatoio di CoV simil-SARS».



SOLDI UE A LABORATORIO WUHAN: “GRANDE SFORZO MA BASSA RESA”

Quel progetto finanziato dall’Ue avrebbe dovuto controllare «l’infezione animale e umana da coronavirus impedendo il riemergere della malattia nella popolazione umana». Inoltre, sempre nello stesso triennio, Bruxelles aveva finanziato «una task force euro-cinese per lo sviluppo di strategie di intervento, tra cui vaccinazione, immunoterapia e antivirali per la protezione contro la Sars». Fino al 2007 il laboratorio di Wuhan ha ricevuto dall’Ue fondi pari a 327.187 euro, poi ne sono stati versati altri 155.000 per il progetto Rivers, quindi altri 130mila per Evag, partito nel 2015, con l’obiettivo di creare «un archivio europeo globale per i virus», nonchè «l’accesso a strutture di biosicurezza ad alto contenimento per effettuare studi di malattie infettive utilizzando ospiti naturali o modelli», come appunto il laboratorio di Wuhan. Infine gli ultimi fondi, quelli previsti per il triennio 2020-2023, 88.433 euro con l’obiettivo di creare «la rete più reattiva» al mondo «per migliorare il controllo delle epidemie di virus emergenti o riemergenti a livello globale». Sergio Bianchi, direttore della fondazione Agenfor international, commenta con tali parole: «E’ sconfortante notare come a fronte di tale sforzo finanziario, il risultato reale sia molto modesto, come nel caso dei fondi all’Istituto di virologia di Wuhan. Non si è saputo affrontare per tempo le grandi criticità, come le epidemie, dimostrando una carenza seria nell’analisi dei bisogni».

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