La campagna elettorale è entrata nel vivo e i sondaggi politici parlano chiaro. Il centrodestra è in vantaggio, mentre la sinistra arranca dopo la rottura tra Letta e Calenda. Tutto da valutare il reale peso del “terzo polo”. Una certezza c’è: l’astensionismo interpreta un ruolo di rilievo. Molte rilevazioni quotano astenuti e indecisi attorno al 40%, numeri piuttosto importanti. Di questo e non solo abbiamo parlato con Carlo Buttaroni, sondaggista, fondatore e presidente di Tecnè.
Uno dei dossier più discussi è quello relativo all’astensione. Che ne pensa?
Complici l’estate e l’insieme di eventi che hanno portato alle elezioni anticipate, la quota di elettori che in questo momento devono ancora orientarsi è molto alta. L’ultima rilevazione che abbiamo fatto, che risale alla settimana scorsa, stima al 31,8% la quota di elettori molto sicuri del partito che voteranno il 25 settembre. Se consideriamo anche quelli abbastanza sicuri, che lasciano una porta aperta da qui al prossimo mese, aggiungiamo un 12%. Arriviamo a 4 elettori su 10, in buona sostanza.
Una percentuale significativa. E i restanti?
Il resto è mare aperto, dove può succedere di tutto.
Anche questa campagna elettorale si giocherà nell’ultima settimana?
Noi abbiamo visto negli anni che il tempo della scelta si è ridotto sempre di più. Quello che conta ormai non è l’ultima settimana, ma è l’ultimo miglio dell’ultimo giorno. Finito il voto ideologico con il Novecento, quello che conta di più oggi è il voto economico: chi riesce a dare risposte ai bisogni.
Da destra a sinistra, secondo i suoi sondaggi chi può essere più attrattivo tra gli incerti?
È difficile dirlo, c’è solo un’unica ricetta per questa massa di elettori incerti. C’è sì una quota fisiologica di incerti, ma la quota più importante è una quota di elettori che potremmo definire “in apnea”, che hanno di fronte un periodo difficilissimo come il prossimo autunno. Gli elettori fragili in questo momento sono i più disorientati e probabilmente aumenteranno le file dell’astensione. In questo momento il centrodestra è ampiamente in vantaggio.
Anche perché il centrosinistra si sta suicidando…
Sì, diciamo che ha fatto una formazione all’ultimo minuto per giocare il campionato. Fino all’ultimo non aveva attaccanti e difensori, ha provato a trovare qualcuno sul mercato estivo per comporre la squadra… Parte molto in ritardo, con una narrazione difficile da ricostruire.
Molti pensano che la bagarre di questi giorni non avranno delle ripercussioni alle urne. Davvero gli italiani non sono interessati a cosa sta succedendo?
La confusione di questo periodo avrà effetti del 25 settembre, è inevitabile. Un racconto si costruisce nel tempo. Troppo spesso si pensa che gli elettori siano molto superficiali, si crede che basta l’ultimo giorno per conquistarli. Ma non è così. Un racconto è fatto di tanti elementi, compresa la coerenza, compreso il costruire delle prospettive. Io penso che la politica non stia dando un buono spettacolo, non considera adeguatamente l’intelligenza degli elettori. Raccontare una storia è una cosa complessa, che si fa negli anni, con fatti ed elementi di coerenza. Da tempo diciamo che il centrodestra agli occhi degli elettori è una coalizione, mentre il centrosinistra no. Questo si vede nei risultati dei sondaggi.
Tutti i partiti hanno grandi ambizioni. Forse il più ambizioso è Forza Italia, Berlusconi mira al 20%. Cosa dicono i sondaggi? È realizzabile?
Sì, è assolutamente realizzabile. FI è stato il partito che è stato dato per morto più volte, eppure è sempre lì con la sua quota di consensi. Oggi probabilmente sta giocando una partita diversa dal passato, perché non è più il partito che raccoglieva correnti diverse, ma un partito moderato che affonda le radici nel Ppe e lo fa in modo maturo. Una percentuale del 20% è possibile, anche perché è un momento in cui tutta la coalizione di centrodestra ha il vento nelle vele.
Italexit di Paragone nei sondaggi è dato al 2,5%. La componente no vax potrebbe attirare l’attenzione degli incerti?
Italexit ha avuto il tempo per costruirselo il suo racconto. Ed è stato un racconto coerente quello di Paragone, perché è uscito dal M5s in un momento in cui non era così facile scegliere di abbandonare. Lo ha fatto con delle idee chiare, condivisibili o meno, e su quello ha costruito la sua narrazione, un racconto coerente. Per quanto riguarda il mondo no vax…
Dica.
Io non credo che l’essere no vax porti a votare in un modo rispetto ad un altro. Credo che questo 2,5-3% di Italexit non sia composto solo da no vax. Lui rappresenta un’area anti-sistema non mainstream, che ha una sua quota di elettorato di riferimento.
(Massimo Balsamo)