Secondo il sondaggista Alessandro Amadori dell’Istituto Piepoli, già fondatore nel 1995 di Excalibur Sas e nel 2004 dell’Istituto Coesis Research, “la nuova formazione di Matteo Renzi non è ancora quantificabile, al momento si può ipotizzare un range che va dal 3 al 5% che è poi quello di quasi tutte le formazioni che si staccano da un grande partito politico, e non è neanche detto che raggiunga queste percentuali”. Insomma un piccolo satellite, aggiunge, che andrà a collocarsi nell’area di centro sinistra perché “oggi in Italia assistiamo sempre di più a una forte bipolarizzazione del sistema politico, chi ha fantasie di un grande centro si sbaglia di grosso, lo dicono i fatti”.
Quanto può pesare il nuovo partito di Renzi? Si può ipotizzare?
Per ora si può fare una valutazione partendo da alcune ricerche circolate nelle ultime settimane e tenendo conto di quello che succede quando nascono formazioni politiche che si staccano da un partito principale. Si tratta di percentuali piuttosto piccole, il range che si può ipotizzare va dal 3 al 5%. Tutte le costole che si separano almeno all’inizio sono di queste dimensioni e non è neanche detto che Renzi riesca a raggiungere queste percentuali.
In che senso? Ancora meno del 3%?
Dipende da come sarà impostata la campagna elettorale, dall’agenda dei contenuti, quali nomi formeranno la leadership; quella attuale è una valutazione scolastica.
A chi toglie voti? Al Pd? A Forza Italia?
In linea di principio al Pd, che è un partito costituito da varie anime. C’è un’anima liberal cosmopolita, c’è l’ex anima diessina, quella ex Margherita. Diciamo che il bacino di Renzi è costituito dall’area più liberal e “anglosassone” che da quella italiana. Non credo possa prendere l’elettorato di Forza Italia, si porterà via un pezzetto di Pd.
Renzi ha sempre fatto capire anche in passato di puntare al centro: se non prende voti a Forza Italia potrebbe prendere i delusi da Salvini e quelli dal M5s?
Delusi da Salvini direi proprio di no, sono elettorati troppo diversi. Non subito, magari in futuro potrebbe erodere una parte di elettorato di Forza Italia, oggi in via di abbandono, ma sono ipotesi. Se Renzi diventa l’Alfano del XXI secolo prende il 3%, un pezzettino di Pd, come dicevamo, che dal canto suo sta riprendendo forza proprio a sinistra. Il Pd perderebbe qualcosina, compensato da un flusso di entrata di delusi dall’esperienza proprio di Renzi. Per ora la sua sembra una mossa di palazzo, non di demoscopia.
A proposito di Berlusconi, quanto vale oggi? Il 6, il 7%?
Intorno al 6, poco di più a seconda dei sondaggi.
È ancora vero che il paese si governa dal centro?
Senza necessariamente essere di centro.
Cosa intende?
Non credo a questa fantasia del grande centro che ritorna come dicono molti, non è supportata dai fatti. Certamente si governa con una sensibilità per il bene comune, ma non credo a questo coacervo mitologico, in realtà si sta tornando a un bipolarismo di fondo, che da una parte vede un centrosinistra ancora instabile ma in crescita, e dall’altra un centrodestra forte dopo un esperimento “isolazionista” di Salvini. Il futuro non sarà il centro, ma un’offerta più liberal-internazionalista da una parte e una protezionista-localista. Non credo assolutamente a un prossimo 20% che convergerà su un’ipotetica gigantesca Udc. Siamo davanti a una ri-bipolarizzazione con un centrosinistra di sinistra e un centrodestra di destra e alcuni satelliti, come lo stesso Renzi, che faranno alleanze e da ago della bilancia.
Come valuta il progetto di alleanza “civica” M5s-Pd alle prossime Regionali? Si sente di fare un pronostico su Umbria ed Emilia-Romagna?
No, un pronostico no. Però questo esperimento M5s e Pd potrebbe funzionare proprio per quello che dicevo prima. Questa alleanza nata a tavolino può diventare un’alleanza funzionale, oggi lo scenario nei toni e negli argomenti è molto bipolarizzato. Questa alleanza civica è un esperimento mai successo negli ultimi vent’anni, vedremo come funzionerà.
(Paolo Vites)