REFERENDUM SULL’AUTONOMIA: IL VERO TEMA È IL QUORUM, PER ORA “VINCE” IL CENTRODESTRA
L’Autonomia differenziata è legge da appena un mese e già è partita la campagna verso il Referendum abrogativo messo in campo dalle principali Regioni del Sud e da tutti i partiti del “campo largo” (ad esclusione di Azione). Mentre in queste ore è cominciata la raccolta firme per il Referendum contro l’Autonomia – da Cgil a Pd, M5s, PiùEuropa, Italia Viva e AVS, tutti contrari alla legge “spacca Italia” – i sondaggi pubblicati da Nando Pagnoncelli sul “Corriere della Sera” provano a tastare il polso dell’elettorato su un argomento molto dibattuto ma tutt’altro che “conosciuto” dai più.
Anche per questo motivo la vera incognita di questo referendum (come in realtà di tutte le ultime rilevazioni referendarie degli ultimi anni) è la partecipazione al voto: per poter essere valido il quesito deve ricevere almeno il 50% più uno del quorum sugli aventi diritto di voto, tema tutt’altro che semplice. Secondo i sondaggi messi in campo da Ipsos per il “Corriere” tra il 16 e il 18 luglio 2025, il Referendum sull’Autonomia differenziata avrebbe ad oggi un sicuro 33% di quorum, dato molto basso e che renderebbe insufficiente il risultato finale delle urne: in merito alla legge Calderoli, approvata dal Governo Meloni il 19 giugno in Parlamento e che definisce le modalità attraverso cui le Regioni possono chiedere maggiore autonomia nella gestione di ben 23 materie, solo il 33% è disposto ad andare a votare (indipendentemente dal “Sì” o “No” contro il quesito), mentre il 26% si dice possibilista; il 22% è sicuro che non andrà a votare, mentre il 19% è indeciso in merito ad un appuntamento ancora lontano nel tempo (non avverrà prima del 2025, dipenderà tutto dalla raccolta firme appena cominciata). Come dunque avvenuto anche per tutti gli ultimi Referendum abrogativi, chi intende sostenere la tal legge in esame propende quasi sempre per l’astensione dal voto, così da non fare crescere il quorum e impedire l’abrogazione finale: il Centrodestra e le Regioni del Centro-Nord che sostengono il ddl Calderoli in questo modo, secondo i sondaggi Ipsos, avrebbero la meglio nell’eventuale prossimo Referendum anti-Autonomia.
AUTONOMIA DIFFERENZIATA, I SONDAGGI VERSO IL REFERENDUM: IL 41% LA RITIENE UN RISPARMIO
Entrando invece nelle pieghe dei “sentiment” valutati dagli elettori, i sondaggi di Pagnoncelli sul Referendum per l’abrogazione dell’Autonomia differenziata danno diversi spunti sulle varie tematiche relative alla legge appena approvata in Gazzetta Ufficiale: in primo luogo, il 30% punta a bocciare in toto il dispositivo di legge, mentre il 22% la vuole confermata, il 29% si astiene (e dunque contribuisce al “No”) e il 19% non sa. Considerando invece solo i dati sui voti validi (ovvero, escludendo gli indecisi) i sondaggi di Ipsos mostrano un 58% favorevole all’abrogazione (dunque al “Sì”) mentre il 42% in caso di votazione punterebbe sul “No”, confermando dunque la legge sull’Autonomia.
Il 47% degli elettori intervistati mostrano piena concordanza sul fatto che con tale legge si consente di trattenere le tasse dei residenti sul proprio territori, «responsabilizzando maggiormente gli amministratori locali ad agire per il meglio»; il 41% ritiene che ci sia in generale un risparmio per l’intero sistema mentre il 50% pensa che con l’Autonomia vi possa essere un rischio di aggravare le differenze economiche, politiche e sociali già in esso tra le Regioni. Tra gli elettori dei singoli partiti, solo i votanti Pd e M5s si dicono contrari all’Autonomia tra il 55% e il 65%, mentre il Centrodestra punta a difendere la propria legge, punto cardine del programma di Governo fin dal principio.