VENEZIANI “RILEGGE” PRETEROSSI: “DIO NON CI LASCIA IN PACE”

Il mercato, i “diritti” e l’abbattimento di tutto ciò che è “vecchia cultura”: che la società occidentale odierna sia molto complessa per l’evangelizzazione e diffusione del cristianesimo non lo si scopre certo oggi. Eppure il fondo di Marcello Veneziani apparso su “La Verità” vuole essere una risposta decisa ad un mondo “globalista” dove le differenze tra uomo e donna vanno abbandonate, così come vanno invece esaltate le tematiche economico-ambientali. Nell’ultimo volume pubblicato dal filosofo Geminello Preterossi – “Teologia politica e diritti” – viene sottolineato l’allarme odierno di un’economia vissuta sempre più come “religione” del singolo.



La tesi dell’autore è anche semplice: si vive ormai tra surrogati di teologia, politica, economia e diritto, ma serve invece per risollevare il futuro dell’umanità una vera “teologia politica” su basi forti: serve Dio, la sua concezione, per poter “salvare” l’economia. Preterossi lega così Schmitt a Vico, entrambi concordi su epoche diverse alla necessità di Dio nella storia per correggerne gli esiti tramite la Provvidenza. Cadute le altre sovranità, rileva Veneziani presentando il volume, «l’economia è sovrana assoluta, universale, misura di tutte le cose e trasferisce la fede nel credito, l’ultimo aldilà o terra promessa. Le banche sono le sue cattedrali, le borse i suoi sinedri, le agenzie di rating il suo Sant’Uffizio».



“LA TEOLOGIA SUPERI IL NICHILISMO”: L’APPELLO DI MARCELLO VENEZIANI

Secondo la lucida visione di Preterossi e dello stesso Veneziani, la teologica economica ormai sembra aver preso il posto della teologica politica e delle ideologie “messianiche” che promettevano il paradiso in terra, «il mondo migliore, il passaggio dal bisogno alla libertà. Il messaggio teologico di salvezza terrena è affidato al dispositivo tecno-economico, tecnica più mercato». Una “teologia” che tirata alle estreme conseguenze non fa che risolversi in un pensiero “nichilista”, dove i mezzi sostituiscono i fini e la tecnica sostituisce gradualmente l’umano: «una società ha bisogno di orizzonti comuni, valori condivisi e non negoziabili, motivazioni alte. Questo patrimonio si chiama religione civile», rileva Veneziani dividendo quello che una “religione civile” può rappresentare come utilità rispetto alle ideologiche “messianiche” (comunismo, fascismo etc.) che pretendono di sostituirsi a Dio.



Secondo lo scrittore conservatore, il tramonto della teologia «ha seguito la stessa parabola del tramonto della politica: prima la sfera teologica è sta- ta distinta e separata dalla vita pubblica, poi è stata privatizzata, resa intima e individuale, infine è stata neutralizzata. La stessa sorte è toccata alla politica». Portato ai giorni nostri con esempi limpidi, il tecno-capitalismo non fa che adottare come “alibi morale” esempi come l’ideologia gender, i diritti umani e civili, un’ideologia che secondo Veneziani è compatibile col modello globale, individualista, che sostituisce i diritti coi desideri soggettivi. Il problema è che a contrapporsi a questa rinnovata ideologia si contrappone un “populismo” antagonista con grezze matrici teologiche e alla ricerca perpetua di leader “decisionisti”: come poterne uscire? Secondo Marcello Veneziani solo l’invocazione fatta nel Novecento da Martin Heidegger può ancora valere per questi tempi: «solo un dio potrà salvare la politica. Da cui la teologia…».