Quanto potrebbe valere oggi un partito guidato da Giuseppe Conte? Nel pieno del “tregua” post paventata crisi di Governo – con un piano vaccini Covid ancora tutto da “verificare” sul campo e con un Recovery Plan in alto mare – i maggiori sondaggi politici italiani si “interrogano” su quanto potrebbe valere una formazione politica a guida Conte laddove Renzi dovesse realmente “staccare” la spina al Governo a gennaio 2021. I numeri si intersecano alle “ipotesi” e “previsioni”, il che rende assai complesso avere una risposta univoca sulle potenzialità del “partito di Conte”: di certo rispetto alla prima ondata dell’emergenza Covid-19, la popolarità del Presidente del Consiglio non è più a livelli di “fiducia oltre il 50%” ma resta comunque per diversi sondaggisti piuttosto alta.



Il portavoce Rocco Casalino, come rivela Dagospia, ha commissionato a Palazzo Chigi un sondaggio di Nando Pagnoncelli (Ipsos) per saperne di più circa le potenziali percentuali: si parla di un 15% sostanziale, anche se lo stesso Pagnoncelli al Corriere della Sera oggi sottolinea «Non abbiamo dati recenti sul potenziale elettorale di Conte. In ogni caso il consenso che deriva dal profilo istituzionale difficilmente si traduce in voti, come avvenne con Dini e Monti. Come spesso accade nelle situazioni di emergenza, una parte del consenso per l’operato del premier proviene da elettori dell’opposizione e dagli astensionisti (che rappresentano circa il 40 per cento dell’elettorato)». Un conto è operare da Premier in carica, un altro – come dimostra l’esperienza Monti-Scelta Civica – è partecipare da leader di partito.



SONDAGGI, CRISI E SCENARI

Secondo diversi retroscena “di palazzo” l’ipotesi di un partito Conte sarebbe “intessuta” dalle trame di Goffredo Bettini, dello stesso Casalino e di alcuni “potenziali” transfughi di Forza Italia e centristi. Per Alessandra Ghisleri (Euromedia Research) l’ipotesi di un “partito Conte” resta però davvero complicata come sommessa politica: «Noi avevamo testato il partito di Conte un bel po’ di tempo fa ed era intorno al 4-6 per cento. Ma era la fine dell’estate», spiega la direttrice al CorSera, «Senza un campagna elettorale conta moltissimo l’influenza dell’attualità, e lui è molto presente con tutte le sue conferenze stampa. I consensi comunque, nei test che avevamo fatto, provenivano principalmente da Pd e M5S». Per Pietro Vento di Demopolis invece la fiducia di Conte resta attorno al 40-50%, «oggi apprezzato da oltre l’80 per cento dell’elettorato di M5S e Pd, ma i giudizi positivi nei suoi confronti si riducono invece a meno del 5 per cento tra chi vota Lega e FdI. Questione diversa dalla fiducia è la stima del consenso ad un’ipotesi a lista Conte. Se si votasse per la Camera, secondo le analisi di Demopolis, otterrebbe il 10 per cento».



Da ultimo, Fabrizio Masia di Emg Acqua che ipotizza un dato tra l’8% e il 12% di consenso del potenziale partito-Conte: «L’elettorato a cui parla in parte è quello grillino, in parte quello pd, non parla invece al centrodestra. Parla un po’, ma veramente poco, al versante moderato di Forza Italia». Bettini ha già delineato il “piano” nelle sue recenti (e numerose) intervista, con il Premier federatore di una lista unica Pd-M5s nelle prossime Elezioni: di contro però non tutti i Dem si dicono concordi, come avanzato oggi su Twitter da piddino Andrea Romano «Davvero c’è qualcuno che auspica la nascita di un partito di Conte? E davvero quel qualcuno non considera che toglierebbe voti proprio al Pd?».