Centrodestra avanti nei sondaggi nel Lazio, in vista delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio. Lo dicono le rilevazioni di Tecnè che pochi giorni fa ha svolto un’indagine su un campione di mille casi. Per quanto riguarda i presidenti Francesco Rocca (centrodestra) è in vantaggio con il 46%, Alessio D’Amato (centrosinistra) è al 35%, mentre Donatella Bianchi (5 Stelle) raggiunge il 16%.



Fra i partiti il primo nel Lazio è Fratelli d’Italia con il 34%, con Forza Italia al 5,5% e la Lega al 5%; le altre liste di centrodestra sono all’1,5%. Il secondo partito, invece, è il Pd con il 17%, mentre Azione e Italia viva confermano il dato nazionale e si attestano sull’8%. Il Movimento 5 Stelle raggiunge quota 15%. Il dato saliente, spiega Carlo Buttaroni, sondaggista e presidente di Tecnè, è che stavolta il peso dei singoli candidati presidenti è maggiore.



Buttaroni, situazione del Lazio e situazione nazionale: sono le stesse dinamiche?

Sì, il Lazio è un po’ la fotografia del quadro nazionale, oltre tutto Rocca è un candidato forte con un curriculum importante, a confronto con D’Amato che è tuttora l’assessore alla Sanità della Regione. Sono due figure che insistono entrambe sul campo del welfare, del sociale: una sfida molto interessante.

Quindi Rocca ha portato qualcosa di suo come personaggio oltre la coalizione, che per adesso conferma quello che si è visto nelle elezioni nazionali?

Devo dire che Rocca interpreta bene la coalizione sotto questo punto di vista, è un ottimo candidato che interpreta bene la forza del consenso che in questo momento ha tutto la coalizione di centrodestra



È un caso che i due candidati principali vengano dall’ambito del welfare? Da quel settore arrivano le richieste più pressanti dell’elettorato.

Sì, in una Regione come il Lazio che è crocevia dei temi sociali, per una serie di ragioni, intanto perché Roma è la capitale d’Italia, è la più grande città italiana, dove la domanda sanitaria raccoglie sia quella del Centro Italia sia quella del Mezzogiorno, il tema della sanità è molto sentito. Oltre tutto Roma è un hub importante dal punto di vista dei trasporti, per cui è facile raggiungerla. La domanda sanitaria è importante. Che i due candidati vengano da esperienze di quel campo è significativo. Oltre tutto devo dire che siamo di fronte a candidati di alto profilo, tutti quanti, compresa la Bianchi: è una bellissima sfida.

Il centrodestra conferma la solidità dal punto di vista elettorale già mostrata a livello nazionale. Per quanto riguarda il centrosinistra cosa succede? Anche qui come altrove il Pd risente della flessione e i 5 Stelle stanno risalendo?

Grosso modo confermano quelle dinamiche, forse D’Amato sostiene un po’ di più il Partito democratico, il Movimento 5 Stelle come sempre soffre un po’ quando la sfida si sposta più sul territorio, almeno per il momento, poi magari nel corso delle settimane recupererà slancio anche a livello territoriale. Comunque aggiungerei una cosa.

Prego.

ho letto da molte parti che se centrosinistra e 5 Stelle si fossero presentati insieme avrebbero vinto le elezioni, ma in politica la somma di parti così diverse non dà sempre lo stesso totale. Sono considerazioni che non hanno senso. Oltre tutto è stato detto più volte anche dagli stessi protagonisti che in quel caso Azione e Italia viva si sarebbero tirati fuori.

Per quanto riguarda l’astensionismo, visto che è il dato politico più impressionante di tutte le ultime elezioni, cosa c’è da aspettarsi questa volta?

Intanto il voto ai partiti è ancora molto condizionato dalla politica nazionale, magari alcune liste di appoggio ai candidati nel corso della campagna elettorale cresceranno dal punto di vista dei consensi. Inoltre si tratta di una campagna che da un certo punto di vista deve ancora partire. Il confronto sui temi locali non è ancora iniziato. Poi non sono ancora in campo i candidati a consigliere regionale, ce n’è qualcuno, ma la maggior parte non si è vista, neanche si conoscono. L’astensione per quanto riguarda i candidati presidenti in questa ultima rilevazione si attesta al 42% e quella sui partiti al 43%, quindi leggermente più alta. Credo comunque che non arriverà nemmeno a quella percentuale: l’astensione sarà un pochino più alta. In questo momento l’attenzione ai temi nazionali tira su le dichiarazioni di voto. Poi andare ai seggi domenica o lunedì è un’altra cosa.

Quindi secondo i vostri dati potrebbero votare il 57-58% degli elettori?

Sì, ma si tratta di una percentuale destinata ad abbassarsi, a meno che questa campagna elettorale non si accenda, anche trainata dai candidati a consigliere regionale.

Il profilo dei candidati pesa più che in altri casi?

I candidati hanno un profilo molto alto e attraggono capacità di schieramento. Rispetto ad altre elezioni giocano un ruolo molto importante. Mentre prima erano poco conosciuti ed era quasi la forza dei partiti a imporli, cosa che è successa anche in altre circostanze, come nelle precedenti amministrative e nelle precedenti regionali, in questa circostanza il profilo dei candidati è più importante che in altre circostanze.

È una battaglia anche dal punto di vista personale, non solo di coalizioni?

Sì. E infatti pochissimi intervistati ci hanno detto che votano per un partito ma sceglierebbero l’altro candidato presidente. In questo caso ciascun candidato presidente interpreta bene la propria coalizione. Questo è il dato più interessante del voto nel Lazio.

(Paolo Rossetti)

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