IL BOOM DEL PD DI SCHLEIN NEI SONDAGGI POLITICI POST-PRIMARIE: CROLLO M5S, TIENE IL CENTRODESTRA
È una vera ‘bomba atomica’ per la sinistra italiana la vittoria della neo-segretario Pd Elly Schlein alle ultime Primarie e lo certificano anche i nuovi sondaggi politici diffusi ieri sera da “Porta a Porta” targati Antonio Noto. Il dato è sorprendente e prende direttamente le ultime intenzioni di voto prima delle Primarie Dem del 26 febbraio e i nuovi sondaggi tratti a notizia certa della vittoria della mozione Schlein. Ebbene, il Partito Democratico guadagna – si direbbe in stile Boris – ‘de botto’ 3 punti percentuali nei consensi nazionali, così come contemporaneamente il Movimento 5Stelle di Giuseppe Conte ne perde 2,5.
I sondaggi politici di Noto certificano infatti la salita del Pd al 19,5% netto in pochi giorni, mentre il M5s viene sorpassato e scivola al 16% dopo la doppia “batosta” delle Regionali e del nuovo segretario Dem decisamente più spostato verso sinistra nell’area che Giuseppe Conte stava cercando di attrarre. Per il resto dei sondaggi politici nazionali, tiene bene il Centrodestra dopo l’effetto Schlein: Fratelli d’Italia resta primo partito con il 28,5% mentre la Lega tiene botta al 10%, con Forza Italia in lieve crescita al 7,5% (un complessivo 45,5% per il Centrodestra alla guida del Governo Meloni). Il Terzo Polo di Calenda e Renzi, che sperano di attrarre ora tutti i dem moderati e riformisti in “fuga” dalla sinistra di Schlein, guadagna lo 0,5% e chiude all’8% le intenzioni di voto nazionali, mentre perde terreno l’alleanza Sinistra-Verdi al 2,5% (dal 4% di prima delle Primarie) per lo stesso motivo del ko grillino. Chiudono i sondaggi politici di Noto con PiùEuropa all’1,5% come Noi Moderati mentre tutte le altre liste non vanno oltre il 5,5% su scala complessiva nazionale.
GOVERNO MELONI E GUERRA IN UCRAINA: GLI ALTRI SONDAGGI POLITICI
Per quanto riguarda invece i nuovi sondaggi politici condotti dal Termometro Politico per True Data tra il 23 e il 24 febbraio scorsi, il tema centrale resta il rapporto tra Italia, Ue e Occidente all’interno della permanente guerra in Ucraina (che proprio il 24 febbraio 2022 iniziava ad imperversare aprendo scenari ancora indefiniti sul futuro dello scacchiere internazionale). Dopo la visita della Premier Giorgia Meloni a Kiev, l’elettorato italiano si divide in più giudizi: il 32,7% ritiene ad esempio sia stato un bene quel viaggio, in quanto «è giusto dimostrare che siamo inequivocabilmente dalla parte dell’Ucraina, senza ambiguità». Il 21,1% sottolinea come Meloni abbia fatto bene ad andare in Ucraina anche se «sarebbe stato ancora meglio se avesse speso parole a favore di un accordo di pace, di un compromesso»; il 30,8% soffia invece in senso opposto e giudica pessimo il viaggio a Kiev della Presidente del Consiglio in quanto «non avvicina la pace ma l’allontana».
Da ultimo, il 13,5% si mantiene su posizioni più “ciniche” rispetto al nostro peso e valore nello scacchiere della guerra: «La visita della Premier Meloni non ha alcuna rilevanza, tanto l’Italia non conta quasi nulla a livello internazionale». Dopo che nell’ultima intervista tv la Premier Meloni ha ribadito la necessità di aiutare anche con armi l’Ucraina, senza che questo comporti però una spesa per i conti italiani (in risposta a Conte che invece metteva in relazione le due tematiche), i sondaggi politici del Termometro hanno rivolto la domanda all’elettorato: ebbene il 30,7% ritiene sia «un dovere morale aiutare l’Ucraina ed è utile alla nostra sicurezza e all’economia non avere una potenza aggressiva e destabilizzante ai confini dell’Europa», mentre il 14,7% sottolinea come dare armi e aiutare Kiev non sia nel nostro interesse «soprattutto economicamente, ma è un dovere morale aiutare un Paese vittima di un’aggressione». Per il 9,9% «anche se non è morale prolungare la guerra inviando armi è nel nostro interesse mantenere stretti rapporti politici ed economici con gli alleati», mentre il 41,8% – ergo la grande maggioranza delle risposte – giudica l’aiuto all’Ucraina un «danno economico per famiglie e imprese, oltre che immorale finanziare una guerra, diventando corresponsabili delle morti».