I sondaggi politici sono sempre attuali in un clima come quello italiano in cui il ritorno al voto non è da escludere. Ecco allora che ci viene in soccorso la prima Supermedia stilata da Youtrend a due settimane dalle elezioni Europee per capire gli orientamenti del Paese. La Lega continua a salire portandosi dal 34,3% del 26 maggio al 35,7% di oggi 14 giugno. Salgono dello 0,8% sia il Partito Democratico che il MoVimento 5 Stelle: lo schieramento guidato da Nicola Zingaretti passa dal 22,7% al 23,5%, quello di Luigi Di Maio dal 17,1 al 17,9%. Chi continua a soffrire è Silvio Berlusconi: Forza Italia scende infatti al 7,6% rispetto all’8,8% delle ultime elezioni ma può consolarsi visto che tiene a distanza Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, in aumento sì dello 0,2% ma ancora dietro rispetto alla creatura politica del Cav con il 6,6%. Per gli altri partiti: perde lo 0,3% +Europa (2,8%), Verdi e La Sinistra sono invece all’1,9% e all’1,8%, in calo rispettivamente dello 0,4% e dello 0,1%. (agg. di Dario D’Angelo)



SALVINI RISCHIA SULLA FLAT TAX

La Flat Tax, la procedura d’infrazione e anche la Tav: sono questi tre dei temi cui l’Italia e in particolare la Lega di Salvini dovrà stare “attenta” nelle prossime settimane secondo la stima dei sondaggi politici analizzati da Termometro Politico per Coffee Break su La7. Un Carroccio al top, in testa a tutte le intenzioni di voto anche per le sue posizioni di forte critica nei confronti dell’Unione Europea: ora però gli stessi elettori chiedono riforme e non strappi completi, come dimostra la domanda del sondaggio «Cosa pensa del braccio di ferro dell’Italia con l’Europa?». Ebbene, il 26,6% ritiene che il nodo sulla procedura d’infrazione per il deficit sia «l’ennesimo tentativo di metterci i piedi in testa. Non dobbiamo cedere, costi quel che costi»; per il 24,8% invece «Non dobbiamo cedere ma convincere i partners che le cose devono cambiare, si deve andare oltre il 3% di deficit». Il 20,1% dei rispondenti al sondaggio afferma «Non dobbiamo introdurre austerity, ma non possiamo permetterci una crisi finanziaria, dobbiamo trovare un compromesso», mentre il 26,1% sentenzia «I nodi vengono al pettine, è il risultato della pessima politica economica del governo Conte e delle sue misure inutili e dispendiose». Sul nodo Tav invece la maggioranza degli elettori chiede di farla subito, superando le resistenze del M5s: «va fatta, si è aspettato fin troppo» per il 58,1%, mentre per il 23,5% è un’opera inutile e dannosa per l’ambiente. Il 2,3% ritiene che sia un’opera sui non c’è sufficiente consenso nei cittadini italiani e francesi mentre il 18,2% afferma che la Tav va fatta ma bisogna sempre trovare un compromesso con chi ha ancora dei dubbi.



DEMOPOLIS (12 GIUGNO): FLAT TAX BOCCIATA SE C’È AUMENTO IVA

Uno dei punti di maggior tensione e contrasto all’interno del Governo è certamente il nodo delle tasse da abbassare: lo vogliono fare tutti ma la proposta della Lega, la Flat Tax, non convince appieno soprattuto per le coperture che rischiano di “intaccare” il deficit nel pieno della possibile procedura d’infrazione sui conti pubblici. I sondaggi politici espressi da Demopolis lo scorso 12 giugno hanno provato a riporre la questione agli elettori intervistati: la domanda specifica recitava «Sulla proposta di Flat Tax, con aliquota al 15%, per imprese e redditi familiari inferiori ai 50 mila euro (eliminando le detrazioni fiscali), lei è..» e qui il 48% si è detto favorevole alla proposta lanciata dalla Lega di Matteo Salvini mentre il 43% non sarebbe ad oggi disposto ad accogliere la Flat Tax come riforma in grado di abbassare il regime di tasse in Italia. I dati però cambiano decisamente quando sempre nel sondaggio di Demopolis viene posto una sorta di bivio, come già avanzato da Tria durante il vertice di Governo del 12 giugno: «Se fosse necessario scegliere fra l’introduzione della Flat Tax e blocco dell’aumento Iva, secondo lei sarebbe preferibile..» e il 75% risponde senza dubbio, serve prima di tutto bloccare l’aumento dell’Iva. Solo il 18% invece sarebbe disposto pur di far passare la Flat Tax un aumento dell’imposta sul valore aggiunto.



PIEPOLI (12 GIUGNO): LE INTENZIONI DI VOTO

Se si leggono le intenzioni di voto degli ultimi sondaggi politici di Piepoli, pare definito e scontato che l’elettorato al netto di tutte le crisi di Governo possibili, delle difficoltà economiche e delle possibili sanzioni dall’Unione Europea, vuole Lega-M5s ancora insieme per un bel po’. Poi però se si scorgono le domande esatte sulla durata effettiva del Governo, ecco che gli scenari cambiano: partendo dall’inizio, osserviamo gli ultimi numeri riferiti ai partiti in Italia a poche settimane dalle Elezioni Europee. La Lega di Matteo Salvini vola ancora al 35% in aumento rispetto al 26 maggio, mentre calano Forza Italia (all’8%) e il partito di Giorgia Meloni, comunque restando al 6% e in netta ascesa rispetto agli ultimi anni (49% complessivo per il Centrodestra). Il M5s resta ad un basso 17,5% con Di Maio che non riesce ancora a piazzare il “colpo mediatico” per provare a risollevare le sorti dei pentastellati; cresce ma non troppo il Pd, fermo al 23,5% ma con un buon balzo dello 0,8% rispetto alle Europee. Bassi i dati nei sondaggi politici per gli altri partiti: Mdp-Articolo 1 allo 0,5%, +Europa al 3% e Verdi all’1,5%, Sinistra all’1,5%.

SONDAGGI PIEPOLI (12 GIUGNO): IL GOVERNO QUANTO DURA?

Quando poi è stato però chiesto sempre negli stessi sondaggi politici e sempre agli stessi elettori intervistati quanto secondo loro sarebbe durato il Governo Lega-M5s, ecco che quella fiducia vista nelle intenzioni di voto (52% complessiva per l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte) scema decisamente nelle previsioni per i prossimi mesi. Alla domanda “quanto durerà” gli elettori si dividono: per il 22% degli elettori, il Governo dura solo fino a fine settembre 2019, per il 24% la durata slitta fino a marzo 2020 mentre per il 31% di loro il Governo può arrivare a fine legislatura così come è. Diverse le risposte alla domanda “quanto dovrebbe durare”, con la sensazione che Lega e M5s debbano finirla subito che sale al 30%, il fine marzo che non viene ritenuto utile (lo sceglie solo l’11% dei sondaggi) e il 44% che invece sposa ancora la ricetta “del cambiamento” e porterebbe Salvini e Di Maio ancora assieme fino alla fine della legislatura.