SONDAGGI POLITICI “TERMOMETRO”, LE INTENZIONI DI VOTO PREMIANO ANCORA FDI
Osservando le intenzioni di voto dei sondaggi politici del “Termometro Politico” emerge come vi è ancora sostanzialmente fiducia tanto per la Premier Giorgia Meloni quanto per i principali partiti del Centrodestra al Governo: il Pd cala lievemente mentre resta ancorato al 16% il Movimento 5Stelle. Alla vigilia delle Elezioni Comunali 2023 in quasi 600 Comuni – urne aperte oggi e domani, fino alle ore 15 – nei sondaggi politici realizzati tra il 10 e 11 maggio scorso, FdI si mantiene nettamente primo partito del Paese con il 29,3% dei consensi.
Insegue il Pd di Elly Schlein chiamata nelle prossime ore al primo vero “test” elettorale, sebbene su Elezioni Amministrative: i Dem ottengono il 19,2% delle preferenze secondo i sondaggi del Termometro, così come il M5s di Conte non riesce ad andare oltre al 16,1% pur rimanendo saldamente terza forza fra i partiti nazionali. La Lega di Salvini insegue staccata al 9,3% (in rialzo) mentre Forza Italia di Silvio Berlusconi si mantiene al 7,5%: chiudono i sondaggi politici di TP, Azione di Calenda al 4,3% davanti a PiùEuropa 2,4%, ItalExit 2,3%, Italia Viva di Renzi 2,3%, Alleanza Verdi-Sinistra 2,3%, Democrazia Sovrana Popolare 1,5%, Unione Popolare 1,3%,
FIDUCIA MELONI E RIFORME: GLI ALTRI SONDAGGI POLITICI
Dopo aver incassato la fiducia dei mercati sul Pil italiano, lanciato il progetto di riforme istituzionali e incontrato a Roma il Presidente ucraino Zelensky – prima di Macron in Francia e Scholz in Germania – la fiducia anche tra l’elettorato e la Premier Meloni resta alta: complessivamente il 44% degli elettori secondo i sondaggi politici del Termometro è ancora in fiducia con la Presidente del Consiglio. La boccia invece del tutto il 40,6% degli elettori intervistati il 10-11 maggio scorso.
È stato poi chiesto all’elettorato cosa ne pensasse dei progetti di riforme in mano al Parlamento, dal Presidenzialismo al Premierato: il 31,7% si schiera per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica mentre solo il 18,6% punta a riformare l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Il 5,2% dice di voler dare già poteri al Premier ma senza elezione diretta, mentre il 24,4% è contrario a riforme che concentrino più potere in una persona, prediligendo la repubblica parlamentare come è adesso; da ultimo, il 18,3% sottolinea che le riforme costituzionali non sono priorità del Paese ma sono addirittura «distrazioni dei politici per non affrontare i problemi reali».