Sondaggi politici. Gli Stati generali dell’economia? “Piacciono solo agli elettori della maggioranza, per due terzi degli italiani sono inutili o non si pronunciano”. L’emergenza coronavirus? “Per il 72% non è ancora stata superata”. Il futuro dell’Italia? “Il 63% degli italiani è pessimista per l’autunno”. La fiducia nel governo? “Paradossalmente è cresciuta dal 29% di inizio anno all’attuale 35%”. Se Conte facesse un suo partito? “La sua discesa in campo potrebbe cambiare lo scenario: oggi il centrosinistra vale il 43,1% e il centrodestra il 48,8%”. Le prossime Regionali? “Si prefigurano un agosto e un settembre molto interessanti e con sfide accese”. Così i sondaggi di Fabrizio Masia, direttore generale e partner di EMG Acqua (Marketing & Opinion Research), fotografano la situazione politica attuale, con un occhio anche all’Europa: “Prevale un giudizio negativo su come la Ue ha gestito l’emergenza sanitaria e gli aiuti economici: al di là degli annunci non si è visto ancora un euro e gli italiani si aspettano di più. Solo il 27% ha fiducia nell’Europa”.



Cosa pensano gli italiani degli Stati generali dell’economia?

L’annuncio dell’evento ha diviso gli italiani in tre parti: il 28% preferisce non esprimersi, il 35% lo ritiene una proposta utile per ripartire e il 37% giudica gli Stati generali un’inutile perdita di tempo.

Questa tripartizione è molto influenzata dalle intenzioni di voto?



Naturalmente. Gli elettori del Pd per il 76% e quelli del M5s per il 46%, percentuale più bassa ma è comunque la maggioranza relativa dei Cinquestelle, sono i più favorevoli all’iniziativa, mentre dall’elettorato di centrodestra arriva una bocciatura piuttosto netta: la pensa così il 59% di elettori della Lega e il 76% di quelli di Fratelli d’Italia.

Gli italiani quanto sono preoccupati dalla situazione economica? E temono più per la situazione personale e familiare o per quella generale del paese?

La preoccupazione è molto diffusa e sentita. È pessimista sull’autunno il 63%, mentre il 23% ritiene che il peggio sia passato. Secondo il nostro “Barometro delle emozioni”, alla domanda “Lei come vede la sua condizione socio-economica tra 6 mesi?”, il 6% vede un futuro migliore, il 20% lo vede come oggi positivo, il 40% come oggi ma negativo e il 23% peggiore. Una quota ampia di popolazione ha una percezione da qui a sei mesi tale per cui pensa che verserà in condizioni peggiori rispetto a oggi.



E sul futuro dell’Italia?

Il 5% lo vede migliore, l’8% come oggi positivo, il 37% come oggi negativo e il 44% peggiore. Questo ci fa capire che esiste un clima generale di forte preoccupazione, soprattutto per le sorti del paese, perché sul fronte delle condizioni personali e familiari gli italiani, essendo un popolo di risparmiatori, sanno di poter attingere per qualche mese ad altre fonti in caso di un molto prevedibile e temuto calo del reddito.

L’emergenza sanitaria fa ancora paura?

Il 72% ha la percezione che il virus non sia stato sconfitto. C’è l’idea che siano state messe in campo misure e cautele utili e che aiuteranno a tenere a bada l’epidemia, ma per la stragrande maggioranza degli italiani il Covid non è stato ancora debellato e bisogna continuare a prestarvi attenzione.

Il premier Conte ha detto che “la crisi non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti”. Pare che gli italiani ne siano consapevoli…

Sì, gli italiani sanno che devono essere ancora guardinghi, anche se la voglia di lottare non manca, sugli esiti dell’emergenza sanitaria e sulla crisi economica. Le notizie non sono positive, anche perché andremo incontro a una perdita di Pil molto significativa, qualcuno ipotizza anche superiore al 10%, e sugli aiuti dell’Europa aleggia l’incertezza: il Mes è tutto da vedere, forse ci sarà il Recovery Fund, ma non si sa quando. Siccome gli italiani guardano al quotidiano, pur capendo che c’è la volontà di attingere ai fondi Ue, non sanno in che misura, quando e dove verranno utilizzati e prefigurano un autunno complesso.

L’incertezza crescente per le sorti dell’economia quanto influisce sul gradimento del governo?

Nonostante tutto questo, in modo apparentemente paradossale, oggi la fiducia nel governo è più alta rispetto a inizio anno: siamo al 35% rispetto al 29% di sei mesi fa.

E la fiducia nel premier Conte?

Oggi è al 43%, la più alta tra tutti i politici, il premier è davanti alla Meloni, che è al 36%, e a Salvini, al 34%.

Perché parla di paradosso apparente?

