Una Commissione medico-scientifica (Cms) indipendente ha chiesto di poter avere un confronto con il Cts per discutere su cinque temi chiave in ambito di strategie anti-Covid: 1) andamenti della mortalità totale 2021 rispetto al 2020 e precedenti; 2) vaccini anti-Sars-CoV-2 e prevenzione dell’infezione; 3) (in)opportunità della vaccinazione in età pediatrica; 4) bambini e adulti non vaccinati (contro vaccinati) e rischi relativi di infezione per la comunità; 5) sorveglianza attiva contro sorveglianza passiva e nesso di causalità nella stima degli eventi e delle reazioni avverse da vaccino.



Sarebbe auspicabile e opportuno che il Cts accettasse l’invito della Cms? “Che il Comitato tecnico-scientifico debba avere con questa Commissione medico-scientifica indipendente un confronto mi sembra una richiesta ambiziosa – risponde Fabrizio Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di scienze biomediche per la salute dell’Università di Milano e direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano –. I temi che pongono devono avere una risposta, che c’è, oggettiva e che può essere materia di discussione e di approfondimento.



Ma non penso tocchi al Cts, che è un organo anche politico e che ha un altro compito che prestarsi a un contraddittorio. Spetterebbe più all’Istituto superiore di sanità, formato da più professionisti e più specialisti. Ma non deve essere un noi contro loro”.

Restano quindi temi su cui vale la pena confrontarsi, discutere e approfondire?

Oggi sono fondamentali la condivisione, la formazione e la necessità di andare oltre quelle che sono attualmente le informazioni generali fornite dalle istituzioni. Un medico di famiglia, per esempio, se è vaccinatore e solo se si iscrive a un corso di formazione a distanza dell’Istituto superiore di sanità, riceve una serie di aggiornamenti. Manca, dunque, questa opportunità di informazione aggiornata che nel tempo possa arrivare in modo organico al comune operatore sanitario.



In concreto?

L’Iss dovrebbe fare uno step in più rispetto alle Faq rivolte al comune cittadino: dovrebbe attivare un canale Faq dedicato ai professionisti della sanità. Come fa il Cdc statunitense, che infatti prevede due percorsi: uno per i professional e uno per i semplici utenti.

E nel merito delle questioni sollevate dalla Cms?

Quello che dicono è il concentrato di alcune posizioni che devono essere approfondite, anche se ci sono alcuni elementi che andrebbero calibrati meglio, come per esempio le osservazioni sul tasso di mortalità.

Partiamo proprio da qui. Secondo la Cms, se si scorpora l’eccesso di morti della Regione Lombardia, che aveva registrato picchi drammatici in varie province, nei mesi di marzo e aprile 2020, i tassi di mortalità sono in crescita in tutte le età, giovani compresi. Visto che nel frattempo sono arrivati i vaccini, qualcosa non torna? Non siamo in presenza di un’anomalia che va studiata a fondo?

La loro analisi sull’andamento della mortalità cerca in qualche modo di sminuire il ruolo della vaccinazione, esaminando in modo non corretto quello che d’acchito può sembrare un effetto paradosso, cioè che si muore di più adesso.

Al centro delle preoccupazioni del Cms c’è la forte accelerazione delle vaccinazioni, soprattutto in quelle classi di età meno sensibili agli eventi severi legati all’infezione Covid. Più che una vaccinazione universale – dice il Cms – servirebbe una vaccinazione mirata, concentrata sugli over 50. Che ne pensa?

Servirebbe una metanalisi sull’efficacia della vaccinazione. È vero, si insiste sull’incapacità di prevenire l’infezione, che non è totale, e che degrada con il passare del tempo. Ma l’efficacia dei vaccini mi pare più che consolidata.

Sempre per il Cms bisognerebbe non procedere con la vaccinazione pediatrica: i possibili rischi sarebbero superiori ai benefici. È così?

Ci si focalizza su una preoccupazione eccessiva. È giusto avere una giusta interlocuzione tecnica e scientifica di approfondimento, di studio e di confronto su quelle che sono le indagini in atto sulla vaccinazione pediatrica, come per esempio ciò che si sta facendo negli Stati Uniti, dove hanno già vaccinato 5 milioni di bambini. Ma non si possono dimenticare i dati oggettivi sulla pesantezza della malattia: un bimbo su 10mila muore di Covid, 6 su 10mila vanno in terapia intensiva, 62 su 10mila subiscono un ricovero ospedaliero e il 7% degli under 12 presenta sintomi da Long Covid. E noi già oggi accettiamo rischi di vaccinazione pediatrica per malattie – il morbillo, la varicella e altro – che hanno valori inferiori a questi. È vero che per avere una validazione su efficacia e sicurezza occorrerebbero 10 anni. Cosa facciamo? Aspettiamo 10 anni?

Capitolo mascherine: chi è già infettato non dovrebbe indossarla sempre, ma solo quando è a contatto con altri, perché altrimenti non farebbe altro che re-inalare i suoi stessi germi, senza eliminarne una parte con l’espirazione. È un consiglio condivisibile?

Questa è una cosa ridicola, che rischia di rendere fragili tutte le altre osservazioni avanzate dal Cms.

Il protocollo paracetamolo e vigile attesa non andrebbe rivisto, dal momento che la febbre è un’arma di difesa dell’organismo e non andrebbe abbattuta per contrastare l’infezione?

Il paracetamolo, lo si è detto da sempre, deve essere un’automedicazione responsabile e da valutare se la febbre provoca grande fastidio. Ben peggio fanno altri che vanno giù pesanti con il cortisone, che va tutt’al più usato quando si manifestano sintomi gravi di incapacità respiratoria.

Secondo la Cms, da un anno – in base a criteri scientificamente provati – alcuni farmaci efficaci e a basso costo avrebbero dimostrato la loro utilità nell’abbassare la mortalità. Si parla di iodopovidone, nigella sativa, cioè il cumino nero, melatonina, curcumina con una piccola aggiunta di piperina, ivermectina, fluvoxamina, quercetina, budesonide inalatorio, tutte sostanze soggette a prescrizione che andrebbero assunte rispettando alla lettera le dosi utilizzate nei trial. Sono farmaci su cui vale la pena approfondire la questione?

Mi stupisce che chi vuole l’oggettività e l’evidenza scientifica stia lì a disquisire che la piperina, la curcumina, la quercetina o la stessa ivermectina funzionano. Ci sono studi che dicono quanto siano inefficaci, se non addirittura che facciano male. In quell’elenco gli unici che si possano salvare mi sembra siano la fluvoxamina e il budesonide inalatorio, ma necessitano ancora di ulteriori approfondimenti. Per il resto, quali studi clinici randomizzati esistono che ne dimostrino l’utilità?

Dietro questo elenco, dicono gli esperti della Cms, ci sono studi randomizzati molto seri…

Se ci sono, che facciano vedere i dati e dove sono stati pubblicati.

(Marco Biscella)

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