Solo il 13,5% dei ricoverati in terapia intensiva è positivo al virus SARS-CoV-2: a riferirlo è il quotidiano “La Verità”, che cita i dati diffusi dal network di Siaarti, la Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva presieduta dal professor Antonino Giarratano, ordinario di Anestesiologia presso la scuola di medicina e chirurgia dell’Università di Palermo. Numeri che “si riferiscono a un campione di 167 reparti di terapia intensiva, sui circa 700 esistenti in Italia, e riguardano 1.381 pazienti. […] Di questi, 187 sono positivi e solo il 5,1% ha una patologia Covid delle prime tre ondate, cioè sintomi polmonari o riferibili a infezione sistemica grave”.



Ergo, più dell’86% dei degenti è in terapia intensiva per altre patologie e si tratta di cronici riacutizzati, chirurgici anche oncologici, cardiopatici, politraumatizzati e tutti coloro con sindromi acute che compromettono funzioni vitali. Il problema, ha spiegato il dottor Giarratano, è che “dobbiamo fare il tampone a tutti, anche a chi arriva da noi dopo un incidente stradale, e con la contagiosità di Omicron 5 è chiaro che molti risultano positivi al test”. Di sicuro, questo “è un Covid diverso, la maggioranza della popolazione è vaccinata, pochissimi finiscono in terapia intensiva. Sono 360 in tutta Italia, un numero irrisorio”.



PROF. GIARRATANO: “BASTA TAMPONI A TUTTI”

Sempre su “La Verità”, il professor Giarratano ha asserito che “servono modelli organizzativi diversi. Non si possono fare tamponi a tutti, altrimenti i pronto soccorso non reggono e non possono più lavorare i reparti e le terapie intensive, che cercano, ovviamente, di occuparsi anche dei pazienti non Covid per tornare alla normalità dell’assistenza. Non ha più senso l’emergenza sanitaria che rende obbligatorio il test all’ingresso in ospedale. Non servono percorsi separati uguali a quelli della prima, seconda, terza ondata o la sanificazione che blocca le sale operatorie per ore”.



Giarratano ha concluso manifestando la necessità di una profonda revisione dei protocolli, con il Ministero della Salute chiamato a dare indicazioni precise. L’esperto ne suggerisce alcune: “Percorsi separati e isolamento solo per i più fragili. Tutti gli altri pazienti che risultano anche positivi al Coronavirus vanno messi in stanze dedicate, però nel reparto che può trattare la patologia per la quale sono stati ricoverati”.