Non si ferma la cavalcata di Fratelli d’Italia che dopo la vittoria elettorale, secondo l’ultimo sondaggio effettuato dall’Istituto Tecné, guadagna un altro 2% in più, portandosi a quota 28% dei consensi degli italiani. Tutto merito di Giorgia Meloni, come ci ha spiegato in questa intervista Carlo Buttaroni, sondaggista, fondatore e presidente di Tecnè, perché “ha saputo trovare un modello comunicativo diverso da quello che aveva quando era all’opposizione, presentandosi con un linguaggio moderato, cauto e ponderato, che evidentemente piace agli italiani”.
Allo stesso tempo, invece, il Partito democratico continua la sua discesa, perdendo un altro 1,6% di consensi e posizionandosi al 17,5%, a oltre dieci punti di distanza da FdI. Questo mentre il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte cresce dell’1,2%, salendo al 16,6%, a una incollatura quindi dal partito di Letta: “Il M5s sta prendendo i voti da quelle aree sociali di disagio del paese che il Pd ha smesso di frequentare”, ci ha detto ancora Buttaroni, “e può ambire a crescere ancora e si prepara al sorpasso diventando la forza di una sinistra che va ben oltre il Pd”.
La continua crescita di Fratelli d’Italia si può motivare anche con l’entusiasmo che il nuovo presidente del Consiglio sta suscitando in questi primi giorni di governo o piuttosto a un Pd che sembra totalmente nel caos?
Tutte e due le cose. Da una parte, c’è una coalizione guidata da un partito, e soprattutto da una leader, che non solo ha una cifra comunicativa che gli italiani sembrano apprezzare molto. Dall’altra, c’è invece un Pd che ha perso il contatto con la sua area politica e sembra senza rotta.
Un’area politica che sembra stia occupando il M5s, ancora in crescita, è così?
Probabilmente sì, per due motivi. Spesso viene sottovalutato come Giuseppe Conte non sia solo il leader di un movimento di protesta, ma anche un leader con esperienza di governo. Il fatto che abbia fatto il presidente del Consiglio con due maggioranze diverse lo rende un leader più solido che solo un leader di opposizione. Ha un programma politico, soprattutto un indirizzo politico molto chiaro, facilmente comprensibile per quella parte di elettori che gravitano nel centrosinistra, probabilmente più a sinistra del centrosinistra. Un’area che il Pd ha trascurato, spostandosi su posizioni tradizionalmente occupate di area socialdemocratica e liberale.
Si può dire che i Cinquestelle non sono più il movimento che conoscevamo, quello dei vaffa, dell’opposizione dura e pura, ma una forza politica oggi più stabile?
Assolutamente sì. Si è stabilizzato, può ambire a diventare un partito tra il 15 e il 20%, dipende dall’evoluzione del Pd. Però non è più il partito del 2018, anche se ha meno consensi, perché l’esperienza di governo, se ha fatto perdere i consensi dell’area di protesta, ha dato al Movimento una immagine più stabile.
La crescita dei pentastellati si può collegare anche a quanti non sono d’accordo con il sostegno militare all’Ucraina? E’ l’unico partito che in questo senso veleggia rispetto alla posizione di tutti gli altri.
In parte sì, raccoglie quell’area di opinione pacifista di ispirazione cattolica e progressista che è contro il sostegno militare, ma la sua forza vera in questo momento è l’insediamento nelle aree dove la crisi sociale è più acuta, quelle periferie sociali che il Pd ha smesso di frequentare.
Forza Italia è leggermente in calo, meno 0,5%. Colpa dell’atteggiamento contraddittorio e delle bizze di Berlusconi?
Solo in parte, ma non in modo esagerato. Anche la Lega sta perdendo lo 0,4% e la flessione di questi due partiti deriva anche dall’attenzione che c’è verso Meloni e il suo governo.
A cosa dobbiamo questo sucesso della Meloni anche rispetto agli alleati?rappresentano il vecchio?
E’ una questione di cifra comunicativa. Giorgia Meloni ha trovato il registro giusto, sa comunicare in modo ponderato, molto cauto e misurato nelle parole. La Meloni istituzionale è una personalità nuova rispetto alla Meloni che era all’opposizione. Sia Salvini che Berlusconi rappresentano se stessi. Il primo è stato al governo, anche Forza Italia lo è stata con Draghi, e Berlusconi non lo scopriamo certo oggi. La Meloni rappresenta una novità, è la prima volta che va al governo e trovando il registro giusto ha acceso il consenso nei suoi confronti.
Secondo il vostro sondaggio, la fiducia nei confronti di Giorgia Meloni è al 53,4%. E’ un buon risultato, superiore o inferiore a quello che aveva Draghi?
Rispetto al Draghi dell’ultima fase è superiore. E’ invece più bassa di quando Draghi si è insediato, ma è impossibile fare il paragone. Allora tutti i partiti, tranne Fratelli di Italia e Sinistra italiana, lo sostenevano. E’ un buon consenso, superiore a quello di cui gode il suo governo, che è del 50%.
Calenda e Renzi sono in leggera flessione: per quale motivo?
Fratelli d’Italia è un partito che raccoglie consensi anche trasversali. Per Azione e Italia Viva si tratta di un problema di assestamento. Non è detto che invece comincino a guadagnare consensi nel momento che le geometrie politiche andranno a consolidarsi, consensi sottratti al Pd e anche al centrodestra. Nel nostro sondaggio abbiamo chiesto su quali rotte dovrebbe muoversi il Pd, abbiamo visto che c’è una maggioranza che si orienta verso il M5s e una quota notevole che vorrebbe una collocazione liberale e socialdemocratica. In questo momento il Pd è in mezzo al guado. Il fatto che i suoi elettori si dividano con i Cinquestelle e una quota consistente verso Calenda e Renzi ci dice di un partito che non è oggi un polo attrattivo.
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