L’Italia sul vaccino è divisa in tre: ci sono quelli che si vaccinerebbero subito, quelli che stanno alla finestra per vedere cosa accade, e quelli che al momento sarebbero intenzionati a non vaccinarsi. Anche sulla questione obbligatorietà/facoltatività del vaccino l’Italia appare divisa, ma c’è una maggioranza relativa che propende per la possibilità di scelta. È quanto ci suggeriscono i sondaggi condotti per Agorà (Rai 3) da Emg Different di Fabrizio Masia. Dati che sono cruciali per capire quali saranno le decisioni più strategiche da prendere, anche politicamente, in vista dell’avviamento di un piano di vaccinazione.
Quali sono al momento gli umori degli italiani rispetto al vaccino contro il Covid?
Abbiamo un’Italia divisa in tre. C’è un terzo di italiani che si vaccinerebbe subito. Un terzo invece è alla finestra e cerca di capire cosa succederà, ma lo vedremo da febbraio in poi: dipenderà dai tempi, dalla velocità di vaccinazione, da tutta una serie di questioni legate agli effetti dei medicinali, ai risultati, alla logistica etc.
E l’altro terzo?
Poco meno del 30% della popolazione, allo stato attuale, è intenzionata a non vaccinarsi. Questa però è una fotografia dell’oggi, le opinioni cambiano e i comportamenti anche, di conseguenza.
Come motivano questa intenzione?
O in generale sono contrari alle vaccinazioni, ma questo non lo sappiamo, o pensano che laddove si vaccinasse l’intera popolazione loro non avrebbero bisogno di vaccinarsi.
Sull’obbligatorietà e facoltatività quali sono le posizioni degli italiani?
Anche qui abbiamo un’Italia molto divisa. C’è un 49% della popolazione che preferirebbe che il processo fosse lasciato alla libertà dei singoli e quindi che il vaccino fosse facoltativo, un altro 46% propende per l’obbligatorietà. Di questi ultimi, circa il 23% pensano che il vaccino dovrebbe essere obbligatorio per i soggetti a rischio, l’altro 23% pensa che dovrebbe essere obbligatorio per tutti.
Quindi l’obbligo che reazioni provocherebbe?
Porre l’obbligo potrebbe creare parecchi malumori nella popolazione, la tendenza è voler lasciare la libertà di scelta. È anche vero che di fronte a questa libertà di scelta al momento non c’è esattamente un 90% che si vaccinerebbe subito senza problemi, e questo apre a una serie di auspici.
Quali?
Che ci sia il vaccino rapidamente e in tante dosi. Che questa distribuzione possa avvenire rapidamente. E che gli effetti e l’efficacia siano effettivamente quelli che sono stati dichiarati, studiati e certificati. Infine, sarà necessaria una moral suasion, una grande comunicazione perché la gente vada a vaccinarsi. Se andiamo a vedere la percentuale della vaccinazione per l’influenza, per esempio, negli ultimi anni si sono sempre raggiunte percentuali inferiori al 20%. Certo questa non è un’influenza, è un caso diverso, ma la questione è da monitorare, perché laddove viene lasciata la libertà di vaccinarsi o meno è importante che ci sia una comunicazione e una diffusione importante. Ci sarà un grande lavoro da fare da parte dei media e delle istituzioni.
C’è scetticismo?
Non lo chiamerei scetticismo e nemmeno pessimismo. C’è una situazione da monitorare nel tempo per capire cosa accadrà di fronte a questa attesa (la chiamerei così). Ci sono i pionieri che andranno a fare il vaccino subito. È probabile, specialmente se il vaccino si mostrerà efficace, come promette di essere, che si porteranno dietro a ruota tutti gli altri.
Quanto sarà importante il lavoro di persuasione anche da parte della politica?
Di fronte a un’operazione che, stando a quanto dice la scienza, deve raggiungere una penetrazione del 70% per arrivare all’immunità di gregge, se non c’è l’obbligo servono dei testimonial, ma i testimonial non possono appartenere solo alla classe politica. Devono appartenere a tutte le classi dirigenti del Paese.
A chi pensa?
A persone con un seguito sui social, persone seguite e apprezzate dal mondo della scienza, dell’imprenditoria, anche dello spettacolo. Non è necessaria solo un’operazione di convincimento, quindi una buona qualità della comunicazione, è necessario che la voce arrivi. Più canali si attivano meglio è.
Su quale consenso il governo può contare in questo momento, anche ai fini di una operazione di convincimento?
Il consenso nel governo è un po’ sceso, anche in concomitanza della seconda ondata che ha portato sfiducia. La fiducia è al 33%, non è altissima, ma come dicevo non si può identificare questa capacità di portare la gente a vaccinarsi solo con la capacità di convincimento da parte del governo. Dovranno attivarsi i governi territoriali, i sindaci, la scienza, i medici di base stessi. Deve essere un lavoro capillare e collettivo, con tutte le modalità comunicative possibili.
A meno che non si voglia porre l’obbligo.
Certo, ma questo prevedrebbe tutta un’altra serie di altri problemi e possibili reazioni, anche pensando a quella che è l’indole naturale del nostro Paese.
(Emanuela Giacca)