L’ultimo importante sondaggio sui due candidati alle elezioni per la carica di Presidente degli Stati Uniti, che si è tenuto pochi giorni fa, vede il democratico Joe Biden avanti di otto punti sul presidente uscente Donald Trump (48% contro 40%). “Trump sta pagando la sua condotta durante la pandemia di coronavirus – dice Giovanni Forti, sondaggista di Youtrend – e sono soprattutto gli anziani, che nel 2016 lo avevano votato in massa, che lo stanno abbandonando”. Per Joe Biden, invece, dopo l’endorsement di Bernie Sanders “c’è solo il problema dello scandalo sessuale che lo coinvolge, meno grave di quelli di cui era stato accusato Trump, ma l’elettorato democratico, soprattutto quello femminile, è molto sensibile a questo tema”. Resta, aggiunge Forti, come punto fondamentale per la vittoria di uno o dell’altro il tema dell’economia: bisognerà vedere da qui a novembre che danni reali avrà provocato il virus.



Biden stacca Trump di otto punti percentuali. A cosa è dovuto, alla crisi del Covid?

Sì. Trump nel corso dell’epidemia ha avuto un andamento a onda: un aumento durante le due prime settimane di aprile e poi un calo abbastanza evidente in seguito. La stessa Fox News, emittente di destra, nel sondaggio precedente dava i due candidati appaiati al 42%. Quello che Trump poteva aver guadagnato nelle prime settimane di epidemia, con le task force e il vicepresidente Pence, sembra svanito: una situazione simile a quella pre-coronavirus, quando Biden era dato a +7, +8, +9 a seconda dell’orientamento politico degli istituti di sondaggi.



Oltre al virus ci sono altri elementi che determinano questa perdita? La disoccupazione, le misure economiche insufficienti? 

Sicuramente l’economia è il tema centrale, perché al momento in cui si andrà al voto a novembre saranno passati sei mesi dal picco dell’epidemia, mentre si sentiranno gli effetti della crisi economica. Quello sarà il tema portante.

E gli scontri razziali di Minneapolis potrebbero portare a un nuovo calo?

Il caso Minneapolis o lo scontro con Twitter potranno alterare i sondaggi nelle prossime settimane, perché Trump, come sempre, sta prendendo posizioni forti e impopolari. Ma a meno che questi elementi non si prolunghino fino a novembre, non influiranno sul voto. L’economia invece peserà molto.



Nella scelta su chi votare, quanto contano le “identità americane”, come gli afro-americani o gli abitanti delle zone rurali?

In America il voto è sempre molto polarizzato: gli afro-americani, i bianchi, quelli che vivono nelle zone rurali decidono ogni elezione. Per il sistema americano, che prevede il voto Stato per Stato e una attribuzione dei grandi elettori, pochi Stati selezionati, in base alla popolazione, sono decisivi. Il vantaggio a Trump è dato dai maschi bianchi che non sono andati all’università: sono una categoria forte negli stati del Midwest. Poi ci sono altri Stati, dove Trump ha vinto nel 2016, che adesso potrebbero invece essere in gioco, visto che sta aumentando la popolazione ispanica, per esempio in Arizona o anche nella North Carolina: qui Trump aveva stravinto, mentre oggi non è sicuro possa succedere ancora. Il voto degli ispanici, unito a quello degli anziani, in Florida sarà decisivo e Biden è già in vantaggio. Vincere in due o tre Stati così per Biden può significare la vittoria.

Biden sta andando meglio di quanto stesse andando la Clinton nel 2016. Ha 1.566 candidati e gliene servono 1.991. E’ davvero lui l’anti-Trump?

Sì, all’interno del Partito democratico già con i voti nella seconda metà di marzo era abbastanza probabile che sarebbe stato lo sfidante di Trump. Poi a fine marzo l’endorsement di Sanders, che pure continua a raccogliere voti e delegati per spostare a sinistra il partito, lo ha reso il candidato unico.

Sanders riuscirà questa volta a ritagliarsi un posto nel Partito Democratico o anche questa volta sarà lasciato fuori?

Nonostante non abbia vinto le primarie nel 2016 e nel 2020, Sanders è stato importante dal punto di vista ideologico, spostando la posizione dei Democratici a sinistra come non accadeva da decenni. Se pensiamo a Clinton e a Obama, in fondo erano dei moderati; grazie a Sanders, invece, il partito si è spostato molto a sinistra.

Le accuse di abusi sessuali mosse dalla sua collaboratrice Tara Reade quando Biden era governatore del Delaware potranno pesare nei prossimi mesi o sono già state archiviate?

Sicuramente potranno avere più peso di quelle rivolte a Trump, e che forse erano anche più gravi, perché l’elettorato democratico è molto più sensibile al tema, soprattutto quello femminile, che potrà decidere di non andare a votare. La rilevanza di questo tema dipende dall’attenzione mediatica: se diminuirà, difficilmente sarà un fattore decisivo per il voto; se invece si continuerà a mettere queste accuse in primo piano, diventerà un tema rilevante.

(Paolo Vites)

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