Dando un’occhiata agli ultimi sondaggi politici prodotti da Termometro Politico per Coffee Break (La7), con l’avvicinarsi delle Elezioni Regionali la crisi – diversa ma sostanziale – di Pd e M5s agita le segreterie dei due principali partiti di Governo in questi ultimi giorni di campagna elettorale: Di Maio per cause interne, Zingaretti per una questione sia elettorale e sia per l’incertezza in merito al futuro prossimo del Partito Democratico, non vivono il loro momento migliore. Neanche la Lega, se è per questo, ma resta comunque salda il primo partito nazionale e si appresta a puntare tutto sulla doppia partita in Emilia Romagna e Calabria per proseguire la lunga serie di 8 Regioni consecutive strappate al Centrosinistra a cavallo tra il 2018 e il 2019. È stato chiesto agli elettori intervistati cosa ne pensassero della proposta fatta da Zingaretti in merito alla possibilità di rifondare il Pd per fare un nuovo partito (con annessione di Sardine e movimento ambientalisti): il 14,5% si dice «d’accordo, in questo modo si possono coinvolgere i movimenti e gli elettori che si sono allontanati» mentre il 21,3% ritiene che «non sia un tentativo solo cosmetico, serve un rinnovamento profondo». La stragrande maggioranza però, il 57%, ritiene che la mossa emersa nell’ultimo “conclave” dem in Lazio non serva di fatto a nulla, «ormai il PD ha esaurito la sua spinta propulsiva tra gli elettori del centrosinistra». Da una crisi possibile futura ad una certamente attuale: sempre nei sondaggi politici di Termometro è stato chiesto se la difficoltà interne al M5s possano portato all’abbandono del capo politico unico magari sostituito da una gestione più collegiale a fianco di Luigi Di Maio. Il 14,8% spiega che «Deve esserci come ora un capo politico e può restare Di Maio», mentre il 26,9% ritiene che ci voglia un solo capo politico ma diverso dal Ministro degli Esteri, mentre il 24,6% punta tutto sulla gestione collegiale allargata.
TECNÈ (17 GENNAIO): LE INTENZIONI DI VOTO
Ad una settimana dal voto decisivo delle Elezioni Regionali in Emilia Romagna e Calabria, gli ultimi sondaggi politici a livello nazionale lanciati da Tecné per l’Agenzia Dire – sebbene non possano in alcun modo rappresentare un test valido per le urne di domenica – raccontano molto di questa ultima settimana appena passata dove il Governo ha fatto ancor di più “passi indietro” sul fronte consenso e la Lega ha invece aumentato il suo vantaggio nelle intenzioni di voto dopo diverse settimane di leggero calo. Nei sondaggi rilevati da Tecnè lo scorso 17 gennaio, il Carroccio torna a crescere e in 7 giorni guadagna un +0,3% salendo fino al 32,2% di consensi nazionali: di contro, il Pd di Zingaretti perde terreno dopo i nuovi scontri interni al Governo su prescrizione e concessioni autostrade e si ritrova al 19.1% con un -0.2% in soli 7 giorni. Chi invece prosegue nella crisi “nera” è il M5s tra lotte intestine e guerra tra alcuni gruppi parlamentari e il leader Di Maio: cala ancora nei sondaggi al 15,3% e si appresta a ricevere nel voto locale una prevedibile delusione in quanto sia in Emilia Romagna che in Calabria il “voto polarizzato” tra le due grandi coalizioni rischia di mandare i grillini sotto il 10% in entrambe le competizioni locali.
SONDAGGI TECNÈ (17 GENNAIO): CROLLA FIDUCIA NEL GOVERNO
Non si arresta invece la crescita di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, con il 10,7% che avvicina sempre di più la quota mai raggiunta prima dell’11%: i sondaggi politici stilati da Tecné se da un lato “danno” a FdI, dall’altro “tolgono” a Forza Italia, ormai stabile terza gamba del Centrodestra e in discesa all’8%. Chiudono le intenzioni di voto a 6 giorni dalle Elezioni Regionali Italia Viva di Matteo Renzi al 3,7% (calo ancora dello 0,2%), la Sinistra al 2,6%, Verdi all’1,8%, Azione di Calenda al 2,3% e +Europa all’1,7% su scala nazionale. È in generale la fiducia nel Governo Conte-2 a calare e non di poco in questi ultimi sondaggi rilevati lo scorso 17 gennaio: la crisi dell’esecutivo giallorosso si acuisce fino al 69,5% di elettori intervistati che si dicono «senza più fiducia» nell’attuale Governo Pd-M5s-Iv-LeU. La fiducia invece resta attaccata ad uno zoccolo duro grande il 25,8%, mentre è solo il 4,7% a dirsi senza opinione in merito: per i partiti di maggioranza, insomma, non il modo migliore di avvicinarsi al voto delle Regionali del 26 gennaio prossimo, specie per il Pd che si gioca molto se non tutto nelle urne dell’Emilia Romagna. A proposito, fermo restando il divieto assoluto di pubblicare sondaggi politici sulle due Regioni chiamate al voto tra pochi giorni, questa mattina il cofondatore dei sondaggi e studi YouTrend Lorenzo Pregliasco si è limitato a scrivere su Twitter «too close to call»: mutuato dall’americano, è il detto che spiega come due sfidanti elettorali sono troppo “vicini” per potersi esprimere con una previsione certa. Si può dunque tradurre, sfida fino all’ultimo voto: che si tratti dell’Emilia Romagna e non della Calabria è una deduzione che non cade molto lontano dall’albero..