Metà dei Tg di questi giorni potrebbero essere confezionati solo con immagini di repertorio: zoom sul traffico da “bollino nero” in autostrada, il turista in braghe corte che si disseta a una fontanella, negozi chiusi in città, spiagge affollate e il solito temporalone estivo che fa disastri.
Credo che nelle cronache di mezzo agosto manchi però una notizia importante ma evidentemente con pochi follower in redazione: la solitudine.
Solitudine di anziani abbandonati nelle case di riposo, di ammalati rimasti nelle corsie ospedaliere con intorno ancor meno infermieri del solito, immagini di nonni tristi rimasti a casa a guardare il deserto fuori dalla finestra.
Non c’è un mese difficile come agosto per chi è rimasto con nessuno intorno, per chi non ha la possibilità di scambiare neppure quattro parole con il vicino di pianerottolo che se ne è andato o anche solo al supermercato rionale – che per lo meno offre fresco gratis – praticamente semichiuso per ferie.
È ancora più dura stare da soli tutto il giorno, soprattutto quando fuori corre la giostra scontata delle vacanze, del divertimento ufficialmente dichiarato, dell’auto-imporsi di fare cose diverse, almeno in questi giorni, nell’illusorio pensiero di essere così un po’ più felici del solito.
C’è così chi scappa comunque anche solo per poche ore, ma in tantissimi restano a casa perché parlare di vacanze proprio non ha senso. A parte la paura fisica nel lasciare i propri beni al rischio delle razzie di condominio, la dura realtà è che c’è un’infinità di persone che vive l’angoscia di far arrivare a fine mese una pensione sempre più leggera in termini di potere d’acquisto.
Ristrettezze economiche, certo, ma c’è poi la solitudine vera, dentro ed intorno a ciascuno, con il pensiero che corre ad anni ed agosti lontani quando c’era comunque gioia e compagnia intorno, quando anche stare in città o al paese aveva comunque un senso, mentre adesso ci sono intorno troppe finestre chiuse e case vuote tutto l’anno.
Il silenzio della sera incombente su strade senza traffico, e case con le imposte semichiuse per cercare di bloccare il caldo e le zanzare, in cucina la solita tv che ripropone repliche su repliche e le notizie che sembrano tutte cattive.
Non c’è più la parrocchia a fare da catalizzatore di incontri e la chiesa fresca; hanno chiuso la “Casa del popolo” dove una volta si arrivava in bicicletta e per lo meno si tirava sera giocando a carte nel cortile, perfino gli assistenti sociali sono in ferie e solo il telefono ogni tanto squilla per una chiamata più di controllo che di conforto.
Cattiva coscienza di figli o nipoti lontani, mentre la solitudine pesa come un nuvolone carico di pioggia che però non arriva mai, mentre troppi ricordi si perdono nel buio incombente e pesante, tristi come l’immagine delle persone care che restano solo nelle fotografie sul cassettone e con colori sempre più sbiaditi.
Tristezza, malinconia, solitudine verso la quale, però, ciascuno di noi potrebbe reagire facendo magari anche solo un piccolo gesto, un atto di amicizia o almeno condividendo un momento di riflessione.
Magari ci pesa, ma andiamo a trovare una persona sola in questi giorni, riscopriamo un contatto disperso magari dopo una telefonata di primo saluto: costa poco dedicare anche solo un’ora in giorni in cui abbiamo la possibilità e la libertà di farlo.
Sarà un’ora utile non solo per chi andremo a trovare, ma anche per noi, per renderci più contenti di quello che abbiano. D’altronde i confronti servono sempre, soprattutto quando ci sentiamo insoddisfatti.
Paola Binetti sottolineava nei giorni scorsi proprio su queste colonne l’importanza di una nuova legge – ora in fase di conversione – di cui si è parlato poco e che vorrebbe riannodare gli anziani alla società sia dal punto di vista materiale che sociale, ma dobbiamo avere la consapevolezza che non potrà comunque essere il “pubblico” a farlo da solo. Per qualsiasi buona legge in questo campo servirà comunque la spinta, la volontà, l’impegno grande o piccolo di ciascuno di noi.
Questi giorni d’agosto un po’ “vuoti” rispetto al solito potranno allora esserci utili anche solo per riflettere sul nostro domani prossimo venturo, per costringerci a pensare a come viviamo, magari con altre solitudini che crescono in noi stessi pur silenziate dal baccano del mondo.
Un sorriso e un saluto diretto potrebbero essere un buon inizio, augurando un “Buon ferragosto” proprio a qualcuno che sarà particolarmente contento di ascoltarci. Pensiamoci.
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