Se si votasse oggi per le elezioni europee, si legge nei sondaggi dell’Istituto Tecnè da poco resi noti, la Lega sarebbe sempre primo partito con il 32,2% mentre il Movimento 5 Stelle recupererebbe in modo tale da non rischiare di scendere sotto a quel 20% che in molti, Berlusconi in primis, vedono come il crollo dei grillini. Si piazzerebbe infatti al 21,5%. Ma se si votasse per le politiche, ci ha detto Carlo Buttaroni presidente dell’istituto di sondaggi, i 5 stelle andrebbero molto meglio, arrivando al 22,3%: “Questo perché la Lega rispetto al voto europeo ha un elettorato molto motivato, cosa che non hanno invece i 5 stelle”. Per quanto riguarda invece i prossimi ballottaggi comunali, Buttaroni vede il centrodestra vincente, “come sempre dal 2015, in quanto unica forza politica in grado di formare una coalizione di vari partiti”.



Nonostante le crisi interne di governo, se si votasse oggi per le europee la Lega sarebbe ben in testa, con il 32,2%, qual è il motivo?

In realtà la Lega subisce una flessione con una differenza di un punto tra le politiche e le europee (31,2%) che è determinata da una minore partecipazione al voto generale per le europee. Questo in qualche modo premia la Lega perché ha un elettorato più motivato, rispetto agli altri partiti che invece soffrono di più l’astensione.



Sempre parlando di europee il Pd per un pelo non raggiunge il Movimento 5 Stelle: 21,4% contro il 21,5%, quale il significato?

Il Pd è stabile, ha una quota di elettori con un grado di militanza maggiore che vota anche le europee e un elettorato di opinione che si attiva con le elezioni politiche.

La soglia del 20% che in molti dubitano il M5S possa oltrepassare, nei vostri sondaggi è superata con il 21,5%, buon risultato per un partito dato in crisi da tempo, no?

Anche il M5S rispetto alle politiche però perde con una flessione dello 0,8%, quasi un punto percentuale. In questo caso è la motivazione opposta a quella della Lega, i 5 stelle hanno un elettorato meno motivato rispetto alle europee e subiscono un maggior astensionismo. I 5 stelle hanno recuperato un po’ di consenso che alle europee potrebbe però non essere tale.



Che previsione di massima può fare per i prossimi ballottaggi comunali?

Il centrodestra andrà bene, come accade ormai dal 2015, perché è di fatto l’unica coalizione capace di mettere in campo più partiti, è il vero punto di forza. Il centrosinistra ruota attorno a un Pd che rimane debole e non riesce a essere aggregante di liste civiche e forze locali in grado di farlo diventare competitivo. Il M5S corre da solo e il risultato non sarà positivo.

I dati economici ci dicono di una certa ripresa, quanto incide questo sui sondaggi?

È una boccata di ossigeno, ma dal punto di vista dello stato dell’economia dobbiamo andarci cauti, la crescita dello 0,2% è una crescita contrattuale.

Cioè?

Nei due trimestri precedenti il Pil ha registrato due segni negativi di seguito. Questo, come dice anche l’stat, è un recupero di quello che si era perso più che una crescita. Siamo usciti dalla recessione tecnica, ma di crescita è ancora troppo presto parlarne. Al momento possiamo stare sulle cifre di questo 0,2% che il governo e altri istituti di ricerca hanno indicato.

Questo risultato aiuta la Lega con i ceti produttivi, specie quelli del nord est che sono sempre stati critici verso Salvini?

No, perché in realtà questa crescita è determinata da un miglioramento dell’export che da una crescita della domanda interna e aggregata. A beneficiare sono solo alcune tipologie di imprese.  Export significa uscire dall’ambito comunale ma non da quello regionale. Deve crescere la domanda interna per far bene alle imprese.

Il caso Siri quanto pesa sul governo?

Al momento non sembra intaccare i consensi, anche se la maggioranza degli elettori ritiene opportune le sue dimissioni. Ma dal punto di vista dei consensi Lega e M5S sembrano non risentirne. È un problema di rapporti politici nel governo dove i due partiti hanno posizioni molto diverse. C’è un conflitto molto forte in corso. Non è facile un equilibrio che soddisfi sia Lega che i 5 stelle. Conte ha una bella gatta da pelare e dall’equilibrio che potranno trovare ne beneficerà uno soltanto o tutti e due ne avranno un danno.

A proposito di Conte, come è oggi il suo apprezzamento?

Conte è un punto di equilibrio fra due partiti che tirano la corda in direzioni opposte. Il suo apprezzamento sta calando perché degenera la fiducia nei confronti del governo, anche se perde meno dell’esecutivo perché visto come punto di mediazione. Teniamo conto che il 48% degli elettori ritiene che dopo le elezioni europee ci sarà una crisi di governo.