Il caro bollette e il bilancio familiare preoccupano gli italiani più della variante Omicron. La politica? Non faccia scherzi, di guerre tra partiti non c’è bisogno. È quanto emerge dai sondaggi di Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos. Il dato più significativo è “la tensione sociale presente nel paese”, percepita dal 65% dei rispondenti. Un dato comprensibile, se si pensa che il 55% delle famiglie italiane il prossimo anno non potrà permettersi di risparmiare e che il 57% nel 2021 ha subito un calo tra il 10 e il 50% del proprio reddito. Il 2022 si preannuncia un anno davvero molto difficile.
Gli italiani prevedono di avere più o meno difficoltà economiche nel 2022?
Abbiamo tre gruppi. Il 55% di famiglie italiane il prossimo anno non potrà permettersi di risparmiare; il 26% riuscirà a galleggiare, il 29% ha una situazione positiva e dovrebbe mantenerla.
Il 55% è una quota molto elevata; come si differenzia al suo interno?
Il 18-20% ha ridotto i suoi consumi e non è riuscito a risparmiare. Un altro 35% è fatto di famiglie che sono riuscite a risparmiare nel 2021 ma che non prevedono di riuscire a farlo nei prossimi 12 mesi.
Un altro dato saliente?
Nel 2021, a seguito del Covid, il 57% degli italiani hanno subito un calo tra il 10 e il 50% del proprio reddito precedente. Questa fascia è così composta: il 23% ha subito una riduzione tra il 10 e il 20%; il 34% ha avuto o ne prevede una riduzione tra il 20 e il 50%.
I più colpiti?
Da un lato l’universo della cosiddetta piccola borghesia, commercianti e artigiani, causa lockdown e riduzione generalizzata dei consumi. Poi vengono tutti coloro che avevano un contratto di lavoro a tempo determinato. Infine tutti coloro che fanno parte dell’economia border line, che lavorano in nero o in “grigio”.
Quanto preoccupa il caro bollette?
Molto. Già quest’anno, prima degli aumenti, il 15% delle famiglie aveva problemi a pagare una bolletta. Adesso per un altro 29% farlo sarà difficile. Due osservazioni. La prima: molto dipenderà dalle dimensioni di questo aumento.
La seconda?
Una considerazione più generale: c’è un ulteriore 33% delle famiglie che, se gli aumenti dovessero essere consistenti, farà fatica a farvi fronte.
C’è una percezione della gravità del problema energetico? O l’aumento è ricondotto a qualcosa di già visto in precedenza?
L’opinione pubblica si basa sull’esperienza quotidiana e sull’esperienza passata. In più, è difficile ipotizzare che gli italiani riescano a cogliere con precisione, per ora, la portata del fenomeno e degli incrementi. Un dato ovvio visto che non lo sanno neppure molti esperti o tecnici. Se adottiamo il suo punto di vista, se cioè allunghiamo lo spettro della crisi, al 29% di italiani in difficoltà dobbiamo aggiungere il quell’ulteriore 33%. Arriviamo al 62%. È un tema al calor bianco.
Più o meno sentito della pandemia?
Il 55% degli italiani teme di più la crisi economica, il 45% la pandemia. È così da tempo. Solo nell’ultimo periodo è aumentato il timore del Covid, causa variante Omicron; ma siamo sempre sotto il 50%.
Cosa può dirci del super green pass?
Si mantiene nel paese la frattura che conosciamo. Il 73% è d’accordo con il super green pass entrato in vigore il 6 dicembre, il 25% non condivide la scelta. Gli oppositori aumentano nel Nordest, dove passano dal 25% al 31%, nei ceti popolari, 25-29%, e tra i giovani, dove salgono al 34%.
Passiamo al lavoro. Di recente lei ha pubblicato dei dati riguardanti il mismatch tra domanda e offerta e le opinioni degli italiani. Cosa dicono i numeri?
Il 68% degli italiani è convinto che uno dei principali motivi per cui molte imprese non riescono a trovare addetti è legato al fatto che offrono stipendi troppo bassi, mentre il 49% ritiene che le imprese non trovino personale a causa del fatto che continuano a proporre contratti a tempo determinato. Vi è anche un 35% di italiani che ritiene che le persone non sappiano adattarsi o non vogliano fare sacrifici. Ma questi valori complessivi diventano più interessanti se andiamo a vedere i segmenti sociali.
Ad esempio?
Se facciamo le stesse domande alle persone in cerca di occupazione, l’84% dice che le imprese offrono stipendi troppo bassi, il 56% che le imprese offrono solo posti a tempo determinato. Se prendiamo la disponibilità a fare sacrifici, scendiamo dal 35% al 26%.
Chi pensa maggiormente che la disoccupazione sia dovuta alla indisponibilità a fare sacrifici?
I pensionati e i lavoratori autonomi. Se invece prendiamo gli operai, persone che lavorano, hanno esperienza e magari vorrebbero cambiare, il 70% di loro dice che le aziende offrono stipendi troppo bassi.
Tutte queste considerazioni hanno ricadute politiche?
Sempre. Nelle preoccupazioni lavoro ed economia sono al primo posto, mentre in cima alla classifica dei desiderata ci sono la stabilità, la calma. L’opinione pubblica non ha voglia di guerre politiche.
I primi due partiti, secondo i dati pubblicati da Ipsos sul Corriere della Sera pochi giorni fa, sono Pd (20,7%) e Lega (20,1%). FdI è sceso di un punto rispetto a un mese fa ed è al 18,8%. FI è vicina al 9%, M5s si mantiene intorno al 16%. Insomma non ci sono crisi verticali di consenso per i partiti che sostengono il governo. Anzi, M5s rispetto al mese di novembre guadagna lo 0,9%, la Lega l’1%, il Pd resta stabile e Forza Italia avanza un po’. Mentre chi cala, dell’1%, è FdI.
Il governo?
Sta discretamente bene, intorno al 59%; proprio come il presidente del Consiglio, che ottiene il 62% dei consensi. Un mese fa era al 64%, è una piccola diminuzione naturale, normale oscillazione. Il giudizio si può ritenere stabilmente positivo.
Però sono 4 punti in meno.
Le flessioni vere sono altre. Conte è passato dal 67% al 47% di inizio pandemia; Renzi ha toccato il 70%, nel dicembre 2016 era al 34%; Monti aveva iniziato al 67%, ha terminato intorno al 40%; Berlusconi nel 2008 aveva il 57%, nel 2011 il 27%.
Cosa può dirci sul Colle?
Tra i nomi che circolano gli italiani preferiscono Draghi, però il 60% vorrebbe che rimanesse alla guida del governo.
Il dato in suo possesso più significativo di tutti, a consuntivo del 2021?
La tensione sociale presente nel paese: il 65% degli italiani pensa che nel proprio territorio essa sia a livelli medio-alti. Vuol dire che, sotto la cenere, le braci sono accese.
Fuor di metafora?
La gente ha la sensazione che dal punto di vista economico la crisi non abbia ancora fatto vedere quello di cui è capace.
(Federico Ferraù)
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