“Il forte calo del Movimento 5 Stelle in Umbria riflette una situazione nazionale”, dice al Sussidiario, sondaggi freschi alla mano, Carlo Buttaroni, presidente dell’istituto di sondaggi Tecnè e direttore di T-Mag, “così come riflette il calo di consensi per il governo, passato dal 33% dello scorso 30 settembre al 29% del 30 ottobre. La maggioranza di governo, poi, perde il 3,5%, passando dal 44,5% al 41%, mentre il centrodestra passa invece dal 47% al 51,1%”. Pd e 5 Stelle, in particolare questi ultimi, calano nelle aree più disagiate, quelle che erano per loro abituali bacini di voto, a vantaggio della Lega, che raccoglie questi consensi in libera uscita. E, aggiunge Buttaroni, “la maggioranza degli italiani vuole andare al voto”.



In Umbria sono stati bocciati M5s e Pd. Bocciati singolarmente o bocciata la loro alleanza?

Entrambe le cose. Non ha funzionato la capacità attrattiva dei due partiti e non ha funzionato l’alleanza. D’altra parte, si è arrivati al voto in una situazione anomala: la crisi della giunta regionale umbra nasceva proprio dalla denuncia dei Cinquestelle ed è stata una coalizione anomala.



A scontare le perdite maggiori sono stati i Cinquestelle: è un problema locale o una tendenza nazionale?

La tendenza è generale. Abbiamo notato che né il Pd né i 5 Stelle riescono a costruire insieme un’offerta politica credibile in quelle fasce di elettorato che rappresentano gli insediamenti tradizionali dei loro elettori, l’area cioè del disagio sociale. Quello che emerge è che raccolgono meno consensi proprio là dove c’è maggiore sofferenza sociale.

Non sono cioè in grado di rispondere alle richieste di queste aree? E il M5s paga anche il fatto di essere una forza di governo ormai da due anni?



I Cinquestelle, alle elezioni politiche del 2018, aveva ottenuto ampi consensi proprio nelle periferie sociali, ma questo matrimonio è durato molto poco. Già alle europee erano stati soppiantati dalla Lega. Questo governo soffre di consenso nelle fasce più deboli.

È una sfiducia che vale in prospettiva anche per l’Emilia-Romagna, sempre che decidano di presentarsi di nuovo uniti, o no?

Diciamo che le reazioni alla sconfitta in Umbria non hanno semplificato la possibilità che vadano ancora insieme.

Perché?

Perché i Cinquestelle hanno lanciato un segnale chiaramente negativo all’idea di una nuova coalizione con il Pd. Si comportano come chi deve vendere un prodotto in cui non crede e gli effetti si sentono anche sul governo, visto che la fiducia nel Conte-2 è calata.

Cosa ha pesato di più in questa sconfitta elettorale: la manovra, il rapporto con l’Unione europea, altro?

Nel nostro sondaggio abbiamo proprio chiesto alla gente il tema che più ha influito sul voto. Il 55% ha risposto il lavoro, mentre lo scandalo che ha portato alle elezioni è stato citato solo dal 16%. C’è attesa nei cittadini per qualcosa che cambi la direzione, che rimetta benzina nel paese. L’opinione pubblica ha l’impressione che questa manovra distribuisca nuove tasse a pioggia, tanti piccoli tributi, oppure nel migliore dei casi che sia solo una cura omeopatica ai mali del paese. Da questo punto di vista gli effetti si vedono: Conte dice che le tasse non sono aumentate, ma dall’altra parte abbiamo Renzi che dice di essere contrario alla tassa sulle bevande zuccherate o sulle auto aziendali e altro ancora. Questo rende incoerenti le due dichiarazioni. Chi ha ragione tra Conte e Renzi?  La gente non capisce.

Anche Italia Viva di Renzi è in arretramento, dal 4,6% al 4,2%: perché?

Lo stesso Renzi paga l’appartenenza a un governo che è in fase calante. Magari ha tempo per riprendere quota, però le continue divisioni del governo lo zavorrano molto.

Il centrodestra invece è in forte risalita sopra il 50%: cosa lo spinge, la Lega?

Sì, indubbiamente. Vanno bene tutti i partiti di centrodestra e, se si votasse oggi, la Lega guadagnerebbe tre punti, passando dal 31,4% al 34,4%; Fratelli d’Italia dal 7,7% all’8,5% e Forza Italia dal 7,9% all’8,2%. Il cambio di marcia c’è stato con la manifestazione di Roma, che ha ricollocato alla ribalta della scena politica il centrodestra. In questo momento piace il nuovo Salvini dai toni più moderati e sfumati, decisamente meno aggressivo: questo sembra aver dato una marcia in più alla Lega.

Se il Conte-2 dovesse andare in crisi, gli italiani sarebbero favorevoli a tornare alle urne?

Sì. Abbiamo chiesto quanto durerà il governo e la maggioranza, il 50% degli elettori, ha risposto che durerà al massimo un anno.

Gli italiani vogliono votare?

Esatto, traspare questo desiderio e il voto viene considerato comunque un evento ineludibile, vista la debolezza del governo.

Parliamo dell’elettorato M5s: cosa pensa, cosa vuole, con chi sta?

I Cinquestelle sono un movimento diverso dalle altre forze politiche. Nelle ultime due elezioni politiche hanno saputo interpretare il desiderio di cambiamento, un sentimento espresso da una larga parte degli elettori. Questa spinta, che li aveva portato fino al 33% di consensi, sembra finita o almeno molto attenuata, anche perché essere al governo è diverso che stare all’opposizione. Il problema del M5s non è tanto sentire cosa pensa la propria base, perché lo sanno benissimo. Il problema è costruire un’offerta politica che sappia andare incontro a quelle domande rimaste senza risposta.

Popolarità e gradimento di Mattarella?

Resta molto alto, sopra il 60%. Piacciono la sua sobrietà e i suoi eloquenti silenzi.