Secondo i sondaggi, quasi nove italiani su dieci chiedono al governo di affrontare il problema dell’inverno demografico, che per i due terzi è una vera e propria urgenza nazionale. Una tempestività che accomuna cittadini appartenenti a diverse forze politiche, basti pensare che la richiesta arriva dal 74% degli elettori del Pd e dal 74% degli elettori di Fratelli d’Italia. E per il 78% degli italiani lo strumento migliore per rilanciare la natalità è aiutare chi ha figli.
Sonora bocciatura invece per lo ius soli, visto che a chiederlo è solo il 16%. Sono i risultati di un sondaggio condotto da Arnaldo Ferrari Nasi, direttore di AnalisiPolitica, a cui abbiamo chiesto di commentare questi numeri.
Gli italiani quanto sono preoccupati della denatalità?
Per l’86% la natalità è un problema che va affrontato. Una risposta plebiscitaria.
Plebiscitaria e sorprendente, non crede?
Sì, in effetti sono rimasto sorpreso. Per due motivi.
Quali?
Primo: perché da molti anni è un argomento che non ha mai importato a nessuno, non è un tema, storicamente, in testa nell’agenda politica, sebbene l’Istat ne parli da ben 45 anni, quando il tasso di natalità è sceso “sotto il livello di rimpiazzo della popolazione”, cioè ogni coppia generava meno di due figli.
E la seconda ragione?
Perché parlare di natalità, di famiglia, di politiche demografiche – basti ricordare quel che venne fatto durante il fascismo – è una bandiera storica dei partiti di destra.
Si può dire che con questi risultati del sondaggio il tema della natalità è stato quindi “sdoganato”?
Sicuramente. Anzi, i due elettorati oggi più entusiasti di affrontare la questione della natalità sono quelli di Fratelli d’Italia e del Pd, entrambi al 74%.
Come se lo spiega?
La natalità è un argomento che strumentalmente Letta utilizza per rilanciare la sua azione politica. Pensi solo alle manifestazioni pro-famiglia bollate due o tre anni fa come oltranziste o fasciste…
L’allarme sull’inverno demografico è diventato più insistente negli ultimi due-tre anni. Può aver influito sulla percezione degli italiani?
Senza dubbio.
E può aver influito anche il fatto che nell’ultimo anno con la pandemia gli italiani abbiano riscoperto l’importanza della famiglia e dei figli?
Penso proprio di sì, soprattutto a causa del lockdown duro e puro dell’anno scorso, quando molte persone sole si sono sentite disperate.
Chi sono i più sensibili al tema della natalità?
Le persone che si dichiarano “molto religiose”, con il 72%, e gli over 55, con il 74%. Mentre i meno sensibili, con il 51%, che è pur sempre più della metà, sono gli under 35 e anche fra coloro che si dichiarano “poco religiosi” quelli preoccupati per la natalità sono il 54%. Non ci sono invece evidenti differenze a livello economico o geografico.
Sorprende la quota di italiani – due su tre – che chiede alla politica di intervenire tempestivamente. Cosa servirebbe?
Mi ha stupito che nel pieno di un’emergenza sanitaria ed economica il 63% degli italiani abbia indicato la natalità come un problema urgente da affrontare. E per rilanciare la natalità servono profonde riforme. In Francia ci sono riusciti, supportando le famiglie anche su aspetti molto concreti.
Ma la politica, a parte vaghe promesse, non sembra molto operativa su questi temi. Come si spiega, secondo lei, questa disattenzione? Problema soprattutto di risorse?
Più che di risorse è storicamente un problema di volontà politica e di opportunità elettorale.
Cosa intende dire?
Cosa significa, in concreto, dare aiuti concreti e fattivi alle famiglie? Per esempio, tenere aperti gli asili anche nel weekend? Potrebbe essere inopportuno politicamente andare in questa direzione, intervenire sul lavoro di quelle categorie del pubblico impiego, perché potrebbero essere voti in meno.
Il nodo della natalità sarà uno dei capitoli più importanti da affrontare nel post-pandemia. Il tema potrebbe dare un dividendo politico in termini di consenso ai partiti politici? Soprattutto a chi?
Sì, però il messaggio deve essere ben convogliato dal punto di vista mediatico. Per esempio, i partiti di centrodestra hanno avanzato proposte concrete e disegni di legge, tuttavia mai discussi né calendarizzati. Adesso che c’è un governo di unità nazionale e che anche la sinistra spinge per questi temi, potrebbero arrivare al traguardo proposte concrete, ma chi se ne intesterà il merito?
Per gli italiani la risposta al problema della denatalità non è l’immigrazione: bocciato sonoramente lo ius soli rilanciato da Letta?
Strumentalmente il Partito democratico per risolvere il problema della natalità suggerisce di facilitare la concessione della cittadinanza italiana ai nuovi nati in Italia di genitori stranieri immigrati. Ma questo non risolve il problema del tasso di natalità, tutt’al più aumenta la “platea” degli italiani, anche perché gli stessi immigrati non hanno tassi di natalità maggiori dei nostri. Gli italiani, insomma, hanno capito e svelato il trucco dello ius soli, che è un problema di diritti civili, non la risposta al problema dell’inverno demografico.
Gli italiani chiedono più aiuti a chi ha figli. Quali aiuti?
Sono i soliti, a partire appunto da più asili nido e comunque che possano coprire i turni di lavoro serali o del fine settimana delle donne lavoratrici; che infatti rinunciano spesso al secondo figlio.
Il decreto Sostegni-bis prevede 135 milioni per “attività socio-educative rivolte ai figli”, come il potenziamento di centri estivi e centri socio-educativi, nonché misure per facilitare l’acquisto della prima casa agli under 36 anche lavoratori atipici. Sono misure apprezzabili e apprezzate?
Sarà importante capire cosa si intende fare nel concreto, per che cosa saranno investiti quei soldi. Lo abbiamo visto con i sostegni promessi agli imprenditori con la garanzia dello Stato durante la pandemia: c’è gente che non ha visto un euro, che è rimasta tagliata fuori magari per bazzecole burocratiche.
L’Italia, secondo lei, è un paese che sta perdendo speranza?
Sì purtroppo e tra gli indicatori classici che testimoniamo di un paese in decadimento c’è proprio quello del trend demografico, segno di un pericoloso ripiegamento su se stessi. Quanto agli italiani, invece, continuano a dimostrare, soprattutto adesso con le riaperture in atto, la loro prorompente vitalità. Occorre però uno Stato attento e deciso, in grado di fornire nuove strutture e infrastrutture: le piattaforme da cui ripartire.
(Marco Biscella)
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