SONDAGGI – Se guardano al futuro, negli italiani “prevale la paura”, sotto il peso di un’incertezza profonda e grave, e in cima alle loro preoccupazioni nei sondaggi ci sono l’inflazione e il lavoro: sette famiglie su 10, infatti, fanno i conti con questi due problemi. Precipita invece l’apprensione per la pandemia: oggi solo il 35% – l’anno scorso era il 65% – ritiene che il Covid-19 sia un’emergenza. E cala anche la fiducia nel governo e nel premier Draghi, chiamati ad affrontare un anno ricco di sfide importanti: da settembre a gennaio l’esecutivo ha visto erodere i consensi dal 56% al 51%, mentre il presidente del Consiglio ha lasciato sul campo ben 12 punti percentuali (dal 67% al 55%9.



E’ il quadro che emerge dai sondaggi condotti da Carlo Buttaroni, fondatore e presidente di Tecnè, secondo il quale gli effetti del caro vita, che oggi spaventano il 45% dei cittadini, è destinata a crescere nei prossimi mesi.

Caro bollette, Covid-19, crisi Ucraina-Russia: che cosa preoccupa di più gli italiani?

Senza dubbio il caro bollette e in generale il costo della vita. Era già fra le prime tre preoccupazioni nel 2021, adesso ha preso il sopravvento su tutti gli altri temi: il 45% degli italiani ha paura dell’inflazione.



Un trend in crescita nei sondaggi?

Sì. Negli ultimi sei mesi la percentuale è aumentata di 15 punti, visto che a giugno 2021 era al 30%. Ed è destinata a crescere ulteriormente nei prossimi due mesi, perché il caro bollette e il caro vita non hanno ancora dispiegato appieno i loro effetti. Il caro energia impatta su quasi tutti i prodotti, a partire dal carrello della spesa, e i servizi che acquistiamo.

Il caro energia può influire sulla percezione che gli italiani hanno sulla transizione green voluta dalla Ue?

Che tutti vogliano vivere in un mondo più pulito e meno inquinato, è una dinamica acquisita e consolidata da anni. Tutto questo però ha un costo. Le risposte alla domanda “Saresti disposto a sacrificare una parte del tuo reddito per salvaguardare l’ambiente?” cambiano molto in funzione della congiuntura, con un trend nei sondaggi molto altalenante: nei momenti in cui c’è fiducia e l’economia tira, si registra un atteggiamento più accondiscendente e disponibile, mentre nei periodi di crisi prevalgono quelli che sono d’accordo sul rispetto dell’ambiente a patto però che non costi più di quanto già spendono. E adesso siamo in un momento di incertezza e di crisi molto difficile.



A proposito di crisi, oltre all’inflazione, dai sondaggi gli italiani sono preoccupati anche per le prospettive del mercato del lavoro?

Il lavoro è ai primi posti dei sondaggi assieme proprio al caro vita: più del 70% degli italiani è preoccupato per entrambe le cose. Il nodo del lavoro interessa due gruppi di persone: chi il lavoro non ce l’ha e chi ha un lavoro precario, che non gli permette di mettere in piedi un progetto di vita.

Secondo gli ultimi sondaggi, però, abbiamo recuperato qualche posto di lavoro in termini di occupazione.

E’ vero, ma i nuovi lavori sono prevalentemente a termine e a basso salario. E questi due aspetti, precarietà e retribuzioni basse, che rappresentano due elementi endemici del mercato del lavoro italiano, si sono molto accentuati. Tanto che oggi c’è anche il problema della sotto-occupazione, che riguarda soprattutto giovani e donne.

Il combinato disposto di erosione dei redditi colpiti dall’inflazione e disoccupazione/sotto-occupazione possono creare focolai di tensione sociale?

Immaginare i conflitti e le grandi manifestazioni con milioni di operai in piazza degli anni Sessanta e Settanta è molto difficile, perché oggi mancano i grandi agglomerati di massa. Sette famiglie su dieci vivono si trovano a fare i conti con questi due problemi, ma oggi siamo in una società più disaggregata. Ciò non toglie che non covi della tensione sociale, c’è, è molto diffusa, erode il tessuto sociale del paese, ma non raggiunge dei picchi. Con una formula potremmo dire che la tensione sociale è un fenomeno ad alta frequenza, ma a bassa intensità.

Covid-19: secondo i sondaggi per gli italiani siamo ancora in emergenza?

Lo siamo molto meno rispetto a prima, tant’è che l’emergenza Covid è molto avvertita dal 35% degli italiani, mentre nel 2021 la percentuale era al 65%. Ma la cosa strana è che per la prima volta, da quando è scoppiata la pandemia, il trend della fiducia e quello dei contagi nei sondaggi non sono più inversamente proporzionali: scendono le infezioni e i ricoveri, ma cala anche l’indice di fiducia.

