La solitudine e l’isolamento sociale favoriscono l’insorgere della demenza. Lo rivela una serie di studi scientifici, secondo cui viene diagnosticato un caso di demenza ogni tre secondi, con 10 milioni di nuovi malati all’anno. Sulla rivista “Neurology”, Lawrence Whalley, dell’Institute of Applied Health Sciences dell’University of Aberdeen (Scozia), afferma che recenti ricerche “forniscono una complessa analisi integrativa di dati epidemiologici, di neuroimaging e di genetica molecolare che mostrano come l’isolamento sociale sia correlato all’incidenza della demenza. Inoltre, aggiungono una forte evidenza a quelli che potrebbero essere i possibili meccanismi, mostrando un’associazione tra isolamento sociale, riduzione di volume della sostanza grigia cerebrale, presenza di geni inespressi già noti per essere collegati alla malattia di Alzheimer”.



Uno studio coordinato dall’Institute of Science and Technology for Brain-Inspired Intelligence di Shanghai, si legge sul “Corriere della Sera”, rivela che “alla luce dei risultati di questo studio, non sarebbe tanto la sensazione di solitudine a far aumentare il rischio di sviluppare disturbi cognitivi, quanto il vero isolamento sociale. Chi si ritrova isolato e l’età avanzata espone frequentemente a tale condizione, tende a perdere sostanza cerebrale, in particolare sostanza grigia, quella parte del cervello dove hanno sede i corpi dei neuroni”.



SOLITUDINE E ISOLAMENTO FAVORISCONO LA DEMENZA: GLI STUDI SCIENTIFICI

Sulla rivista “The Lancet”, Adam Roth, del Department of Sociology della Oklahoma State University di Stillwater, ha chiarito: “In accordo con quanto ritenuto da esperti di area medica, sociale e psicologica, la connettività sociale funziona molto probabilmente attraverso meccanismi multipli che influenzano il declino delle funzioni cognitive in età avanzata. È stato proposto che le persone che si impegnano in maniera significativa su più ambiti sociali di fatto stanno esercitando i loro circuiti neurobiologici in maniera tale che risultano protetti nei confronti degli effetti degenerativi della demenza e di altri danni cognitivi correlati all’età”.



Diego De Leo, psichiatra e presidente della quinta Giornata Nazionale AIP contro la solitudine dell’anziano, tenutasi a Padova al Centro Culturale Altinate San Gaetano, ai microfoni del “Corriere della Sera” ha asserito: “Studi condotti in varie parti del mondo, ma soprattutto negli USA e nel Regno Unito, hanno dimostrato che potrebbe soffrire di solitudine fino al 50 per cento della popolazione. Sono soli bambini e ragazzi, sole sono anche le giovani madri, le persone divorziate, gli anziani, le persone che fanno loro assistenza e le persone in lutto”.