I SONDAGGI POLITICI DI EUMETRA SULL’ANDAMENTO DEI PARTITI: RESISTE IL CENTRODESTRA NONOSTANTE IL CALO DI MELONI
Mentre il mondo esplode in un’altro fronte di complicazioni geopolitiche con la caduta del regime di Assad in Siria, l’Italia del Governo Meloni resta al centro delle dinamiche in Europa in quanto uno dei pochi Paesi stabili dal punto di vista politico, e non solo per i dati in arrivo ogni settimana con i sondaggi politici elettorali. Al netto delle tensioni sulla Manovra, degli scontri interni fra i 4 partiti della maggioranza, e davanti alle tensioni con sindacati, parte della magistratura e opposizioni, il Centrodestra mantiene una certa stabilità anche dopo il ko alle ultime Regionali del 2024. Guardando ad esempio i sondaggi politici espressi da Eurmetra per l’ultima puntata di “Piazza Pulita” (intervista fatte tra il 4 e il 5 dicembre 2024), si registra un altro calo lieve per Fratelli d’Italia senza però perdere lo scettro del primo movimento del Paese ormai stabilmente da due anni a questa parte.
Entrando poi nelle pieghe dei numeri di questi ultimi sondaggi politici – e in attesa delle nuove rilevazioni in arrivo questa sera con il consueto borsino dei partiti di Swg per La7 – emerge come FdI di Giorgia Meloni scenda appena sotto quota 30, fissando il 28,9% su scala nazionale. La diretta rivale e “inseguitrice” resta il Pd di Elly Schlein che pure paga ancora quasi 6 punti di distanza: la forza del Centrodestra è però l’estensione di ben 4 partiti alleati da anni ormai, con Salvini e Tajani che si “spartiscono” il secondo posto al momento con un pari merito 8,8% nei sondaggi politici tra Lega e Forza Italia. La “quarta gamba” della coalizione, il partito “Noi Moderati” di Maurizio Lupi, è in continua crescita e registra questa settimana un 1,2% di rialzo.
BENE PD (MA NON VA OLTRE IL 23%), STABILE IL M5S (NONOSTANTE GRILLO): I SONDAGGI POLITICI SUL CAMPO LARGO E LA CRISI DEL CENTRO
I sondaggi politici di Eumetra confermano poi un grado molto positivo di crescita del consenso anche per i diretti avversari del Centrodestra, ma è la componente centrista che ad oggi impensierisce il “campo largo progressista” nell’orizzonte di “guida Schlein”, in aggiunta alla altrettanto seria situazione che vivrà il M5s nel prossimo futuro. Le intenzioni di voto questa settimana vedono infatti il trio di partiti che fino a pochi mesi fa partecipavano al Terzo Polo liberale, poi dissolto per gli scontri interni fra Renzi e Calenda: ad oggi nessuno di quei tre partiti riesce a superare quota 3% nei consensi.
I sondaggi politici svelati dalla trasmissione di Corrado Formigli vedono Azione di Calenda al 2,5%, Italia Viva di Matteo Renzi al 2,2% e PiùEuropa di Magi e Bonino che non superano il 2,1%: se si considera la già complicatissima accettazione dell’ala più radicale della sinistra nel campo largo rispetto ai partiti centristi, è proprio la mancanza di una spinta elettorale a rappresentare una incognita non da poco per il Partito Democratico. Con i Dem a quota 23%, e con il Movimento 5Stelle all’11,7%, servono altri voti per provare ad impensierire il Centrodestra in eventuali prossime Elezioni nazionali. Il 6,4% di AVS è un’ottima iniezione di fiducia per il campo progressista ma in Italia difficilmente senza una componente centristra-moderata si riesce a raggiungere Palazzo Chigi.
La classifica dei sondaggi politici settimanale continua ad essere un pungolo per il tentato campo progressista, a cui va però aggiunta l’insolita e mai vista situazione interna al M5s dalla sua fondazione fino ad oggi: con la conferma anche nella seconda votazione (terminata ieri sera, ndr) de licenziamento di Beppe Grillo da qualsiasi ruolo interno al partito da lui stesso votato, il futuro è in mano alle scelte di Giuseppe Conte. Sebbene in campagna elettorale per la nuova Costituente M5s abbia insistito sul grado di lontananza attuale tra gli obiettivi del “campo largo” e quelli dei 5Stelle, saranno i prossimi mesi a dire quale sarà la vera strategia del Movimento, specie con l’evoluzione dei sondaggi politici che potrebbero far aumentare o crollare le speranze degli ex grillini. Tradotto in parole semplici, se dai consensi dovesse emergere un crollo dei voti ecco che la promessa di non legarsi ad alleanze future con delle coalizioni potrebbe rapidamente far sterzare Conte verso un “ritorno” alla casa progressista-dem.