Si avvicina l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, visto che Sergio Mattarella si è reso indisponibile a un secondo mandato. Nonostante questo, secondo quanto ci dicono i sondaggi dell’Istituto Piepoli, Mattarella rimane la figura che più gli italiani vorrebbero di nuovo al Quirinale: “Ma attenzione” ci ha detto Alessandro Amadori, vicedirettore dell’Istituto Piepoli, “perché le prime tre posizioni di questa classifica di preferenze sono tutte minoritarie, non c’è una di loro che abbia al momento un consenso plebiscitario”.
Queste tre figure sono, nell’ordine, Sergio Mattarella al primo posto, Mario Draghi al secondo e Silvio Berlusconi: “Il presidente di Forza Italia è la grande sorpresa di questa corsa al Quirinale perché sono ormai settimane che si pone tra i primissimi favoriti. Lo fa in forza del suo passato politico, della sua parabola e soprattutto perché, rispetto agli avversari, parte da una base di circa il 10% che corrisponde esattamente all’elettorato del suo partito. Berlusconi incarna Forza Italia, è una figura paragonabile al presidente argentino Perón e a quello francese De Gaulle, che hanno dato vita a fenomeni come il peronismo e il gollismo”.
Tre nomi tra i più gettonati, secondo i vostri sondaggi: Mattarella, Draghi e Berlusconi. Con che percentuali?
Va detto innanzitutto che nessuno di questi tre nomi aggrega la maggioranza degli italiani. Parliamo di consensi minoritari, è una classifica in cui vince chi ha la nicchia più grande, non ci sono nomi plebiscitari. Le percentuali sono comunque il 14% nel caso di Mattarella, il 13% in quello di Draghi e il 9% in quello di Berlusconi.
Dunque non c’è un gran distacco fra loro.
No, infatti. C’è solo un fenomeno nell’ambito di questa piccola guerra di nicchie ed è il fenomeno Berlusconi, quello che da settimane ottenne la nicchia un filino più alta degli altri. Parte da un 7,10% di Forza Italia che, va detto, è tutto un suo voto personale.
È una percentuale di voto a Berlusconi, non al partito, dunque.
Esattamente. È un fenomeno unico in Italia perché è davvero la reincarnazione di quello che è stato Perón in Argentina, nel senso che avere un proprio popolo che vale ancora il 10% degli elettori non è cosa da poco. Un popolo legato alla sua figura personale, alla sua parabola, un po’ come sono stati Perón e De Gaulle in Francia. È vero che dopo la morte di quest’ultimo è rimasto il cosiddetto gollismo, però è un modo di intendere la politica, non è un’eredità diretta. Quello di Berlusconi è un fenomeno irripetibile.
Senza voler essere offensivi, ma pensando che la carica al Quirinale dura ben sette anni, Berlusconi non ha già un’età un po’ avanzata?
Sì, però l’opinione pubblica giustamente non fa i conti anagrafici, nessuno esprime la sua opinione in base all’aspettativa di vita, questo forse lo fanno di più gli osservatori e i tecnici, ma i cittadini pensano al personaggio sulla scena. Come dice il professor Piepoli fino a un minuto prima della morte siamo vivi.
A seguire quali altre figure abbiamo?
Figure più di significato simbolico-culturale come Emma Bonino, anche lei al 9%. Anche lei con un suo popolo e una sua credibilità. Poi figure istituzionali come Marta Cartabia al 6%. Anche Prodi ha un suo popolo anche se più piccolo di quello di Berlusconi.
Amato? È un nome che viene fatto spesso.
È molto lontano dall’immaginario collettivo perché troppo lontano, legato a una fase politica ormai quasi dimenticata, tocca solo l’1%. È una classifica che premia Mattarella, che vorrebbe Draghi al Quirinale e che può gradire candidature terze. Però, alla fine, premia Berlusconi.
Quanto pesa su Draghi la lotta al Covid e il fenomeno dei no vax e dei no green pass?
Gli italiani lo gradiscono sia al Quirinale che a maggior ragione a Palazzo Chigi. Dovendo scegliere vorrebbero che rimanesse a Palazzo Chigi. Se però lo si testa come presidente della Repubblica è gradito anche come presidente.
E’ amato, insomma?
No, Draghi non suscita amore, però è molto stimato. Un po’ come un grande chirurgo che si rispetta profondamente, gode di reputazione, è una figura fredda ma molto apprezzata per competenza e credibilità internazionale.
E i no vax?
I no vax sono minoritari. Se guardiamo i sondaggi sulla propensione alla vaccinazione vediamo una percentuale molto alta di italiani, intorno al 90%, che accettano volontariamente il vaccino. I no vax rappresenta quel 10% che è una percentuale fisiologica in ogni paese, c’è sempre un’area minoritaria che contesta. Se ne parla molto ma non hanno un grande peso.
Vedendo Bonino e Cartabia così distaccate, c’è da pensare che la figura femminile in un ruolo così alto non sia gradita dagli italiani?
C’è anche la senatrice Segre che gode di qualche punto percentuale. Non credo però che il motivo sia perché sono donne, o forse solo in parte. Sono figure che oggettivamente hanno inciso poco nell’immaginario. La Cartabia è conosciuta da una minoranza: onestamente quando si parla di giuristi della Corte costituzionale non molti prestano attenzione. Bonino è nota, però aggrega un po’ meno perché è una figura che ha una forza nel momento in cui è fuori del sistema. Lo stesso vale per la Segre. Non pesa il genere ma il fatto che sono figure di cui si parla poco. Quanto ha inciso Berlusconi e che visibilità ha Draghi rispetto a loro? Non c’è paragone.
(Paolo Vites)
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