Oggi la politica è molto condizionata dalla capacità di comunicare e di rassicurare. Credo che nella Fase 1 e nella Fase 2 molti italiani abbiano visto in Conte, e nel suo governo, chi ha saputo rassicurare su una doppia sfida congiunta contro un grande nemico comune che è il Covid, al di là del fatto che poi le misure adottate si siano mostrate, ma lo vedremo solo più avanti, più o meno efficaci. L’impressione collettiva è che Conte si sia molto impegnato a coordinare un’azione comune, anche nei confronti dell’Europa, per aiutare gli italiani. La riassumerei così: per l’opinione pubblica Conte è l’emblema della volontà di non cedere all’emergenza Covid.

Sull’emergenza sanitaria molti osservatori concordano che Conte abbia trasmesso un’immagine pacata e rassicurante. Sul versante economico, qualora in autunno la congiuntura economica fosse peggiore e le misure adottate non dovessero sortire gli effetti auspicati, il gradimento di Conte potrebbe evaporare come una bolla di sapone?

Domanda legittima. Molto dipenderà dalla narrazione del momento. Chiaro che, a fronte di un brusco aumento della disoccupazione, gli italiani non esiterebbero ad addossarne la responsabilità al governo e al premier. Ma se governo e premier sapranno “raccontare” una possibilità, concreta, di recupero e di rilancio, perché magari arriveranno le risorse della Ue o verranno adottate nuove misure, l’effetto complessivo potrebbe essere di una sostanziale resilienza.

Se oggi scendesse in campo, secondo un vostro sondaggio, Conte raggiungerebbe il 15% dei consensi. Dove andrebbe a pescarli?

Grosso modo, due voti su tre arriverebbero dall’attuale maggioranza: un 5% dal Pd e un 5% dal M5s. Avendo poi un consenso trasversale, Conte racimola decimali di voti anche da Italia Viva o dall’elettorato ex Dc presente nella Lega.

Si è più volte detto che il Pd di Zingaretti è il partito che paga più dazio nel sostenere questo governo. Oggi più di ieri?

Il Pd resta sempre sul 20% e dall’inizio dell’anno si è sempre attestato tra il 21,5% e il 20%. Alle Europee aveva raccolto il 22,7%, ma dentro c’era ancora tutto il mondo renziano, che oggi fuori vale il 5%. Il Pd, quando si muove sotto traccia, tiene e guadagna consensi; quando si espone con uscite forti, tende addirittura a perderli, perché storicamente è un partito di reti, di territorio, di relazioni e lavora meno di altri solo sulla comunicazione.

Il M5s viene dato in risalita, ma il caso Venezuela, le dichiarazioni di Di Battista e le fibrillazioni interne al Movimento potrebbero provocare una nuova inversione di marcia?

Da inizio anno M5s ha guadagnato terreno, è in trend positivo, oggi intorno al 16%. Difficile però misurare adesso l’effetto di questi accadimenti, dichiarazioni o fake news. Senza scartare l’ipotesi che questa visibilità potrebbe trasformarsi temporaneamente in una nuova spinta.

A livello di coalizioni come si presentano i due schieramenti?

Il centrosinistra che sostiene il governo è stabile al 43,1%, perché il Pd ha perso qualcosina, Renzi dopo una flessione è in lieve ripresa, così come il M5s. Potenzialmente però, se si aggiungessero Azione di Calenda, oggi al 3%, Europa Verde e +Europa, la coalizione di centrosinistra potrebbe toccare il 49,1%.

E il centrodestra?

Oggi è al 48,8%, sommando il 26,8% della Lega, il 14,2% di FdI e il 7% di Forza Italia, a cui si deve poi aggiungere lo 0,8% di Toti. Il centrodestra c’è, mentre il 49,1% del centrosinistra è solo potenziale, ma la vedo difficile tenere insieme un fronte che va da Calenda a Fratoianni. Se ci fosse però il partito di Conte, che può andare a prendere qualche voto a destra, lo scenario potrebbe cambiare. Anche se, come sempre, un conto sono le intenzioni di voto, un altro è conoscere chi c’è nel partito, chi lo appoggia, il suo programma, le alleanze…

In vista delle prossime Regionali, si profilano duelli dagli esiti scontati?

Dai carotaggi che stiamo facendo si prefigurano un agosto e un settembre molto interessanti e con sfide accese.

Un’ultima domanda: com’è oggi il sentiment degli italiani verso l’Europa?

C’è una larga maggioranza eurotiepida. Prevale un giudizio negativo su come la Ue ha gestito l’emergenza sanitaria e gli aiuti economici: al di là degli annunci non si è visto ancora un euro e gli italiani si aspettano di più. Solo il 27% ha fiducia nell’Europa ed è un dato in calo, visto che solo qualche mese era sopra il 50%.

(Marco Biscella)

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