Dopo le elezioni in Umbria ed in attesa del voto in Emilia Romagna, i sondaggi politici offrono interessanti spunti sulle intenzioni di voto agli italiani in questo momento storico. Secondo le rilevazioni di Termometro politico per Coffee Break, la Lega si conferma primo partito d’Italia: il Carroccio guidato da Matteo Salvini si attesta al 35,9%, in netta risalita rispetto alle rilevazioni delle scorse settimane. Subito dietro troviamo il Partito Democratico al 18,5%, seguito dagli alleati del M5s: i grillini sono dati al 15,8%, percentuale che segna un nuovo calo dopo una timida crescita. Fratelli d’Italia continua a strizzare l’occhiolino al 10% e si ferma al 9,3%, mentre dobbiamo registrare il sorpasso di Italia Viva su Forza Italia: il movimento di Matteo Renzi è al 5,9%, quello di Silvio Berlusconi al 5,5%. Gli altri partiti di Centrosinistra si attestano sotto il 2%: La Sinistra 2%, Verdi 1,5%, Siamo Europei 1,3%, +Europa 1,3%, Pc 1%. Cambiamo di Giovanni Toti, infine, si attesta allo 0,6%.
SONDAGGI POLITICI: IL CENTRODESTRA SUPERA IL 50%
Ottime notizie, dunque, per la coalizione di Centrodestra: la coalizione formata da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia è al 50,7% e, in caso di elezioni anticipate, potrebbe governare senza bisogno di aiuti esterni. Situazione meno rosea per i partiti della maggioranza giallorossa: Pd, M5s e Italia Viva superano il 40%, senza dimenticare le tensioni tra i movimenti politici appena citati. Termometro Politico si è poi soffermato su uno dei temi più caldi delle ultime ore, ovvero il caso ex Ilva. L’istituto ha chiesto agli intervistati: «Secondo lei di chi è la responsabilità del dietro-front di ArcelorMittal?». Per il 39,7% è colpa del Governo attuale, reo di aver cancellato lo scudo penale per la multinazionale franco-indiana, mentre per il 15,2% è colpa del precedente Governo gialloverde, che aveva tolto l’immunità penale nel decreto Crescita. Per il 10,9%, invece, è colpa dei Governi Renzi-Gentiloni, che avevano deciso lo scudo penale per ArceloMittal. Per il 19,2% è colpa dell’azienda, che mira solo al profitto senza preoccuparsi della bonifica ambientale. Per il 10,9%, infine, è colpa di tutti i protagonisti citati.