PREMIERATO O PRESIDENZIALISMO? COSA DICONO I SONDAGGI SULLE RIFORME

Esiste un solo dato unico e erto che emerge dagli ultimi sondaggi politici condotti da Ipsos di Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera” sulle riforme costituzionali: gli italiani davanti alle opzioni di Premierato, Presidenzialismo, Semi-Presidenzialismo o anche bicameralismo perfetto sono sempre più confusi e “divisi”. Pochi giorni dopo l’incontro alla Camera tra Governo Meloni e opposizioni per iniziare le discussioni su quali riforme istituzionali potranno ammodernare il nostro ordinamento, i sondaggi condotti da Ipsos tra il 16 e il 18 maggio hanno provato a mettere qualche punto chiaro sulla vicenda.



Intanto, sul tema della possibile elezione diretta del Presidente del Consiglio – il tanto discusso Premierato – riscuote più consensi rispetto al Presidenzialismo puro con l’elezione diretta del Quirinale: il 25% punta sul Premierato, solo il 20% sul Presidenzialismo, il 26% le boccia entrambe. Osservando i dati sui singoli partiti, è l’elettorato di Fratelli d’Italia a preferire l’opzione del Premierato con il 44% dei consensi, segue il resto del Centrodestra al 36%, Pd 21% e M5s 23%. Per quanto riguarda il Presidenzialismo invece i numeri sono molto più bassi, con solo il 34% di elettori FdI a favore, addirittura 13% fra i dem. I motivi li si capiscono dalla successiva domanda posta nei sondaggi sulle riforme costituzionali di Ipsos: ben il 63% ritiene sia fondamentale avere un Colle ancora “super partes” garantendo il ruolo di arbitro costituzionale come avvenuto finora.



SONDAGGI, REFERENDUM E RIFORME: COME SI DIVIDONO GLI ELETTORATI

Italiani ancora più divisi e “confusi” nel delineare il possibile percorso di approvazione di nuove riforme costituzionali: i sondaggi pronti da Pagnoncelli per “CorSera” mostrano infatti come il 32% sia convinto che Governo e opposizione debbano discutere in Parlamento una proposta presentata dalla maggioranza; solo qualora non si raggiunga la maggioranza dei due terzi prevista, allora è previsto un referendum costituzionale per decidere l’approvazione o meno. Convinti particolarmente di questo iter circa il 40% di tutti gli elettorati dei partiti, dal Centrodestra a Pd e M5s.



Di contro il 31% ritiene che l’utilizzo del Referendum non debba più essere utilizzato per dirimere riforme costituzionali: falliti quelli di Renzi nel 2016 e i più recenti sulla giustizia nel 2022, un elettore su tre ritiene che sia il Parlamento, eleggendo un’Assemblea Costituente, a dirimere le eventuali nuove riforme condivise da esperti e politici. Il 37% invece ammette di non sapere quale sia il percorso migliore per l’approvazione di una riforma atta a modificare la norma costituzionale.