In Italia non c’è più l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto. Gli italiani sono sempre più insofferenti alle restrizioni anti-Covid? Vorrebbero più libertà, come già stanno facendo alcuni paesi europei?

Il 90% degli italiani è vaccinato e la gran parte possiede il Green pass. E se i negozi sono vuoti solo in parte dipende dalle restrizioni, ma in massima parte da una condizione di grande incertezza economica, come mostrano gli indici di fiducia in calo. Per la maggior parte della popolazione le restrizioni sono poco sentite. Pesano molto di più sulle attività economiche. Prenda i locali pubblici: per servire un caffè al banco l’esercente deve chiedere il Green pass e quella procedura, per quanto banale e veloce, ha un costo, soprattutto quando è rapportata ad alti numeri di affluenza della clientela. Senza dimenticare procedure e controlli.

Il governo Draghi si trova davanti a un anno molto difficile e a una serie di sfide impegnative. Gli italiani lo ritengono ancora adeguato alla bisogna? Quanta fiducia raccoglie nei sondaggi?

Il governo sta al 51%, rispetto al 51,6% di sette giorni fa e al 56% di settembre.

E il premier Draghi?

La fiducia in Draghi è al 55%, in calo di due punti percentuali nell’ultima settimana e di 12 punti rispetto a settembre.

Perché i trend nei sondaggi sono in discesa per entrambi?

Perché sono appena usciti da un periodo molto difficile. Innanzitutto per le scorie lasciate dalla battaglia del Quirinale. Le forze politiche, che stanno in larga parte nella maggioranza, sono uscite con le ossa rotte. Stando ai sondaggi, la rielezione di Mattarella per il 70% degli italiani è segno dell’incapacità dei partiti e solo per il 22% che è segno di buon senso politico. Colpa delle modalità con cui si è arrivati alla sua rielezione, con i partiti che hanno forzato quanto i Padri costituenti avevano previsto scegliendo per il capo dello Stato il mandato settennale. E non è una questione da dirimere solo in punta di diritto, è un problema che l’opinione pubblica ha colto in pieno. La rielezione di Napolitano era avvenuta in una congiuntura ben diversa e ben più difficile.

Altri fattori di appannamento del governo e del premier nei sondaggi?

La fiducia è in erosione da settembre. La contabilità dell’opinione pubblica è molto semplice: governi e presidenti del Consiglio vengono misurati rispetto a ciò che fanno. La messa a terra delle decisioni del governo, che aveva creato grandi aspettative, non c’è stata: nessuna grande riforma è stata attuata, la crescita ha iniziato a rallentare e le condizioni di vita delle famiglie e delle imprese non è migliorata granché. Tutto questo ha zavorrato la fiducia.

La corsa al Colle ha segnato una sconfitta dei partiti politici. Crescono fra gli elettori disaffezione, delusione, astensionismo?

Difficile prevederlo. Finora non abbiamo registrato grandi variazioni, il trend di chi non andrà a votare o è incerto su chi voterà oscilla sempre, in modo stabile, intorno al 40- 45%. Di certo, la vicenda Quirinale ha impattato sulla fiducia nei leader politici: ad eccezione della Meloni, in crescita, e della tenuta di Berlusconi, tutti gli altri hanno perso consensi fra i 3 e i 5 punti. I cali maggiori di appeal hanno colpito Salvini e Conte, considerati agli occhi degli italiani quelli che hanno gestito peggio la partita del Quirinale.

E dopo l’elezione di Mattarella come è cambiato il ranking dei partiti?

Di settimana in settimana Fratelli d’Italia e Pd si sorpassano l’un l’altro. Attualmente al primo posto dei sondaggi politici c’è Fratelli d’Italia al 21,9% (+1,3% rispetto ai sette giorni precedenti), seguito da Pd al 21,4% (+0,9%), Lega al 17,1% (-1,4%), M5s al 13,1% (-0,6%) e Forza Italia all’8,8% (-0,5%), ma questo calo arriva dopo una crescita molto robusta in piena partita del Quirinale, grazie alla centralità di Berlusconi.

L’ombra della guerra aleggia sulla crisi fra Russia e Ucraina. Quanto ne sono consapevoli gli italiani nei sondaggi?

Temono ovviamente una guerra, oltre tutto alle porte dell’Europa, non sanno ancora quanto potrebbe allargarsi e con quali effetti. Ma questo pericolo non è per ora entrato nella vita delle persone, perché c’è un immanente, il caro vita, molto più ingombrante del trascendente.

Con quale stato d’animo si guarda al 2022 stando ai suoi sondaggi?

Nel 2021 i consumi sono cresciuti più dei redditi, perché c’era fiducia e gli italiani risparmiavano di meno. Oggi prevale la paura, pesa una profonda incertezza, c’è opacità sul futuro, non solo sulle sorti dell’economia, ma anche in vista delle prossime elezioni: quale sarà il quadro politico? E con quale sistema elettorale si andrà al voto?

(Marco Biscella)

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