Sondaggi – Senza Silvio Berlusconi tutti si interrogano sul futuro di Forza Italia, immaginando nuovi scenari della politica in cui si aprono spazi anche per coalizioni diverse da quelle attuali. Si riparla di un possibile centro, alimentato magari proprio dall’elettorato che fu di Berlusconi, che ora, nell’alleanza che sostiene il Governo Meloni, rappresenta una minoranza. Ma Forza Italia è veramente un partito destinato a sparire? E ci sono le condizioni perché in Italia si crei un terzo polo?



Secondo Carlo Buttaroni, sondaggista e presidente di Tecnè, meglio andare cauti prima di dare per spacciato il partito fondato da Berlusconi. Gli stravolgimenti che qualcuno immagina nel quadro politico italiano non sarebbero dietro l’angolo.

Forza Italia perde il suo fondatore e il suo leader storico, c’è qualcuno che può raccogliere la sua eredità?



È difficile dirlo adesso. L’eredità di Berlusconi è molto importante, è stato l’uomo che dal Dopoguerra in poi ha segnato di più dal punto di vista storico questo Paese. Ha dato forma a un bipolarismo e a un nuovo sistema politico che prima non c’era.

Forza Italia e Berlusconi si identificano? I voti a FI sono voti per lui?

Forza Italia è sicuramente il partito di Berlusconi, credo che sia un eccesso dire che potesse esistere soltanto con lui. Berlusconi rimane nel pantheon dei padri di questo Paese, in questo momento ci si è resi conto ancora di più del suo ruolo: rimane come ispiratore. Come sono stati don Sturzo e De Gasperi per il Partito popolare e la Democrazia cristiana. Ma Forza Italia ha uno spazio politico ancora molto forte.



Prevale l’idea o prevale il personaggio? Il patrimonio di consensi che Berlusconi ha rappresentato finora è destinato a migrare da qualche altra parte?

Credo che Forza Italia possa anche ampliare il suo spazio, l’importante è che chi interpreterà il ruolo di leader nel nuovo partito sappia rappresentare i principi ispiratori del fondatore, che sono le basi su cui si è formato il centrodestra in Italia. Non credo che sia destinata a sparire, come molti dicono. Anche se non sarà facile continuare, perché quella di Berlusconi è un’eredità pesante.

Qual è il peso elettorale in questo momento del partito?

Noi lo diamo intorno all’8%. Credo che per lo meno si possa mantenere: quello che ha rappresentato Berlusconi è un sentimento degli italiani. Molti si sono identificati con lui, ma era un sentimento già presente nel Paese. Per questo è importante che la nuova leadership sappia interpretare quello che Berlusconi ha costruito in questi anni, quel partito liberale, popolare che ha ottenuto i consensi che tutti sappiamo.

I consensi persi in questi anni da Forza Italia dove sono andati a finire? Saperlo può farci capire dove potrebbe orientarsi l’elettorato del partito se non si sentisse più rappresentato dal nuovo corso?

Sono elettori che sono rimasti nell’ambito del centrodestra, elettori moderati, alcune volte hanno preferito la Lega, alle politiche più Fratelli d’Italia, nella quale c’è una componente quasi maggioritaria che oggi si riconoscerebbe nel Partito popolare europeo.

Quanto è grande la parte di Fratelli d’Italia che guarda al Ppe?

Le principali famiglie politiche europee sono socialisti, popolari e conservatori. Nell’elettorato FdI delle politiche circa la metà si identifica nel Ppe. Quella quota di elettori moderati che per anni ha trovato in Forza Italia e nel Pdl il punto di riferimento ancora c’è.

Secondo alcuni Berlusconi in questi anni ha spaccato il centro, creando la divisione tra centrodestra e centrosinistra. Il centro si può ricostituire, magari guardando anche a formazioni tipo quelle di Calenda e Renzi?

Le tentazioni “terzopoliste”, che si collocassero al centro o meno dal sistema politico, hanno sempre avuto il fiato corto. Ci è riuscito il Movimento 5 Stelle in una certa fase perché ha intercettato le persone che altrimenti non sarebbero andate a votare. Se guardiamo alla storia politica italiana allontanandoci dal particolare, ci accorgiamo che lo schema, in realtà, è sempre bipolare: lo è stato nei primi anni della Repubblica quando la contrapposizione era tra Pci e Dc, in seguito è stata tra pentapartito e Pci. Poi se le forze in campo si chiamano sinistra o centrosinistra, destra o centrodestra, poco conta. Il grande merito di Berlusconi è stato di dare forma, dopo Tangentopoli, a un sistema che altrimenti rischiava di non avere grandi interpreti. Lui ha costruito sia il centrodestra sia il centrosinistra, paradossalmente. L’ipotesi di un centro punto di mediazione tra le parti contrapposte non ha uno spazio politico.

Quindi l’elettorato di Forza Italia, se il partito non dovesse proseguire la sua strada, si orienterebbe verso gli altri partiti di centrodestra e non verso formazioni che ora si pongono al centro?

Berlusconi ha vissuto in un momento politico in cui il Governo dell’Europa era affidato all’alleanza tra popolari e socialisti. Le prossime elezioni europee saranno caratterizzate da un’alleanza tra popolari e conservatori. Penso che in questo momento possa avere il rammarico politico di non vedere questo passaggio. Berlusconi, con Forza Italia, ha anticipato quella che sarà la prossima alleanza di Governo della Ue.

Nei sondaggi che avete fatto queste tesi trovano conferma?

In tutti i sondaggi che abbiamo fatto l’ancoraggio di Forza Italia nel centrodestra è fortissimo. In Italia è confermata questa tendenza per cui popolari e conservatori saranno la nuova alleanza. Non c’è alcun dubbio.

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