18 regioni su 20 voterebbero per il Centrodestra si ci fossero oggi le elezioni. Al di fuori della Toscana, storica roccaforte “rossa”, e della Calabria, che sembra invece più orientata verso il Movimento 5 Stelle, tutte le altre regioni italiane sembrano maggiormente orientate verso la coalizione composta da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Significativo in particolare il dato del Mezzogiorno riportato dal sondaggio BiDiMedia, che a marzo del 2018 aveva premiato compatto i grillini, e che ora (ad eccezione della Calabria di cui sopra), sembra aver voltato loro le spalle. Ma anche in altre regioni storicamente orientate a sinistra il successo di Salvini, Meloni e Berlusconi sarebbe oggi scontato, leggasi l’Emilia Romagna con il 40.5%, le Marche con il 41, l’Umbria con il 44.8 (si vota il mese prossimo), e ancora, il Lazio al 43.3, il Molise al 41, la Puglia al 40.2 e la Basilicata al 34.8. Le due isole, Sardegna e Sicilia, si assestano invece rispettivamente sul 39 e il 39.7. Ovviamente non è stata presa in considerazione un’eventuale alleanza Movimento 5 Stelle-Partito Democratico, che rimescolerebbe le carte in gioco. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



SONDAGGI POLITICI: LA FIDUCIA VERSO IL GOVERNO

La maggioranza degli italiani – il 55% secondo l’ultimo dei sondaggi dell’istituto Ixè – non crede che il governo in carica possa andare oltre il prossimo anno. Nel dettaglio, ci ha spiegato Roberto Weber, responsabile dell’area di ricerca di Ixè, “rispetto alle precedenti rilevazioni, quelle del 10 settembre, è diminuita la quota di chi ritiene che il governo arriverà al termine della legislatura, passata dal 26% al 18%. Questo, più che al governo stesso, è dovuto alla sensazione di instabilità che l’uscita di Renzi dal Pd e la nascita di Italia Viva hanno creato nell’opinione pubblica, si tratta di una congiuntura temporale dovuta a questo avvenimento”. Cresce invece la fiducia nel premier Conte che aumenta di due punti percentuali il suo consenso personale arrivando al 49%: “Se è vero che il premier ha sempre goduto di fiducia maggiore rispetto al governo, nel caso di Conte questa cosa è molto più evidente. Piacciono la sua fermezza e il fatto di essere considerato non legato ad alcun partito”. Infine, dice, da sottolineare è la crescita costante di Fratelli d’Italia e del loro leader, Giorgia Meloni.



A cosa è dovuta questa perdita di fiducia nel governo?

È un peggioramento legato alla congiuntura politica e ad alcuni episodi specifici. La nascita del nuovo partito di Renzi e la sua uscita dal Pd è uno di questi fatti, il più importante. Il suo gesto è percepito come elemento di destabilizzazione. L’opinione pubblica viene colpita da episodi come questi che spaventano.

Italia Viva però nei vostri sondaggi è vista addirittura sotto il 3%, come mai?

Italia Viva non ha una dimensione programmatica, non è un partito riconoscibile nei suoi contenuti, non ha una immagine distintiva. La gente non capisce perché dovrebbe votarla.



Il partito di Renzi quindi non ha indebolito il Pd, che anzi, seppur di poco, cresce ancora?

L’arrivo di Italia Viva ha penalizzato le formazioni a sinistra del Pd: +Europa che passa dal 4 al 2,9% e La Sinistra dal 3,2 al 2,7%, mentre il Pd ha preso qualcosa dall’area astensionista.

Guardando a destra invece colpisce la crescita di Fratelli d’Italia che sale all’8,6% e il crollo di Forza Italia che scende al 6,5%, perdendo ben due punti. Che sta succedendo?

A destra la Lega è sempre stabile come ormai da tempo, intorno al 30%. Cresce, è vero, Fratelli d’Italia, che secondo noi viene premiata per la coerenza, prendendo voti sia dalla Lega che da Forza Italia. È una crescita stabile e continua, che va avanti ogni settimana. Fratelli d’Italia è visto come un partito più pulito e coerente della Lega. Cresce anche la fiducia per il leader, Giorgia Meloni, adesso al 32% seconda solo a Salvini al 34% mente Zingaretti è al 30%. Quando crescono il leader e il partito allo stesso tempo si può essere sicuri che è una crescita forte e destinata a durare.

Berlusconi invece? È stato sorpassato?

Non dirò mai che Berlusconi è sorpassato perché anche solo negli ultimi 10 anni ha dimostrato sempre di essere in grado di risorgere. Per rispetto della sua storia non lo daremo mai per sconfitto, ma è vero che ci sono segnali di perdita di consenso.

Cosa pensa dell’accordo tra pentastellati e dem a in vista delle elezioni regionali umbre?

Hanno dovuto muoversi troppo in fretta. Avessero avuto più tempo e una maggiore gradualità ci sarebbe stato un consenso maggiore. Ci sono ancora pezzi significativi di elettorato che non ci credono.

Se la fiducia nel governo cala, quella in Conte cresce, come mai?

La sua forza è essere considerato elemento di terzietà. Abbiamo chiesto alla gente se è considerato uomo dei 5 Stelle o di nessun partito e solo un quarto ha risposto che Conte è di M5s, a fronte del 55% che diceva che non appartiene a nessun partito. Questo lo avvantaggia, piacciono la sua sobrietà, la fermezza, i toni corretti. Anche da parte di elettori della Lega c’è un tasso di fiducia nei suoi confronti. È successo quasi sempre che il leader godesse di più fiducia del governo, ma nel caso di Conte è più marcato che in passato.