LE INTENZIONI DI VOTO DEI SONDAGGI POLITICI TECNÈ PER DiRE: SCHLEIN -5% DA FDI, FORZA ITALIA SORPASSA CONTE, BENE ANCORA AVS

I sondaggi politici sono indicativi e non sempre inquadrano alla perfezione il consenso effettivo: lo dimostrano le intenzioni di voto prima delle Elezioni Europee che davano alcuni partiti – M5s, Alleanza Verdi-Sinistra, lo stesso Pd come pure Meloni – su percentuali poi risultate non esattamente coincidenti con la realtà. I sondaggi però successivi e immediati appena a ridosso di una votazione già svolta sono una buona “fotografia” di come il consenso stia procedendo e di come gli italiani abbiano “digerito” i risultati di una votazione importante come le Europee 2024.



Osservando ad esempio i recenti sondaggi politici Swg o ancora quelli quasi paralleli di Tecnè per l’Agenzia DiRE, si scorge una conferma piena: FdI di Giorgia Meloni vale ormai quasi il 30%, il Pd di Schlein resta a distanza di galleggiamento, il M5s è letteralmente sparito nei meandri sotto il 10%, a tiro di sorpasso per Salvini e Tajani. Le intenzioni di voto raccolte il 21-22 giugno scorso confermano quanto premesso: secondo i dati Tecnè, Fratelli d’Italia è ormai fissa al 29%, mentre il Partito Democratico tiene botta con il 24,3% in aumento rispetto alle urne. Crollano i 5Stelle al 9,7%, superati da Forza Italia al 9,8% ma a tiro di schioppo ormai anche per la Lega appena dietro all’8.9%. Si conferma altissima la quotazione di consenso per AVS al 6,9%, nettamente il doppio di Azione-Calenda fermi al 3,3% e molto meglio di tutti gli altri partiti minori: i sondaggi politici Tecnè danno infatti Pace Terra e Dignità di Santoro al 2,1% addirittura sopra PiùEuropa di Bonino e Magi al 2% e sopra Italia Viva di Matteo Renzi, fresco consulente strategico dell’istituto di Tony Blair. Un dato non va però mai dimenticato neanche in questi sondaggi politici post-Europee: nella votazione nazionale con record di astensione, la diffidenza dalla politica resta ancora altissima, con ben il 49,3% che ad oggi dice che non andrebbe a votare o è comunque incerto se farlo.



SONDAGGI POLITICI E RIFORME: OK PREMIERATO E AUTONOMIA DIFFERENZIATA, COSA DICONO GLI ITALIANI

Non di solo Europee e consensi dei partiti trattano i sondaggi politici di questo particolare periodo pre-festivo: osservando infatti gli ultimi dati proposti dall’Istituto Piepoli per il “Quotidiano Nazionale” si prova a ragionare sulle riforme incardinate dal Governo Meloni nelle ultime settimane. Su tutte l’Autonomia differenziata, approvata in via definitiva dal Parlamento e firmata mercoledì sera dal Presidente della Repubblica Mattarella per essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale, seguita poi dal Premierato che invece ha superato il primo ramo del Parlamento ma che avrà un’iter ancora più lungo e che terminerà con ogni probabilità con un decisivo Referendum costituzionale.



Secondo i sondaggi politici Piepoli gli italiani in media approvano le due riforme che porteranno da un lato maggiore sussidiarietà e libertà delle Regioni nel raccogliere quanto effettivamente “seminato” su svariate materie di gestione, dall’altro un’elezione diretta del Capo del Governo e una maggiore stabilità degli esecutivi senza più il rischio di Governi tecnici. Sull’Autonomia differenziata, riforma voluta con forza dalla Lega, il 54% degli italiani si dice d’accordo, con un 19% pienamente convinto e un 35% comunque abbastanza soddisfatto della nuova legge: il 24% la condivide poco, il 14% per nulla e l’8% p senza opinione (mentre a livello di elettorato il 70% degli elettori Centrodestra approva, solo il 35% nel Centrosinistra). L’indagine dei sondaggi politici condotta tra il 17 e il 19 giugno riflettere anche sul Premierato con risultati ancora più alti per il Governo Meloni: il 61% approva (36% abbastanza, 25% molto), con solo il 16% poco convinto, il 17% del tutto contrario e il 6% che non sa/non risponde. A livello di elettorato, il il 69% sostiene la riforma costituzionale proposta da FdI mentre il 39% degli elettori di sinistra si dice comunque d’accordo, forse anche ricordando che fu l’ex segretario del Pds Achille Occhetto a proporre qualcosa di simile prima del 1994.