Conte al 55%, Salvini e la Lega in calo al 31% e gli altri partiti a galleggiare sulle quote fatte registrare nei sondaggi delle ultime settimane, senza movimenti significativi. Poi, tutto è cambiato in appena 24 ore. Fino al momento in cui il Capo dello Stato non ha affidato l’incarico a Giuseppe Conte, l’ipotesi dell’alleanza giallo-rossa era invisa a oltre la metà degli italiani, che avrebbero preferito tornare alle urne. Il cambio di scena, o meglio “la normalizzazione di una crisi anomala”, come la definisce Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto di sondaggi, ha capovolto tutto: anche molti tra quelli che preferivano andare al voto sono confluiti nel “corpaccione”, oggi intorno al 70% degli italiani, di coloro che si augurano il Conte bis possa durare tutta la legislatura. E il “merito” di questa operazione, secondo Piepoli, oltre che al presidente del Consiglio designato, va ascritto soprattutto a Sergio Mattarella, il cui gradimento viaggia intorno al 64-65%. Possibilità di un ritorno del governo giallo-verde? “Praticamente impossibile”.
Secondo i suoi sondaggi come giudicano gli italiani questa crisi di governo?
Oggi è molto diverso da come la vedevano due giorni fa, perché dall’altro ieri il presidente designato dal Capo dello Stato, Giuseppe Conte, ha detto che con l’incarico ricevuto da Mattarella andava avanti in una normale trattativa con i partiti che andranno a formare il nuovo governo. Quindi si è tutto normalizzato in un istante, mentre prima eravamo in una situazione del tutto anomala.
Perché anomala? In Italia abbiamo assistito a tante crisi di governo…
Era una situazione anomala perché non si è mai visto uno, in questo caso Salvini, lasciare il potere che ha in mano. Come diceva Andreotti, il potere logora chi non ce l’ha. Attenzione, però: situazione anomala non vuol dire catastrofica.
In che senso?
Era anormale non perché ci fosse un tutti contro tutti, ma solo perché non si sapeva chi comandasse davvero, se si sarebbe fatto un governo, con quali forze, se Salvini fosse stato in grado di tornare o meno in sella. L’altro ieri, invece, si sono scoperte le carte: lo Stato ha ripreso in mano se stesso.
Ma gli italiani, dopo questo chiarimento, sono ancora preoccupati o prevale un altro atteggiamento?
Gli italiani erano interdetti di fronte a questa crisi anomala. Ora invece riconoscono in Conte il nuovo possibile capo del governo. Tutto normale. Noi faremo un nuovo sondaggio lunedì prossimo e scommetto che avremo numeri assolutamente normalizzati. A partire da una maggioranza di italiani che approvano il governo che dovrebbe entrare in carica la prossima settimana e che approvano l’azione del presidente del Consiglio, Conte, come coordinatore dei due partiti di governo.
Ma per gli italiani non era meglio andare alle elezioni anticipate?
Per la minoranza degli italiani. Solo per un elettore su tre, e di questo 31%-32% di favorevoli l’80% è della Lega, era meglio andare al voto.
Come ha influito l’evolvere della crisi sul gradimento e sulle intenzioni di voto per i diversi partiti?
Per le ragioni dette prime, in una maniera assolutamente normale. Non prevedo comunque un rimbalzo all’insù della Lega, ma l’aver perso 4 punti dal massimo raggiunto non scalfisce minimamente il fatto che resti un signor partito, un partito che è dalla parte del popolo ed è dentro il popolo. Non è un fenomeno di élite.
E il consenso verso gli altri partiti quanto è cambiato?
Tutti oscillano vicini alle loro quote delle ultime settimane. Anche molti di quelli che si auguravano di andare alle elezioni, prima della normalizzazione di cui parlavo, adesso sono confluiti in quel 70% circa di italiani che si augurano che il nuovo governo possa durare per l’intera legislatura.
E’ vero che la fiducia in Salvini sta calando?
Sì, perché uno che molla volontariamente il potere crea una situazione di suicidio personale e un po’ anche del partito, anche se la Lega è molto vitale e ha reagito bene, visto che il 31% si dichiara ancora leghista. Ma è facile risalire verso il 34-35%.
Anche finendo all’opposizione?
C’è da scommetterci, perché la Lega ha in mano le grandi regioni popolose e industriose del Nord, che sono amministrate bene. Lombardia, Piemonte e Veneto sono la parte non nobile, ma propulsiva del Paese, guardano al futuro.
Ieri Di Maio, dopo il colloquio della delegazione cinquestelle con Conte, è stato abbastanza duro: o si accolgono le richieste del M5s oppure meglio andare al voto. Potrebbe far saltare il banco?
Tenderei a pensare che Di Maio sia saggio e quindi non faccia saltare questa alleanza. Sono dichiarazioni che fanno normalmente parte del gioco in una fase di trattative in corso con il Pd.
Nessuna possibilità di rivedere il governo M5s-Lega?
Assolutamente. L’ipotesi di una riedizione del governo giallo-verde è scomparsa dagli occhi degli italiani nel momento in cui hanno visto un vero presidente del Consiglio.
A proposito di Conte, perché guadagna sempre più consensi?
Ha il 55% del gradimento. Ha conquistato lo status che gli è stato attribuito anche dal Capo dello Stato: un civil servant. Era quello che ci mancava.
Come viene giudicato l’operato del presidente Mattarella?
Mattarella è salito in termini di fiducia, si trova ben oltre il 60%, e questo è un sintomo che per gli italiani ha agito nell’interesse del Paese.
L’alleanza tra M5s e Pd sarà più difficile o più facile da raggiungere rispetto a quella tra M5s e Lega?
Più facile, perché da entrambe le parti ci sono esperti nella conduzione dello Stato. E tra esperti si ragiona.
Nel Pd è assodato che ve ne siano. E nei Cinquestelle, più volte accusati di eccessivo dilettantismo?
In questi mesi hanno senz’altro fatto buona pratica: bisogna esercitare il potere per salire. Mica si nasce esperti.
L’alleanza giallo-rossa può allora essere vista come un’operazione di conservazione del potere raggiunto o ritrovato?
Non è una conservazione del potere, è una gestione del potere, che è diverso. Si gestisce il potere in funzione del benessere della gente.
Quali sono oggi i temi che stanno più a cuore agli italiani? Quali sono le priorità del Conte bis?
Esattamente gli stessi temi che erano a cuore dei Romani quando c’era l’Impero Romano: panem et circenses.
Tradotto in un linguaggio di questi giorni?
I circenses moderni sono la televisione, il cinema, lo sport, l’organizzazione delle Olimpiadi in Italia.
E il panem?
Più lavoro e più ricchezza. E nel panem rientrano anche i rapporti con l’Europa, perché l’Europa dà da mangiare. Basta chiederlo agli industriali.
Con il governo giallo-rosso i rapporti con la Ue sono destinati a cambiare registro rispetto al governo giallo-verde. Oggi gli italiani come vedono l’Europa?
Esattamente come prima: guardano all’Europa come un mezzo di sussistenza e di maggior vitalità per il futuro.
Sicurezza e immigrazione non sono più in cima alle preoccupazioni degli italiani?
Tutto fumo negli occhi.
(Marco Biscella)