L’arcivescovo Visvaldas Kulbokas Nunzio Apostolico a Kiev in Ucraina, intervistato dal quotidiano Avvenire, ha parlato della situazione di conflitto con la Russia, e delle possibili soluzioni inaspettate che potrebbero arrivare. E dice che: “L’unico leader che può davvero cambiare la situazione e favorire la pace è il Papa“, e aggiunge: “Quando guardo la tv mi rendo conto che sulla guerra esistono due mondi paralleli, quello immaginario e quello reale. Molte persone parlano senza sapere ciò che succede e pensando di poter spiegare tutto con estrema facilità“.



Ogni volta che nei suoi appelli Papa Francesco cita l’Ucraina ed invoca la pace, invita tutti ad unirsi alla preghiera, ma anche a trovare soluzioni diplomatiche, Kulbokas dice di aver ricevuto molti ringraziamenti dalle famiglie in Ucraina, specialmente da quelle dei bambini deportati in Russia, che si sentono particolarmente sostenute dalle parole del Papa, che vengono dal cuore, e dalla Santa Sede che si sta impegnando per riportare a casa i prigionieri di guerra.



Arcivescovo Kulbokas: “Arrivano primi risultati dalle missioni per la liberazione dei bambini deportati in Russia”

L’Arcivescovo a Kiev Visvaldas Kulbokas, sostiene che il Papa e in generale la Chiesa possa fare moltissimo per aiutare l’Ucraina nel processo di pace. Ad esempio con la missione affidata al cardinale Matteo Zuppi, che sta già portando i primi risultati, per trovare nuovi meccanismi di comunicazione e aprire canali. I parenti dei deportati, per la maggior parte bambini, pensano che non si stia facendo abbastanza per aiutarli, Kulbokas ribadisce un suo impegno personale nella questione.



E afferma: “dedico molto tempo a questo dramma nel dramma: incontrando i familiari, sentendo le loro storie, trasmettendo le liste dei nomi che poi saranno ritrasmesse a chi di dovere. Talvolta è papa Francesco in persona a intervenire“.  Il 25 dicembre sarà una data storica per l’Ucraina che festeggerà con l’occidente il Natale per la prima volta, l’arcivescovo di Kiev dice: “la scelta di celebrarlo il 25 dicembre è un segno: richiama la volontà di camminare insieme e di essere uniti e spenderci insieme per la pace“.