Tra gli italiani sta crescendo la preoccupazione per il peggioramento delle condizioni economiche. La conferma è arrivata nei sondaggi politici realizzati da Ipsos per una ricerca sulla povertà energetica per Banco dell’energia. Intervistato dal Corriere della Sera, il sondaggista Nando Pagnoncelli ha sottolineato come gli italiani si siano improvvisamente accorti che quella in cui stavamo vivendo era una situazione eccezionale, poiché l’energia per tantissimo tempo è stata considerata una commodity abbondante e sostanzialmente alla portata di tutti. “Una garanzia che dopo l’attacco russo all’Ucraina è venuta definitivamente meno e che ha provocato un senso di diffusa incertezza”, la sua analisi.



Sondaggi politici, l’analisi di Pagnoncelli

Ci eravamo abituati al caldo d’inverno e al fresco d’estate, ha proseguito Pagnoncelli, mentre ora abbiamo riacquisito la consapevolezza del prezzo reale del tenore di vita occidentale. Secondo i sondaggi, tra le spese ordinarie i pagamenti di bollette e utenze domestiche continuano a essere il primo pensiero degli italiani: “Lo sono per circa un italiano su quattro, soprattutto alla luce della prospettiva di ulteriori rincari”. Pagnoncelli ha poi snocciolato altri dati dei suoi sondaggi: “Per far fronte a questi aumenti e gestire in maniera ottimale il bilancio familiare, secondo il nostro sondaggio l’84% dei consumatori sta cercando di adottare diverse strategie di acquisto e consumo. Stimiamo che circa il 15% delle famiglie oggi sia davvero in difficoltà a pagare le bollette e, in questo contesto, è molto importante introdurre elementi di rassicurazione oltre a una maggiore formazione in ambito energetico. L’elevata sensibilità per l’argomento si manifesta anche attraverso l’interesse a entrare a far parte di una comunità energetica (il 58% degli intervistati, ndr), contribuendo così alla soluzione del problema”. Per quanto concerne il nucleare, invece, Pagnoncelli ha sottolineato che il tema è sempre meno un tabù: “Ma attenzione alla narrazione e alle semplificazioni. Dovessimo tornare all’atomo, per l’Italia ci vorranno come minimo venticinque anni: non si tratta di una exit strategy immediata, dobbiamo essere onesti nel comunicarlo ai consumatori. Torniamo al punto di partenza: l’educazione in ambito energetico potrebbe essere un passo importante per incrementare la capacità degli italiani di fare scelte consapevoli”.

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