Quando osservo il modo in cui molti bambini e adolescenti raccontano ciò che vivono, mi rendo conto che sono incapaci di articolare i momenti della propria vita in una storia coerente. La loro storia ha l’aspetto di un videoclip in cui tutto si compenetra e nulla crea un legame o ha un senso. Questa disarticolazione […] è devastante per lo sviluppo della persona. L’incapacità di trasformare dei fatti in avvenimenti appiattisce il mondo e mi assoggetta ad esso, impedendomi di affermare il mio «io», di mettermi in gioco rispetto ad esso e di riconoscermi in rapporto agli altri.
[Philippe Meirieu, Jacques Liesenborghs, Infanzia, educazione e nuovi media, 2008]
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