Secondo l’ultimo rapporto di “Worlds of Journalism Study” della Columbia University Press si stimava che in Italia sono concentrati i giornalisti schierati più a sinistra di tutta Europa: e così che allora i sondaggi politici di Termometro Politico hanno provato a chiedere ai propri intervistati cosa ne pensino rispetto al rapporto tra stampa e politica che come dimostrano i recenti casi di Renzi, Salvini e Conte sono tutt’altro che “semplici”. Per il 49,3% dell’elettorato intervistato, i giornali in Italia parteggiano per la sinistra, mentre solo il 17,3% è convinto che l’informazione in Italia si equilibrata: il 26,1% sostiene che invece la stampa sia più filo-Lega e schierata a destra, mentre solo l’1,4% è convinto che il M5s sia “favorito” dai giornali e giornalisti italiani. Mentre nei singoli voti “distinti” per aree politiche non stupisce il giudizio dei leghisti (91% pensa che la stampa sia di sinistra), le stime dei partiti di Governo sono assai “inusuali”: il 41% del Pd ritiene che la stampa sia di destra, mentre addirittura il 72,8% dell’elettorato grillino ritiene che i giornali siano filo-Salvini. Tradotto, è come se l’elettorato M5s sia molto più “schierato” a sinistra e ritiene ben più dei Dem che la stampa sia troppo di parte con la desta italiana.



TECNÈ (22 DICEMBRE): MARCHE, LEGA OLTRE IL 50%

Nella primavera del 2020 i cittadini delle Marche saranno chiamati alle urne per il rinnovo del Governo regionale e, stando a quanto emerge dai sondaggi Tecnè realizzati per il “Corriere Adriatico”, si va verso un’inversione di tendenza rispetto alle ultime votazioni. Il 50,7% della popolazione, ad oggi, sosterrebbe un candidato di Centrodestra, il 30,6% uno di Centrosinistra e il 18,7% un rappresentante del Movimento 5 Stelle. Parrebbe dunque a serio rischio la conferma di Luca Ceriscioli, la cui ricandidatura non è stata ancora comunicata, anche e soprattutto a causa del malcontento dei residenti marchigiani. Il 73,9% degli intervistati non vuole più l’attuale presidente e una percentuale analoga critica quanto fatto in questi anni dalla Giunta da lui guidata. Giudizi pesantemente negativi sulla qualità della vita (peggiorata per il 53,4% dei pareri) e sulla mancanza di contromisure ai problemi quotidiani che la regione si trova costretta ad affrontare, fra cui disoccupazione, tasse elevate, stipendi troppo bassi, senza scordare la crisi economica con la quale numerose imprese vivono a stretto contatto da tempo. (aggiornamento di Alessandro Nidi)



SALVINI TORNA A CRESCERE

Negli ultimi sondaggi politici prima di Natale, la Lega di Matteo Salvini torna a crescere, forse anche inaspettatamente dopo il trend negativo di queste ultime settimane: il Carroccio dopo il congresso e l’addio definitivo alla “vecchia” Lega Nord di Bossi e Maroni, è tornato a recuperare consenso complice anche una prima lieve flessione di Fratelli d’Italia e il caso Gregoretti che con Salvini di nuovo “obiettivo” dei giudici fa crescere consenso attorno a sé. E così le intenzioni di voto Swg su La7 raccontano di una costante sofferenza dei partiti di Governo (cresce solo LeU) che, nonostante una Manovra incardinata e “passata” in Parlamento, si aprono ad un 2020 tutt’altro che «bellissimo» (cit. Conte), quantomeno per le previsioni della vigilia: Alitalia, Autostrade, giustizia e legge elettorale, solo per citare i punti principali dove Pd-M5s-Iv già hanno dimostrato di cedere consenso e perdere terreno elettorale nei confronti del Centrodestra. Così si conferma nei sondaggi politici di ieri sera, con la Lega tornata al 32,9% con balzo netto dello 0,7% in soli 7 giorni e un Pd che invece perde nettamente lo 0,5% in una settimana cruciale tra Manovra, Milleproroghe e Alitalia.



SONDAGGI SWG (23 DICEMBRE): SALE CALENDA, SCENDE RENZI

Chi resta fermo e “statico” è il Movimento 5 Stelle con i sondaggi politici Swg che danno Di Maio ancora al 15,7%, tutt’altro che “in forma” dopo la fuga di parlamentari verso la Lega e dopo lo scollamento tra la base e i vertici, nonostante lo sforzo da collante di Beppe Grillo. Frenata lieve per Giorgia Meloni che al 10,5% registra un passo indietro dello 0,2% su scala nazionale per la sua “creatura” Fratelli d’Italia: con i voti tornati più verso Salvini, soffre anche Forza Italia che indietreggia fino al 5,5% dopo l’ennesimo strappo Berlusconi-Carfagna, e può festeggiare solo perché il tallonatore (nei sondaggi ma anche nell’obiettivo comune di elettorato) Matteo Renzi perde terreno (lo 0,4%) e finisce al 4,7% dopo la profonda vicinanza a Forza Italia nella scorsa settimana. Giù Italia Viva, sale invece Carlo Calenda e la sua “Azione” al 3,3% con un +0,3% guadagnato in soli 7 giorni: bene LeU-Sinistra che balza fino al 3,7% su scala nazionale, assai meno bene Verdi al 2%, +Europa all’1,6% e Cambiamo di Toti all’1%. Astensione nei sondaggi Swg ancora altissima, in crescita nell’ultima settimana e finita a quota 40%: un dato che forse più di tutti racconta l’ultimo trend della politica nostrana.