I sondaggi di Alessandro Amadori, da 20 anni nel settore delle ricerche di mercato, fondatore nel 1995 di Excalibur Sas e nel 2004 delll’Istituto Coesis Research, di cui è direttore, vanno controcorrente rispetto ad altri in circolazione. Se infatti la Lega è vista in calo, addirittura sotto il 30%, per Amadori è da novembre che la Lega risulta stabile al 31%, sebbene “noi l’abbiamo sempre valutata un po’ meno degli altri”. È d’accordo invece sulla crescita esponenziale di Fratelli d’Italia, ormai al 10%, che assieme al 6% di Forza Italia regalano a una ancora ipotetica coalizione di centrodestra un 47% di consensi, in vantaggio sul 41% che raccoglierebbe un altrettanto ipotetico blocco di centrosinistra (Movimento 5 Stelle al 17,5%, Pd al 19% e Italia Viva al 5%). Amadori esclude, quindi, ogni impatto di flussi elettorali dalle Sardine perché “sono solo il ricoagularsi della sinistra, di un movimentismo giovanile sempre esistito e che è solo un brand, come infatti si è registrato, e non una novità politica”.
Secondo alcuni sondaggi il trend della Lega è in calo, addirittura sotto il 30%, cosa che non accadeva da diversi mesi. Risulta anche a voi?
No, non ci risulta. La Lega è stazionaria, a parte ovvie oscillazioni dovute a minimi margini di errore statistico. Per noi è sempre al 31%, esattamente come a novembre.
La vicenda della nave Gregoretti può influire sulla Lega o il tema migranti non interessa più a nessuno?
Il tema immigrazione resta caldo, anche se sotto traccia rispetto a quello della crisi economica, che ora polarizza l’attenzione. Ma lo sfaldamento sociale causato da una perdita di identità e da una incombente possibile migrazione di massa nei prossimi anni resta alla ribalta.
Fratelli d’Italia è stabilmente oltre il 10%, in graduale ascesa nei sondaggi. A chi sottrae consensi? Alla Lega? A Forza Italia? Perché?
Li toglie a Forza Italia, incamerando consensi che furono del partito di Berlusconi. Fondamentalmente drena voti di elettori di centrodestra che non si identificano nella Lega, è un movimento di attrazione gravitazionale in uscita da quella che fu Forza Italia.
La coalizione del centrodestra oggi quanto vale secondo i suoi sondaggi?
Sommando la Lega al 31%, FdI al 10% e Forza Italia al 6% si arriva al 47% di consensi.
Davanti al centrosinistra, giusto?
Sì, una coalizione di centrosinistra con il Pd che è al 19%, il Movimento 5 Stelle al 17,5% e Italia Viva attorno al 5% si fermerebbe al 41-42%.
Manca grosso modo un mese al voto in Emilia-Romagna: lei conferma il testa a testa Bonaccini-Borgonzoni?
Più che un testa a testa è difficile prevedere come finirà. Il voto di lista premia il centrodestra, mentre il voto per il candidato presidente premia Bonaccini. La sensazione è che sia in vantaggio il presidente uscente. Quando in una Regione c’è apprezzamento per l’opera amministrativa, non si registrano cambiamenti: l’Emilia è una Regione che in pratica si amministra da sola, qui la gente è soddisfatta, e lo ha riconosciuto anche Salvini.
C’è però un elemento nuovo, le Sardine. Che flussi elettorali muovono? Cosa dicono i sondaggi?
Sono una finta novità.
Perché? Sono sempre elettori di sinistra?
C’è sempre stata un’area di movimentismo giovanile complementare ai partiti. Le Sardine rappresentano un processo di riaggregazione di una componente con forte sentimento di sinistra, sono più un brand, e infatti si sono anche registrati come marchio, che catalizza una componente di elettorato potenziale che c’era già, non sono una novità politica.
Nel suo complesso la legge di Bilancio 2020 quanto piace agli italiani? Come viene percepita nei sondaggi?
Sfido chiunque a dire che l’ha letta veramente. C’è dibattito tra opinion leader, ma non tra i cittadini. L’impressione è che sia una legge con forte attenzione alle tasse, ma più in là di questo non si va. Gli italiani non sono un popolo di economisti.
Subiscono quello che arriva dall’alto?
Si fanno un’opinione a spizzichi e bocconi. Il sentimento complessivo è di una legge di bilancio che aumenta le entrate, cioè a pressione fiscale non calante. Quello che passa è un giro di vite sull’evasione fiscale.
In questo momento qual è l’opinione degli italiani: meglio andare al voto o continuare la legislatura fino alla sua scadenza naturale?
Gli elettori non amano andare a votare ogni tot, salvo ragioni eccezionali. C’è inerzia nei confronti del voto: pur non essendo soddisfatti, il ricorso alle urne viene vissuto come una misura forte. Vogliono che il paese sia governato e che vengano affrontati i problemi: l’indebolimento del welfare, il lavoro che prima dei 35 anni e dopo i 50 è impossibile da trovare, il rischio chiusura di aziende come l’Ilva, i ponti che crollano. Insomma, è come se dicessero: datevi da fare; poi, se non ci riuscite e se proprio ci chiamate a farlo, al voto ci andiamo.
(Paolo Vites)