SONDAGGI – Più di un italiano su due esprime un giudizio sfavorevole all’ipotesi di federazione fra Lega e Forza Italia, che invece “piace” al 26%. Fra gli elettori di centrodestra, il 47% dà una valutazione positiva, mentre i contrari sono il 41%. Se poi si restringe il campo agli elettori di Lega e Forza Italia, due terzi promuovono il progetto, a fronte di un 24% che dichiara l’opposto.



Carlo Buttaroni, presidente di Tecné, ha voluto saggiare il terreno a un’operazione che, da un lato, potrebbe semplificare la geometria del centrodestra e, dall’altro, attira l’attenzione del 20% di cittadini italiani che non vota o che è indeciso a quale partito dare la propria preferenza. Ma Buttaroni ci tiene subito a precisare una cosa: “Al momento siamo ancora alle prime impressioni, la federazione Lega-Forza Italia per adesso è solo un titolo, che va ancora riempito di contenuti e di politica”.



Come valutano gli italiani l’iniziativa di Salvini e l’apertura di Berlusconi a una federazione Lega-Forza Italia?

L’operazione coinvolge direttamente una quota circoscritta di italiani, quelli che votano Lega e Forza Italia. Questo spiega perché solo il 26% è favorevole all’idea della federazione fra il partito di Salvini e quello di Berlusconi, mentre il 55% degli italiani esprime un giudizio non favorevole. La percentuale risente del fatto che molti, non votando né per la lega né per FI, giudicano questa unione una minaccia per la propria forza politica. In più ci sono altri che, per ragioni generali, la considerano sbagliata.



E fra gli elettori del centrodestra?

I favorevoli alla federazione sono il 47%, mentre i contrari sono il 41%. Se poi circoscriviamo il perimetro ai soli elettori di Lega e Forza Italia, vediamo che i favorevoli salgono al 66% e i contrari si fermano al 24%.

Che cosa le suggeriscono questi numeri?

In questo momento è come se noi ragionassimo su un disegno, ma sul piano è come se mancasse l’anima, in questo caso specifico la politica.

Cosa intende dire?

A contare non è tanto che due partiti si mettano insieme, è più importante vedere quale politica esprimono. Se questa prospettiva dovesse concretizzarsi, ci troveremmo di fronte a un’alleanza che assomiglia molto a quella fra Cdu e Csu in Germania. La Lega sarebbe la Csu, non tanto per i numeri, ma perché è un partito che ha ancora un forte baricentro spostato al Nord, con governatori – da Zaia a Fedriga e Fontana – che hanno un profilo che si abbina meglio alla cultura dei popolari-autonomisti europei piuttosto che a quel nazionalismo che costituisce oggi l’alveo in cui si colloca la Lega nel Parlamento europeo.

Che cosa ne potrebbe scaturire?

Tenendo conto che Fratelli d’Italia si colloca ormai stabilmente nell’ambito dei partiti conservatori e che la Lega è nel gruppo Identità e Democrazia, ma non dà sempre l’impressione di trovarsi a proprio agio, la federazione Lega-Fi garantirebbe al centrodestra una geometria più europea, più lineare. Ma questa nuova configurazione va riempita di politica, perché solo così si può capire se c’è un consenso potenziale o meno. La mia impressione è che questa operazione sia un gioco non a somma zero, dove cioè più soggetti possono guadagnare, perché si definiscono perimetri politici più chiari e più facilmente identificabili per tutti.

La Lega ha un elettorato molto identitario: cosa perde con una operazione così? Guadagna in altra direzione?

Si dice spesso che la Lega è molto identitaria, ma quale Lega? La Lega del 34% era costruita attorno al consenso sulla figura e sulla forza comunicativa di Salvini, ma era molto diversa da quella identitaria storica, legata al Nord, ai ceti produttivi e a vocazione federalista. Oggi la Lega, che è al 21% di consensi, è un partito articolato.

I consensi che la Lega potrebbe perdere aderendo alla federazione con Forza Italia andrebbero a ingigantire la già cospicua dote della Meloni? Fratelli d’Italia, che settimana dopo settimana rosicchia qualcosa, scavalcherà nei consensi la Lega?

Nel caso nascesse la federazione, con la somma dei consensi di Lega e Forza Italia difficile che possa avvenire un sorpasso, anche se molto dipenderà da chi sarà il leader e dove cadrà il baricentro politico dell’alleanza. Potrebbe anche succedere che qualcuno della Lega o di Forza Italia scelga il partito della Meloni, ma è altrettanto vero che la nuova federazione potrebbe attirare elettori di altre forze.

Con la federazione si crea un nuovo soggetto di centrodestra che occupa uno spazio nuovo, sulla carta più ampio, impedendo che un domani qualcun altro punti a quell’area?

Forse sì. La federazione sarebbe un soggetto nuovo che si rivolge a una platea più vasta e che sicuramente andrebbe a occupare un’area più di centro-destra, perché politicamente il ruolo di Forza Italia, che numericamente vale meno della Lega, sarebbe molto più importante della quota di consensi che esprime: per storia e cultura politica FI è il rappresentante in Italia del Partito popolare europeo e lo stesso Berlusconi resta comunque una figura di primo piano. La politica, non bisogna dimenticarlo, vive di più dimensioni: quella politica in senso stretto, quella economico-sociale e quella empatico-emotiva. Un partito deve essere capace di occupare lo spazio politico e istituzionale, ma anche gli altri due spazi, sapendo esprimere leadership forti.

L’operazione ha le carte giuste per puntare al “premio” più ambito, cioè smuovere e farsi votare da quell’enorme fetta di torta che sono gli astenuti, quel 40% e passa di non votanti-indecisi?

Premesso che c’è una mobilità tra gli elettori molto elevata, il 20% circa di coloro che sono indecisi o non si collocano in una parte politica precisa guardano con attenzione a questa proposta. Poi non è detto che ciò si traduca in consenso. Per portare queste persone al voto bisogna che la federazione Lega-FI sappia occupare bene i tre assi, le tre dimensioni che ricordavo prima. In tal caso non sarà un gioco a somma zero, cioè non succederà che all’interno del centrodestra ci si rubino i voti a vicenda. Potrebbe accadere che, pur perdendo alcuni consensi, la federazione riesca ad attrarre elettori di centro che oggi guardano alla sinistra, con un saldo finale positivo per tutto il centrodestra. Un po’ come accadde con il Partito delle Libertà: il Pdl era molto di più che la semplice somma di Forza Italia più Alleanza Nazionale.

(Marco Biscella)