Si racchiude in tre parole il cambiamento che il Covid ha impresso alle nostre abitudini di spesa davanti agli scaffali del supermercato. L’indicazione arriva da Kantar, leader mondiale nell’analisi dei dati e nel brand consulting, che ha svolto uno studio internazionale su un campione di 11.500 persone in 21 Paesi per comprendere l’impatto della pandemia a 500 giorni dal suo scoppio.



La prima parola su cui la ricerca accende i riflettori è digitale: l’emergenza sanitaria ha infatti fortemente accelerato l’utilizzo della rete nell’acquisto dei prodotti alimentari. I numeri lasciano poco spazio a dubbi: i consumatori che si rivolgevano a internet per i propri acquisti prima dell’esplosione del Covid rappresentavano a livello globale il 21%, oggi toccano quota 35%. E si prevede che la percentuale non subirà ritocchi almeno fino alla fine del 2021. Un risultato importante, frutto di un’esperienza digitale che ha spesso saputo convincere: secondo Kantar, infatti, il 49% degli italiani giudica positivamente la prova della spesa online. E non è tutto: il 38% dei nostri connazionali si dice oggi convinto di ottenere online una disponibilità d’offerta migliore. E più di uno su tre arriva a preferire l’acquisto di generi alimentari in rete.



La seconda parola da tenere in considerazione è risparmio. L’indagine di Kantar lo rileva con chiarezza: oggi sette consumatori su dieci dichiarano di prestare maggiore attenzione ai prezzi rispetto al passato, il 6% in più rispetto alla percentuale registrata ad aprile 2020. E ancora, il 58% degli intervistati afferma di valutare con interesse i prodotti in saldo: un piccolo esercito di consumatori, cresciuti del 10% in soli 12 mesi.

Infine, il terzo termine che entra in gioco nel guidare le scelte d’acquisto in materia alimentare è localismo. Anche in questo caso, i dati tracciano la strada: il 52% del campione intervistato da Kantar ha dichiarato di prestare più attenzione all’origine dei prodotti, rispetto al periodo pre-pandemia. E in questa stessa direzione si inserisce pure il maggior gradimento della dimensione della prossimità al momento della scelta dei negozi in cui fare la spesa. Le percentuali registrate a riguardo si possono definire “bulgare”: il 68% degli italiani preferisce infatti i supermercati vicini a casa e il 64% ritiene i negozi locali importanti per la comunità.



Previsioni incerte

Digitale, risparmio e localismo sono insomma, secondo Kantar, tre leve cruciali su cui brand e retailer potranno e dovranno puntare per dare nuovo slancio ai consumi alimentari. Una sfida nient’affatto banale se si considera che, sempre stando allo studio, il 54% degli italiani ha già subìto un impatto negativo sul proprio reddito a causa del Covid e un ulteriore 18% si aspetta una contrazione degli introiti nel prossimo futuro. Va detto però – e qui sta la buona notizia – che negli ultimi mesi sembra essere cresciuta la fiducia generale nell’operato dei Governi, specie nei Paesi in cui le vaccinazioni procedono a ritmo più sostenuto: l’amministrazione Biden negli Stati Uniti ha incassato un aumento di approvazione del 20%, passando dal 35% al 55% tra agosto e ora; l’esecutivo guidato da Johnson nel Regno Unito ha messo a segno un allungo di 13 punti percentuali, arrivando a toccare quota 50%. E gli economisti sanno che la fiducia porta ottimismo e l’ottimismo porta (maggiori) consumi.

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