Come si presenta l’Italia in questa emergenza coronavirus? Quali sono le preoccupazioni maggiori, la salute o il lavoro? Come viene percepito il nostro sistema sanitario alla luce di uno sforzo mai affrontato in precedenza? Secondo Carlo Buttaroni, presidente dell’istituto di sondaggi Tecnè e direttore di T-Mag, “la fiducia nella politica non è mai stata così bassa come oggi: il 64,1% degli italiani dice di non fidarsi del governo”. Per il 62% la preoccupazione maggiore rimane il virus, ma, aggiunge Buttaroni, “paura per la salute e paura del futuro economico non si possono scindere, viaggiano in parallelo, visto che il 54% degli italiani teme di perdere il lavoro”.



In Europa è in corso un grande dibattito al centro del quale ci sono le misure economiche. Quanta fiducia hanno gli italiani nei confronti della Ue? Sta prevalendo la volontà di uscire dall’Unione?

Si registra un netto calo della fiducia degli italiani verso la Ue rispetto a un anno fa. Il 65% non ha fiducia negli interventi che farà l’Unione Europea, contro il 30% che invece si fida.



Questo calo vistoso è da attribuirsi agli atteggiamenti di paesi come Olanda e Germania?

Non solo: è in atto una discussione che dura da più di un mese, dall’inizio dell’emergenza, che non ha finora trovato risposte. Si parla sempre e soltanto di un futuro prossimo, che non è neanche prossimo, rispetto a una emergenza che richiede innanzitutto delle risposte.

Cosa prevale di più, la paura per la propria salute o per la crisi economica che arriverà?

Prevale la paura di contrarre il coronavirus, ma moltissimi italiani fanno i conti anche con un’altra paura, che cammina in parallelo, cioè quella economica. Non è corretto metterle in alternativa: spaventano tutte e due.



In che percentuali?

È impossibile scindere l’aspetto sanitario da quello economico, la maggioranza degli italiani li sperimenta entrambi. Il timore del virus è espresso dal 62% degli italiani e il 54% di chi ha un lavoro ha paura di perderlo, compresi i dipendenti pubblici.

È quindi scarsa la fiducia nelle misure del governo?

Teniamo conto che 4 milioni e mezzo di persone su 23 milioni non sono lavoratori dipendenti, uno su cinque, e quasi tre su cinque sono lavoratori stagionali o a tempo determinato, cioè 8 milioni di lavoratori. Questa crisi la risentiranno in modo particolare e non hanno neanche ammortizzatori sociali in grado di venire incontro alla loro crisi economica. La fiducia nel governo è scesa dal 31,8 al 30,9%.

Fiducia nella sanità?

La prima risposta data all’emergenza con il sacrificio di tanti medici e infermieri ha fatto crescere la fiducia. Oggettivamente le infrastrutture sanitarie, pur soggette a tagli in questi anni, hanno dato buona prova di sé e i giudizi sono migliorati. A essere criticata dall’opinione pubblica è invece la gestione. Tutto quello che è extra-ospedaliero ha presentato oggettive difficoltà, dalle Rsa all’assistenza domiciliare. Ma non c’entra solo il Covid-19, c’è tutto il panorama della salute degli italiani, a partire dai pazienti cronici, che hanno dovuto rinunciare all’assistenza di cui godevano prima. Gli italiani apprezzano lo sforzo del personale medico, sono più critici sul sistema.

C’è più fiducia nella politica o nella Chiesa?

Più nella Chiesa, storicamente è sempre stato così. La politica poi si trova a uno dei punti più bassi della storia. Il Papa oggi gode di un grande consenso e riconoscimento. Ha compiuto gesti simbolici molto forti, che rimarranno nella storia. Pensiamo alla benedizione in piazza San Pietro e alle parole pronunciate, non solo in quella occasione: sono tutti gesti forti che incidono profondamente sul ruolo della Chiesa.

L’Italia è spaccata in due dal virus. Tra Nord e Centro-Sud si nota qualche differenza nel modo di affrontare la situazione?

Nel complesso non si notano grandi differenze sulla reazione all’emergenza sanitaria ed economica. Anche tra le regioni non ci sono grandi differenze. Il Nord si fida soprattutto dei governatori e il Sud dello Stato. La vera sfida in questa tragedia non è tanto cosa sta succedendo adesso. Sarà la risposta al dopo a fare da discrimine.

Leggi anche

VACCINI COVID/ Dalla Corte alle Corti: la neutralità che manca e le partite aperteINCHIESTA COVID/ E piano pandemico: come evitare l’errore di Speranza & co.INCHIESTA COVID BERGAMO/ Quella strana "giustizia" che ha bisogno degli untori